domenica 18 agosto 2013

La Chiesa e l’Impero dopo la vittoria di Costantino a Ponte Milvio

Roma - Ponte Milvio

Con la riforma dell’Impero operata da Diocleziano, l’Italia venne integrata nel sistema delle province imperiali, mentre la città di Roma faceva parte a sé  amministrata per un raggio di cento miglia da un Prefetto insieme al Senato, le cui prerogative erano ormai ridotte a quelle proprie di un Consiglio municipale, in quanto raramente veniva richiesto il suo parere su problemi di governo. 

Nello stesso tempo, un grande sviluppo, non soltanto di carattere urbanistico, era assicurato a Milano ed alle altre città dove risiedevano i Tetrarchi che governavano l’Impero.


La religione cristiana continuava la sua lenta ed inarrestabile diffusione, nonostante le ricorrenti persecuzioni. Particolarmente violenta si rivelò quella iniziata nel 303 sotto Diocleziano, la quale  comportò supplizi di vario genere, esclusione da impieghi pubblici e da cariche di ogni ordine e grado, legittimità di qualunque azione intrapresa contro i “colpevoli”, ai quali era tolta ogni capacità di adire le vie della giustizia per riparazione di danni, per adulterio o furto. A tutto questo il cesare d’Oriente, Galerio, aggiunse l’obbligo di sacrificare agli dei, la distruzione delle chiese e la pena capitale.  

La battaglia di Ponte Milvio [28 ottobre 312] ebbe due effetti importanti: 
1) troncò ogni possibilità per Roma e per l’Italia di recuperare un effettivo primato nell'Impero
2) costituì la premessa all'editto di tolleranza religiosa, emanato a Milano da Costantino nel 313.  

Col sostegno di questo importantissimo provvedimento imperiale, la forza di espansione propria del Cristianesimo divenne inarrestabile e cambiò l’assetto religioso del mondo antico. Infatti il vuoto politico creato a Roma e in Italia, che si andava sempre più accentuando, venne in breve riempito dalla Chiesa, la cui struttura organizzativa, assumendo caratteristiche proprie dell’Impero, portò ad una sempre maggiore  affermazione del primato del vescovo romano.  


L’editto di Milano originariamente era rappresentato da una serie di generiche istruzioni impartite dall’imperatore agli organi di governo. Solo successivamente gli augusti Costantino e Licinio fissarono in un documento a forma di lettera le istruzioni per i rispettivi funzionari sull’atteggiamento da tenere nei riguardi dei cristiani.


Venne così proclamata la libertà di coscienza e, quindi, la liceità della religione cristiana in piena uguaglianza con tutte le altre confessioni;  vennero precisate le riparazioni da compiersi per i danni patiti dai cristiani a causa delle persecuzioni subite, cioè la restituzione agli stessi delle chiese e dei beni confiscati, un indennizzo a chi li avesse eventualmente acquistati in precedenza; fu anche rivolto un pressante invito ai governatori a favorire comunque il Corpus Christianorum.


Col questo riconoscimento di liceità dato al Cristianesimo e con le misure riparatrici Costantino pagava da militare leale, ma con mentalità ancora pagana, il suo debito di riconoscenza al Dio dei cristiani, che riteneva l’avesse fatto vincere. Tuttavia, pur cercando di non alienarsi il mondo pagano, egli intraprese fin dal 313 una politica che mirava a favorire il Cristianesimo sia con iniziative ed interventi diretti in suo favore sia mediante l’ispirazione cristiana di molte leggi. E accentuò ulteriormente questa politica quando, dopo la vittoria definitiva su Licinio (324), rimase solo al vertice dell’Impero. In questa fase edificò nuove chiese, esentò i chierici dai munera pubblici, istituì un foro ecclesiastico con effetti giuridici, adottò simboli religiosi ben accetti alla religione cristiana, riconobbe alle chiese il diritto di ricevere donazioni, introdusse il riposo domenicale, vietò l’arte divinatoria privata.


Pur facendosi battezzare soltanto sul letto di morte e dimostrando grande tolleranza verso tutte le religioni, Costantino si preoccupò seriamente delle eresie e degli scismi che incrinavano l’unità del Cristianesimo.


Pertanto nel 314 egli convocò il Concilio di Arles (nel sud-est della Gallia), che nelle sue intenzioni doveva essere una sorta di “tribunale” dei vescovi dell’Occidente romano, incaricato di affrontare – e possibilmente risolvere – la questione donatista, cioè relativa al movimento scismatico promosso dal vescovo di Cartagine, Donato, secondo il quale non potevano essere riammessi alla celebrazione dei sacramenti i sacerdoti indegni o apostati, che avrebbero dovuto essere ribattezzati. E ancora nel 325 convocò a Nicea (nell’Asia Minore) e lui stesso persiedette il primo Concilio ecumenico della storia della Chiesa, che cercò di superare la controversia scatenata dall’arianesimo, l’eresia originata dalla predicazione del prete libico Ario, che affermava la natura non pienamente divina di Cristo, negando la consustanzialità di Padre e Figlio.


