lunedì 28 gennaio 2013

Come arrivarono a Galatina l'acqua, la fognatura e "La Lampada senza luce"



Il lungo e costoso strascico finanziario seguito alla grande sete di Galatina del 1927 (v. post pubblicato nel mese di dicembre 2012) si protrasse fino al 1932 e le sue penose vicende s’intrecciarono con quelle relative alla costruzione dell’acquedotto e della fognatura nella Città. 

Infatti il Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Puglia con nota dell’01.06.1928 fece presente al podestà di Galatina, Domenico Galluccio, che l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese (E.A.A.P.) stava procedendo alacremente nei lavori per la collocazione nei Comuni della Provincia di Lecce delle condutture per l’acqua del fiume Sele, perciò era necessario far compilare da un tecnico il progetto della fognatura, che andava coordinato con la rete idrica. 

L’ing. Gaetano Masi, incaricato dal Comune, s’impegnò a produrre detto progetto secondo le norme stabilite dal Ministero dei Lavori Pubblici ed a presentarne l’elaborato  entro l’01.04.1930.
Con delibera podestariale dell’8 agosto 1931 fu approvato il progetto della fognatura urbana di Galatina, per il quale era prevista la spesa di £ 2.820.000. Lo stesso ottenne l’approvazione del Prefetto di Lecce e del Provveditorato per le Opere Pubbliche della Puglia rispettivamente il 19 gennaio e il 22 giugno 1933.

Nonostante ciò il podestà Galluccio e la Giunta Provinciale Amministrativa approvarono poi per la stessa opera (rispettivamente 28 dicembre 1932 e il 17 gennaio 1933) un progetto stralcio che comportava la spesa  di £ 1.990.000, per la quale il Comune fu autorizzato dal Ministero dei Lavori Pubblici a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti.

Ottenuto il mutuo di £ 1.990.000 (di cui £ 1.680.000 a base d’asta e £ 310.000 a disposizione dell’Amministrazione) al tasso del 5%, che per metà sarebbe stato a carico dello Stato, la gara d’appalto, effettuata col metodo delle offerte segrete, fu indetta dal Podestà il 20 settembre 1934 e fu vinta dall’impresa geom. Pasquale Cusani fu Andrea, con la quale il relativo contratto fu poi stipulato il 07.02.1935.  

Nell’ottobre del 1930, essendo già disponibile  la planimetria della rete dell’acquedotto per l’abitato di Galatina (prodotta dai tecnici dell’E.A.A.P.), il Podestà e il rappresentante dell’Ente, ing Eduardo Orabona, stabilirono di ubicare dodici fontanine nei seguenti siti: via A. Dolce, p.tta S. Salvatore, p.zza D.Alighieri, p.zza Stazione, mercato coperto, porta  Nuova, p.tta G. Lillo (per via Soleto), p.zza G.Toma, p.zza A. Arcudi, porta Luce, via G. Toma e via G. Lillo (nelle vicinanze del palazzo Galluccio).

L’E.A.A.P., all’inizio del 1931, ridusse il prezzo dell’acqua del Sele sia distribuita dalle fontanine che destinata ad altri usi nei centri abitati. Il nuovo costo, pari a £ 0,20 al metro cubo, fu reso noto dal Prefetto con nota del 17 gennaio.
I lavori della diramazionne dell’acquedotto per Galatina e delle sub-diramazioni per Soleto, Sogliano, Cutrofiano e Noha, che importavano a base d’asta la somma complessiva di £ 3.075.000, furono appaltati il 12.12.1932, come si evince da una lettera del 26.11.1932, che il presidente dello E.A.A.P. indirizzò a S.E. Achille Starace, segretario del Partito Nazionale Fascista. In ordine ad una sub-diramazione per la frazione di Collemeto, al Podestà fu poi comunicato (15.06.1935) che la stessa sarebbe costata £ 626.000, a totale carico del Comune.

Il podestà Galluccio, con nota dell’11.07.1933, chiese al Provveditorato delle OO.PP. altre due fontanine, da collocarsi rispettivamente in via Umberto I e in prossimità della via per Noha. Inoltre, il successivo 26 luglio egli ed un rappresentante dell’Acquedotto Pugliese stabilìrono l’ubicazione in corso M. D’Enghien della quindicesima fontanina.

La costruzione di piazzole e scarichi delle suddette fontanine importava una spesa di circa £ 8.000 ed era a carico del Comune, il quale ne affidò l’esecuzione (05.09.1933) a Martines Antonio fu Angelo, appaltatore dell’acquedotto urbano. 
Ugualmente a carico del Comune era l’ampliamento della rete idrica al fine di assicurare l’integrale funzionalità della fognatura cittadina, per la quale era necessario impiantare sifoni di lavaggio sussidiari alimentati dall’acquedotto. Tale ampliamento, secondo il progetto redatto per incarico dell’E.A.A.P. dall’ ing. Mario Salerni, comportava la spesa di £ 420.000, somma per la quale fu chiesta l’autorizzazione a contrarre un mutuo con la Cassa DD. e PP.(30.07.1934). Tra il novembre 1934 e la fine del febbrio 1935 si provvide alla progettazione (ing. Distante) ed alla costruzione dei pozzetti per la raccolta e lo scarico dell’acqua di rifiuto delle fontanine. 

