mercoledì 31 dicembre 2014

Il tributo di dolore dei galatinesi alla Grande guerra - Tutti gli elementi per un bilancio: 325 morti (161 in combattimento) 221 prigionieri


Il 5 novembre 1918, cioè il giorno successivo alla fine delle ostilità, così scriveva Benedetto Croce:

« Far festa perché? La nostra Italia esce da questa guerra come da una grave malattia, con piaghe aperte, con debolezze pericolose nella sua carne, che solo lo spirito pronto, l’animo cresciuto, la mente ampliata rendono possibile sostenere e volgere, mercé duro lavoro, a incentivi di grandezza. E centinaia di migliaia del nostro popolo sono periti, e  ognuno di noi rivede in questo momento i volti mesti degli amici che abbiamo perduti, squarciati dalla mitraglia, spirati sulle aride rocce e tra i cespugli, lungi dalle loro case e dai loro cari.
La stessa desolazione è nel mondo  tutto, tra i popoli alleati e tra i nostri avversari, uomini come noi, desolati più di noi, perché tutte le morti dei loro cari, tutti gli stenti, tutti i sacrifizi non sono valsi a salvarli dalla disfatta. E grandi imperi che avevano per secoli adunate e disciplinate le genti di gran parte dell’Europa, e indirizzatele al lavoro del pensiero e della civiltà, al lavoro umano, sono caduti; grandi imperi ricchi di memorie e di glorie; e ogni animo gentile non può non essere compreso di riverenza dinanzi all’adempiersi inesorabile del destino storico, che infrange e dissipa gli Stati come gli individui per creare nuove forme di vita ».

Il filosofo napoletano, che all’interventismo non aveva mai aderito, con questo suo scritto faceva una diagnosi della situazione nazionale italiana alla fine della Grande Guerra molto realistica, ma intrisa di pessimismo.

Egli non considerava che l’Italia, la più piccola delle potenze alleate dell’Intesa, avesse superato una prova difficilissima, tenendo testa all’Impero austro-ungarico e contribuendo alla sua dissoluzione. Inoltre non teneva conto del fatto che il conflitto mondiale fosse stato per la stessa Italia l’occasione storica per una partecipazione più diretta delle masse alla vita nazionale, nel senso che le trincee, con il loro carico di quotidianità, di sofferenza e di morte, erano state anche luogo d’incontro e di scambio tra uomini provenienti da tutte le regioni della Penisola, diffondendo attese, speranze e richieste nei confronti della classe dirigente liberale. Questa, pero,  partecipò estremamente divisa alla Conferenza della Pace, come peraltro lo era già stata nella scelta dell’intervento e nell’andamento del conflitto.

Pertanto il Governo italiano non fu pienamente in grado di far rispettare alle Potenze vincitrici il “Patto di Londra”, con il quale il 26 aprile 1915 le stesse avevano formalmente promesso all’Italia, in caso di vittoria, tutto il Sudtirolo, Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia sino a Traù nei pressi di Spalato, gran parte delle Isole adriatiche ancor più a sud fino Ragusa (l’attuale Dubrovnik), la città albanese di Valona (e quindi il controllo del Canale d’Otranto) e le Isole del Dodecanneso. Infatti i Trattati di Saint  Germain (10 settembre 1919) e di Rapallo (12 novembre 1920) assegnarono al Regno d’Italia: il Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Gorizia, Gradisca, l’Istria e - sulle sponde orientali dell’Adriatico - soltanto  la città Zara e le isole di Cherso, Lussino, Pelagosa e Lagosta.

Intanto altri trentuno soldati galatinesi erano morti o morivano per malattia contratta in servizio, come si evince dai due elenchi riportati qui di seguito, i quali, come quasi tutti i prospetti contenuti nel presente articolo, sono stati tratti dal volume “Ruggero Rizzelli, Galatina per la IV Italia, Tipografia Gizzi-Galatina, 1921”.

a) Soldati morti in Galatina durante la licenza
  1. Soldato di Scuola d’Applicazione Mengoli Saverio, nato l’01.03.1893, celibe, morto il 17.08.1916.
  2. Soldato di Fanteria Manna Leonardo, nato l’08.11.1892, celibe, morto il 18.05.1917.
  3. Soldato di Fanteria Marti Santo, nato l’08.01.1882, coniugato, morto il 18.11.1918.
  4. Soldato di Fanteria Baldari Salvatore, nato il 05.07.1884, celibe, morto il 15.04.1918.
  5. Soldato di Fanteria Ventura Natale, nato il 18.12.1879, celibe, morto il 04.09.1918.
  6. Soldato della Croce Azzurra Gabrieli Lorenzo, nato il 17.02.1876, coniugato, morto il 04.10.1918.
  7. Caporale di Fanteria D’Errico Francesco, nato l’01.06.1879, coniugato, morto il 17.10.1918.
  8. Soldato d’Artiglieria Esposito Vincenzo, nato il --.--.----, coniugato, morto il 21.10.1918.
  9. Sergente Gentile Biagio, nato il 21.03.1893, celibe, morto l’11.10.1918.
  10. Soldato di Fanteria Albanese Salvatore, nato il 04.05.1892, celibe, morto il 14.03.1919.
  11. Soldato del Genio Telegrafisti Luceri Attilio, nato il 22.04.1892, celibe, morto il 27.04.1920.