Inoltre nel 330 Costantino procedette alla creazione di un’altra capitale dell’Impero a Bisanzio,  che ribattezzò col nome di Costantinopoli, nelle sue intenzioni nuova Roma cristiana, contrapposta all’antica Roma di radicata tradizione pagana.


Tutto  questo, però, non si può dire che producesse una crescita spirituale ed evangelica della Chiesa. Infatti ne derivò una interpretazione cristiana del culto dell’imperatore, per cui  si arrivò  a considerare Costantino nuovo Mosè, vescovo,  vicario di Cristo, uguale agli Apostoli e addirittura santo (come ancora oggi è considerato dalla Chiesa ortodossa). 

Questo favorì il sorgere del cesaropapismo, che graverà per secoli specialmente sull’Oriente cristiano.


Quindi la Chiesa, una volta liberata dall’oppressione dei persecutori, conobbe una prova più temibile dell’ostilità: la protezione dello Stato. Essa divenne così struttura di potere, che adottò per il proprio governo i criteri dell’amministrazione imperiale romana. La collaudata arte politica romana del governare divenne il modello seguito per amministrare la Chiesa, della quale venne così snaturato il carattere del ministero apostolico.


Le ricchezze offuscarono la testimonianza evangelica e resero appetibili i ministeri ecclesiali per motivi non pastorali. 

Dopo Costantino il patrimonio della Chiesa romana crebbe a dismisura per la liberalità dei fedeli e soprattutto per la generosità di altri imperatori e capi di stato. Le stesse ricchezze  permettevano agli ecclesiastici di compiere abbondanti elemosine, di moltiplicare gli edifici di culto e di sfoggiare un lusso talvolta scandaloso. 


Non si può dunque affermare che la perfetta sintonia tra religione  e potere politico, instauratasi nel mondo romano 1700 anni fa, abbia avuto soltanto esiti positivi per la cristianità, poiché sotto certi aspetti non ha proprio favorito l’autentica realizzazione del messaggio evangelico.  
Purtroppo nel corso dei diciassette secoli successivi alla battaglia di Ponte Milvio molto frequentemente gli Stati nazionali e la Chiesa hanno stabilito fra loro non solo rapporti di reciproco rispetto, ma anche relazioni di grande favore da parte dei primi verso la seconda. Relazioni queste non sempre generate da una vera accettazione dei principi evangelici da parte dei governanti, la cui condotta a volte è stata discutibile sia dal punto di vista ideologico che da quello morale. Questi governanti, incautamente considerati “uomini della Provvidenza”, si sono mostrati generosi verso la Chiesa a fini solo elettoralistici, se non addirittura considerandola un  valido instrumentum regni.


E’ quanto mai auspicabile che in futuro la Chiesa non richieda né accetti favori o donazioni dagli Stati nazionali e dagli uomini politici. 


L’attuale vescovo di Roma, FRANCESCO, il quale ha affermato di non dirigere la Chiesa ma di presiederla “nella carità”, rifiuta ogni lusso e impronta il suo stile di vita alla povertà evangelica, indicando al popolo cristiano l’autentica strada della conversione. Questo induce a ben sperare.

Pietro Congedo

giovedì 8 agosto 2013

Gennaio 1986 - Per i 25 anni di attività della Scuola Media G. Palamà


Giuseppe Palamà


Sogliano Cavour, 11 gennaio 1986 

DISCORSO DEL PRESIDE PIETRO CONGEDO

  1 – Porgo il benvenuto a S.E. l’Arcivescovo,  al Provveditore agli Studi, alle Autorità, agli amici e ai colleghi.
   Questa manifestazione è nata dal desiderio di fornire una testimonianza di quello che la Scuola Media di Sogliano Cavour ha “prodotto” nel Comune e nel Salento in 25 anni di attività.
   Al primo punto del programma figura la lettura dei dati statistici elaborati dagli alunni. E’ una lettura indispensabile dal momento che, volendo fare il punto della situazione si guarda a un passato di ben cinque lustri.
   Alla vostra sinistra avete quattro grafici e di fronte un altro. In essi ci sono le indicazioni relative ai 25 anni di attività della Scuola.
   Nel grafico n.1(fig. 1) è indicato l’andamento delle iscrizioni, che è crescente fino al 1979, poi comincia a regredire, come del resto in tutta Italia; c’è una leggera risalita nel 1984-85, che continua anche nel corrente anno scolastico.
   La Scuola si è stabilizzata sulle nove classi, che sicuramente manterrà in futuro.
   L’andamento delle iscrizioni riferito al sesso è indicato dal grafico n.2 (fig.2): i maschi sono indicati col colore celeste, le femmine colore rosa. Complessivamente i rettagoli riproducono in altezza quello che c’è nel n.1. Si rileva un dato interessante: le femmine sono in numero inferiore rispetto ai maschi e questo perché a Sogliano, nelle nascite, c’è una prevalenza del sessode sesso maschile.
   Nel grafico n.3 (manca l’immagine) con colori diversi sono per ogni anno indicati gli scrutinati (in azzurro), i promossi dalla I alla II e dalla II alla III (in rosso) e i licenziati (in giallo).
   Infine il grafico n.4 (fig.3) è importante perchè da esso si desume che l’inadempenza scolastica a Sogliano è pressocchè scomparsa. Infatti nel corrente anno scolastico è scesa allo 0,004% (su 227 obbligati c’è un solo inadempiente).
   Tuttavia i dati dei primi anni non sono indicativi, poiché la Scuola è nata come Scuola Secondaria di Avviamento Professionale, mentre molti ragazzi continuavano a frequentare la Scuola Media nei Comuni vicini. Progredendo nel tempo, si noti come il colore giallo che indica gli inadempienti, si va sempre più riducendo fin quasi a scomparire intorno al 1976, ’77 e ’78. Poi c’è un’impennata, sia nelle iscrizioni sia nelle inadempienze, che rggiungono una cifra record nel 1980. successivamente il numero degli alunni inadempienti comincia di nuovo a regredire fino a scomparire quasi del tutto.
   A partire dal 1963, sono stati licenziati complessivamente n. 962 alunni. Il dato non è riportato nell’aerogramma che avete di fronte (fig.4), poiché ho voluto comunicarlo personalmente.