Ai primi di giugno del 1935, in 15 diversi siti di Galatina cominciò a sgorgare l’acqua del Sele, salutata dall’entusiasmo dai cittadini, lieti per la definitiva sconfitta della ricorrente sete. In tutte le ore giorno, intorno ad ogni fontanina cominciarono ad affollarsi persone in attesa di riempire di acqua uno o due recipienti. Spesso si era costretti ad attendere il proprio turno più a lungo del previsto, a causa della bassa pressione dell’acqua sgorgante. Questo causava malumori specie fra coloro che per rifornirsi del prezioso liquido erano costretti ad interrompere il  lavoro. Perciò il 16 giugno 1935 il Podestà scrisse all’Ente per l’Acquedotto per chiedere che fosse data una maggiore pressione all’acqua delle condutture urbane, affinchè il getto dei becchi raggiungesse la portata di dodici litri al minuto, com’era avvenuto nel giorno dell’inaugurazione della rete idrica. 

Il successivo 05.08.1935 l’E.A.A.P. autorizzò la costruzione dell’impianto idrico a cinque utenti privati, le cui abitazioni erano fornite dei necessari scarichi. Ma solo alla fine del 1937 fu possibile fornire acqua potabile al Palazzo Municipale, alla Scuola d’Arte, alla Scuola di Avviamento e  al Mercato Coperto. Invece per la refezione  agli alunni della Scuola Elementare il Podestà, in data 15.02.1936, aveva chiesto all’E.A.A.P. e  ottenuto l’autorizzazione a prelevare da una fontanina una botte di acqua al giorno. Nell’a.s.1940-41 il nuovo Edificio Scolastico era però ancora rifornito di acqua potabile trasportata da fuori, con cui venivano riempiti enormi serbatoi di eternit (!) collocati in prossimità dei bagni e forniti di rubinetti ad uso degli alunni (ricordo personale dello scrivente, all’epoca alunno di V classe elementare).
Intanto con delibera del 10.07.1935 il Podestà aveva approvato il regolamento, redatto dall’ing. G. Masi, per l’uso della fognatura urbana e per gli allacciamenti alla stessa a favore di privati.             I relativi lavori furono appaltati, a licitazione privata, alla sopraccitata ditta Martines Antonio (v. contratto del 06.02.1936).

Nei primi tempi ogni fontanina era munita di rubinetto a getto continuo e l’acqua non utilizzata finiva nella “fognatura bianca”, la stessa in cui venivano convogliate le acque piovane. Terminali di questa erano gli inghiottitoi di natura carsica esistenti all’interno o all’esterno dell’abitato.               
In data del 10.04.1937 il Podestà deliberò la pulizia e l’estensione della vecchia fognatura bianca, il ripristino di tutti gli inghiottitoi, la trasformazione di chiusini e caditoie, l’approfondimento dei collettori ecc., per un importo di £ 292.887,80 al netto del ribasso d’asta.

L’ultimazione  della fognatura urbana, nella quale sarebbe stato possibile immettere ogni genere di liquami, subì un notevole ritardo. Infatti una prima volta i relativi lavori furono prorogati di sei mesi in data 08.05.1937, perché le Ferrovie del Sud Est tardavano a dare il nulla osta per l’attraversamento del tronco ferroviario Galatina-Zollino. Gli stessi furono dilazionati di altri sei mesi il 13.11.1937 in quanto, dovendosi procedere all’approfondimento del pozzo assorbente  delle opere terminali di contrada S.Giovanni, occorreva attendere gli apparecchi di trivellazione. Comunque il collaudo del primo stralcio di fognatura urbana ebbe luogo addirittura il 15.01.1940.  

Nel frattempo il podestà Galluccio e i suoi collaboratori, oltre ad espletare i numerosi atti amministrativi sopraesposti, riservavano attenzione e cure particolari alla costruzione in piazza D.Alighieri della fontana monumentale, per la quale era stato scelto il progetto dell’illustre scultore galatinese Gaetano Martinez. Questi aveva proposto di collocare al centro di una grande vasca circolare la propria opera, detta “La lampada senza luce”, nudo femminile in bronzo, che nel 1928 (nella versione in gesso) era stato esposto e premiato alla Mostra d’Arte Biennale di Venezia.

Il R.Prefetto reputava però detta scultura addirittura offensiva della pubblica morale, ma il Podestà, che giustamente sosteneva non potersi ritenere oscena una statua ammessa e premiata alla più importante mostra d’arte nazionale, seppe difendere la scelta fatta dalla propria amministrazione, e Galatina ebbe la sua “Pupa”, per la quale il Martinez si era ispirato al Michelangelo dei sepolcri medicei: così il Nostro in un suo scritto afferma di aver voluto “creare forme attuali attraverso le antiche forme”. I lavori in muratura della fontana monumentale furono eseguiti dal bravo artigiano Giuseppe Miccoli, al quale nel 1935 era stata affidata anche la costruzione di un cunicolo d’ispezione e del pozzetto per raggiungere le saracinesche delle condotte d’acqua.

L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 4 aprile 1936, ma non suscitò nella popolazione l’entusiasmo corale che a suo tempo aveva prodotto la prima acqua sgorgante dalle fontanine: una parte dei galatinesi non accolse benevolmente la collocazione in piazza dell’opera di Martinez, peraltro disapprovata anche dall’autorità religiosa locale. Il fatto che attualmente la monumentale ed unica fontana della Città  non sia in funzione e si trovi in evidente stato di abbandono è dovuto ad atti di vandalismo o semplicemente ad incuria cronica? In un caso o nell’altro, c’è l’urgenza  di ripristinarne il funzionamento, perchè Galatina non merita di essere ritenuta “città d’arte” che non rispetta o non cura i propri “gioielli”.


Pietro Congedo