 b) Soldati morti in Galatina dopo il congedo per malattia contratta in servizio
  1. Soldato di Fanteria Schito Martino, nato il --.--.----, celibe, morto il 02.06.1917.
  2. Soldato d’Artiglieria Serafini Pasquale, nato il 14.04.1882, coniugato, morto il 04.12.1917.
  3. Caporal maggiore mitragliere Ciccardi Antonio, nato il 29.05.1996,celibe, morto il 29.05.1918.
  4. Soldato di Fanteria Tundo Biagio, nato il 10.10.1889, vedovo, morto il 23.08.1918.
  5. Soldato di Fanteria Revento Pasquale, nato il 30.03.1888, celibe, morto il 05.10.1918.
  6. Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 17 marzo 1886, coniugato, morto il 17.10.1918.
  7. Soldato di Fanteria Carrozzo Pietro, nato il 16.09.1885, coniugato, morto il 27.01.1919.
  8. Soldato di Fanteria Dell’Abate Arturo, nato il 29.01.1892, celibe, morto l’01.02.1919.
  9. Soldato bombardiere Luceri Lorenzo, nato il 07.11.1895, celibe, morto il 02.02.1919.
  10. Caporal M. mitragliere Giustizieri Ippazio, n. a Noha il 29.10.’877, coniugato, morto il 18.05.19.
  11. Soldato d’Artiglieria Nocera Michele, n. a Noha l’11.03.’892, coniugato, morto il 29.06. 1919.
  12. Soldato bersagliere Giausa Pantaleo, nato il 19.09.1885, coniugato, morto l’08.06.1918.
  13. Soldato della Squadra Aratrici Gabrieli Rosario, n. il 16.11.’896, celibe, morto l’11.10.1919.
  14. Soldato di Autoparco Capani Paolo, n. il 21.10.1888,celibe, morto il 17.12.1919.
  15. Soldato di Battaglione M. T. Sabato Paolo n. a Noha il 19.09.1874, celibe, morto il 25.01.1920.
  16. Soldato di Fanteria Bolognese Pietro, nato il --.--.1888, coniugato, morto il 17.04.1920.
  17. Soldato di Fanteria Ancora Giuseppe, nato il 05.07.1994, coniugato, morto il 10.06.1920.
  18. Soldato di Fanteria De Lorenzis Luigi, nato il 18.09.1887, coniugato, morto il 17.09.1920.
  19. Caporal M. di Fanteria Congedo Pasquale, nato il 16.10.1895, celibe, morto il 26.11.1920.
  20. Soldato di Fanteria Marra Pietro, nato il 07.08.1898, celibe, morto il 09.06.1921.

 Riepilogo generale delle perdite

1  – Morti in Combattimento……………………………………………………………………………………………………   N.    161
2  - Morti in linea di combattimento per malattia……………………………………    “      27
3  - Morti in stato di prigionia………………………………………………………………………………     “      15
4  - Dispersi in combattimento e presunti morti…………………………………………    “      50
5  - Morti in ospedali militari per malattia contratta in servizio…“      41
6  - Morti durante la licenza ordinaria a Galatina………………………………     “      11 
7  – Morti dopo il congedo a Galatina per malattia contratta in servizio              ………………………………………………………………………………………………………………………“      20

-----------
Totale delle perdite  N.  325

Riepilogo dei soldati galatinesi prigionieri di guerra

Ufficiali           prigionieri……………………………………………… N.  11
Sottoufficiali          “        ………………………………………  “    7
Graduati                “        ………………………………………  “   21
Soldati                 “        ………………………………………  “  182

----------
Totale     N. 221

Prigionieri in Austria…………………………………  N.   128
        “   in Germania………………………………  “     55
        “   in Ungheria………………………………  “     23
        “   in  Boemia…………………………………  “     10
        “   nei Balcani………………………………  “      1
        “   nel Gebel……………………………………  “      1
        “   in Libia………………………………………  “      1
        “   in Baviera…………………………………  “      2
                                                                                               ------------
Totale     N.  221                       

N.B. Nel totale  dei prigionieri di guerra sono compresi i 15 morti in prigionia, di cui all’elenco riportato nell’articolo del 03.10.2014. Quindi, dopo la fine della guerra, tornarono in patria 206 soldati.

I prigionieri di guerra italiani erano considerati traditori dal Comandante Supremo dell’Esercito Generale Luigi Cadorna, che li prese di mira con le sue perverse direttive disciplinari. Egli, Infatti, proibì l’invio ad essi di pacchi da parte delle famiglie e, nello stesso tempo, vietò al Governo di partecipare al loro sostentamento, come facevano i Governi alleati nei riguardi dei propri soldati finiti in mano al nemico.

Essi, laceri, mendichi, scalzi e affamati, per mesi e mesi o addirittura per anni trascorsero fra stenti di ogni genere la propria vita in sconnesse e luride baracche, ricevendo un rancio quotidiano fatto di scarse e nauseanti barbabietole in una brodaglia, miscuglio di grasso rancido e puzzolente.

I galatinesi mutilati e invalidi di guerra, accertati e provvisti di pensione privilegiata diretta  risultarono essere 112, a tutto il 31.12.1921.             
                        
Le vedove di guerra galatinesi risultarono essere. 80, mentre si contarono ben n. 153 orfani di guerra.

Riepilogo generale dei pensionati indiretti

1 – Vedove di guerra pensionate………………………………………………………………………………………… N.    76
2 – Genitori pensionati………………………………………………………………………………………………………    “    183
3 – Genitori assimilati pensionati…………………………………………………………………………    ”      9
4 – Orfani pensionati diretti………………………………………………………………………………………    “      5 
5 – Genitori provvisti di 1/3 della pensione vedovile………………………    “     10
6 – Pensionati per reversibilità………………………………………………………………………………    “     26
                                                                                                          ---------------------------
Totale dei pensionati  N. 309

Operai galatinesi emigrati temporaneamente all’Isonzo
Dall’inizio della guerra sino al luglio 1916 il Comando Supremo, per gli apprestamenti di difesa sulle sponde dell’Isonzo, decise di ricorrere agli operai non soggetti a obblighi militari. Perciò le Prefetture furono incaricate a favorirne la migrazione.
A Galatina la classe operaia rispose alla chiamata con spirito patriottico, effettuando le seguenti dieci spedizioni di operai migranti all’Isonzo:

- ottobre       1915………………………………………………………… Migranti N. 239
- novembre       “   ……………………………………………………… “        “  269
- dicembre       “   ……………………………………………………… “        “  285
- gennaio       1916………………………………………………………… “        “  221
- febbraio       “   ……………………………………………………… “        “  181
- marzo          “   ……………………………………………………… “        “  288
- aprile         “   ……………………………………………………… “        “  327
- maggio         “   ……………………………………………………… “        “  306
- giugno         “   ……………………………………………………… “        “  350
- luglio         “   ……………………………………………………… “        “  326
                          --------------------------------                                                                 Totale migranti  N.2792

La colonia di profughi istituita a Galatina
In seguito alla ritirata di Caporetto la popolazione del Friuli cercò scampo riversandosi in altre Regioni d’Italia. Il Governo provvide allora a istituire colonie di profughi in numerosi Comuni.
Una di queste fu istituita in Galatina e usufruì dei servizi offerti sia dal Comune che dalla Commissione di Assistenza, sorta a suo tempo per iniziativa del Sindaco Vito Vallone.
La cittadinanza fu molto ospitale nei riguardi dei friulani, i quali al momento del rimpatrio, corrisposero sentiti segni di riconoscenza, espressi anche mediante pubblici manifesti.

Galatina e i Prestiti Nazionali
La guerra era costata all’Italia 148 miliardi di lire, cioè una somma, come ha rilevato il docente universitario americano John Schindler, pari al doppio delle spese complessive di tutti i Governi italiani dal 1861 al 1913. L’Italia era stata l’unico paese belligerante a non aver aumentato la pressione fiscale durante la guerra: questo aveva portato ad un enorme deficit del bilancio pubblico.
Pertanto i Governi italiani dal 1915 al 1919  erano stati costretti a ricorrere per ben cinque volte al Prestito Nazionale consolidato al 5%, e precisamente quattro volte in periodo bellico ed infine per il Prestito della Vittoria.
I cinque Prestiti Nazionali avevano incontrato il favore del Popolo, fruttando complessivamente la somma di 28 miliardi e 373 milioni di lire, che aveva consentito di affrontare le spese più urgenti.  Anche a Galatina le Autorità, gli Istituti, le Associazioni e i privati cittadini fecero a gara per venire incontro ai bisogni della Nazione. In particolare, al di là di ogni previsione, ricchi proprietari e commercianti, spronati dalla Direzione della locale Banca Popolare Cooperativa, furono molto generosi, verosimilmente coscienti del fatto che durante la guerra le tasse non erano state aumentate.
Dalle statistiche relative ai Prestiti, pubblicate di volta in volta dalla Prefettura, risultò che Galatina vi concorse con oltre 25 milioni di lire.     

Galatina al Milite Ignoto
Nella mattinata del 4 novembre 1921, mentre a Roma la salma del Milite Ignoto veniva solennemente tumulata sull’Altare della Patria, anche Galatina rese onore allo stesso Milite e a tutti i Caduti della Grande Guerra con una imponente manifestazione, organizzata da un apposito Comitato, presieduto dal Sindaco Vito Vallone.

Dal Municipio partì un corteo, al quale partecipavano l’Amministrazione Comunale, le Associazioni Operaie e Artigiane, tutti gli Istituti Scolastici della Città, gli Impiegati di tutti gli Uffici, una Compagnia del 47° Reggimento di Fanteria di stanza a Lecce e una massa compatta di popolo, preceduta dalle Associazioni dei Mutilati e delle Vedove di guerra.

Percorrendo via Umberto I, via Vittorio Emanuele e piazza S. Pietro, il corteo si portò a piazza Alighieri, dove nel raccoglimento generale Don Antonio Tondi celebrò la S. Messa in suffragio del Milite Ignoto e di tutti i Caduti.

Dopo la cerimonia religiosa il corteo si ricompose per recarsi al Cimitero, dove fu scoperta un lapide, collocata sul frontone della Chiesa e recante l’epigrafe: IGNOTO MILITI / IV NOV. MCMXXI.   
       
A conclusione della cerimonia il Sindaco Vito Vallone pronunziò un discorso nel quale fra l’altro affermò:
“… Quest’Eroe Ignoto che rappresenta la sintesi di tutto il martirologio italiano attraverso i secoli, che rappresenta le aspirazioni dei nostri poeti, dei nostri filosofi, che rappresenta l’Italia che con sacrifizii leggendari ha raggiunto la sua unità, quest’Eroe Ignoto, dico, è l’espressione della forza, della virtù, della coscienza della nuova Italia, che oggi si eleva nel mondo e fra le nazioni domanda quel posto che le spetta per compiere la sua missione storica. … .”

 Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra
La decisione di erigere al centro della piazza Alighieri un Monumento a perenne ricordo dei Caduti della Grande Guerra fu presa dall’Amministrazione presieduta da Vito Vallone nel gennaio 1921: fu costituito un apposito Comitato e il Comune stanziò un contributo di £ 5.000 (cinquemila).
Poi tutto cadde nel dimenticatoio, soprattutto perché nel 1923 uscì di scena il dott. Vito Vallone, ultimo sindaco di Galatina democraticamente eletto prima dell’avvento del Regime Fascista. Per  questo Regime ogni Comune doveva essere amministrato da un Podestà di nomina governativa.

Pertanto nel 1925 al Commissario Prefettizio Giuseppe Festa, che reggeva il Comune in attesa della nomina del 1° Podestà, la presidente dell’Associazione  Madri e Vedove di Guerra, Giuseppina Lazzari-Colaci, chiese  la ricostituzione del Comitato per   l’erezione del monumento ai Caduti, poiché Essi “… dal silenzio della tomba reclamavano il ricordo e la riconoscenza”. Questa richiesta fu pienamente accolta e, dopo altri tre anni, il 2 luglio 1928, fu finalmente inaugurato   solennemente il Monumento ai Caduti di Galatina.

Conclusione
La città di Galatina, che tra il 1914 e il1915 si era dimostrata interventista, e, grazie alla lungimiranza del proprio Sindaco, Vito Vallone, si era preparata ad affrontare le non certo liete vicende del conflitto con la costituzione di un valido Comitato per l’Assistenza dei mobilitati e delle loro famiglie, partecipò alla Grande Guerra con la morte di 325 suoi figli, con gli stenti nei campi di concentramento di 221 prigionieri, con i dolorosi disagi a vita di 112 mutilati e invalidi, con l’insanabile dolore di 80 vedove, di 153 orfani  e di tanti, tanti genitori e fratelli dei Caduti.   

Inoltre inviò migliaia di operai sulle sponde dell’Isonzo, istituì nel suo territorio una Colonia di profughi friulani e contribuì ai Prestiti Nazionali con oltre 25 milioni di lire.

Quindi si può ben dire che i galatinesi contribuirono alla vittoria dell’Italia sugli Imperi Centrali con un notevole numero di vittime, il lutto e la sofferenza di tante famiglie e la puntuale, fattiva risposta ad ogni esigenza manifestata dal Governo Italiano.

Pietro Congedo