A nome della Scuola rivolgo un caloroso saluto all’on. Domenico Amalfitano, sottosegretario alla P.I. (arrivato in questo momento – n.d.r.), e lo ringrazio per essere intervenuto in questa nostra manifestazione che, come dicevo prima, è molto importante poiché è un momento di riflessione sulla vita di questa Scuola.

   N° 962 licenziati rappresentano un numero notevole quando si consideri che la popolazione di Sogliano C. è attualmente inferiore ai 4.000. Questi ex alunni sono stati cercati ad uno ad uno, per sapere quale sia la loro attività attuale, ed è stato rilevato quel che si vede nell’aerogramma.
   Il dato più eclatante, 26%, è quello relativo a coloro che esercitano l’attività di operaio. Un’altra area notevole, 23%, è rappresentata da casalinghe e disoccupati. Queste due categorie sono state  unificate, poiché c’è da supporre che molte licenziate hanno ripiegato sull’attività di casalinga, non potendo utilizzare la licenza media, pur avendo, talvolta, conseguito anche una licenza di scuola media superiore. Notevole è l’area degli studenti: 20%. Anche quella degli impiegati è abbastanza estesa: 15%. Gli emigranti rappresentano il 10%, i commercianti il 4% e i liberi professionisti sono meno dell’1%. Il fanalino di coda è rappresentato dal numero di coloro che si dedicano all’agricoltura: 9 su 962 (0,009 %). Questo è un dato sconcertante, ove si consideri che la Scuola è nata come Scuola di Avviamento Professionale a tipo agrario ed collocata in un contesto prettamente agricolo. Forse fra gli inadempienti son inclusi alcuni giovani che, non venendo a scuola, potrebbero essersi dedicati all’agricoltura. Ma anche in tal caso la percentuale di coloro che esercitano l’attività di contadino rimarrebbe sempre intorno all’1%.

   2 – Arrivato in questa sede nel 1970, ho trovato personale docente e non docente che nel primo decennio di esistenza della Scuola avevano maturato esperienza e professionalità notevoli.
   Cinque presidi e diecine di docenti, dal 1960 al 1970, operando generosamente, nonostante le condizioni di estrema precarietà per quanto riguarda locali e suppellettili, avevano gettato solide basi, sulle quali gli Organi Collegiali hanno potuto affrontare, senza traumi e quasi con naturalezza, le grandi novità che hanno caratterizzato il mondo della Scuola negli anni ‘70.
   E’ doveroso ricordare la competenza e la scrupolosità con cui il compianto preside Arnaldo Brescia, che in qualità di reggente, negli anni 1960-61 e nel 1961-62 curò il primo funzionamento dell’Istituto. A lui subentrò il generoso Andrea Reggiani che nel 1963 rilasciò le prime licenze.
   Con serietà e professionalità, l’amico Giacomo Vergine fu preside dal 1964 al 1967, cioè in un periodo particolarmente impegnativo sul piano metodologico-didattico, poiché erano gli anni in cui prendeva corpo la nuova Scuola Media, istituita con legge n° 1859 del 31 dicembre 1962.
   Nel 1967-68 la funzione di preside fu svolta con diligenza ed impegno dalla sig.ra Rizzo-Vergine  Maria.
   Negli anni ’60, presidi e docenti furono coadiuvati dall’ottimo segretario G.Coroneo, dai compianti bidelli Polimeno Paolo e Frassanito Mario e dalla fedelissima Lazzoi Pompea, tuttora in servizio, che rappresenta, perciò, la testimonianza vivente di 25 anni di attività della Scuola.
   Il trasferimento dall’antico convento dei PP. Agostiniani a questo edificio fu effettuato dalla preside Angela Marseglia che diresse la Scuola con entusiasmo e competenza dal 1968 al 1970.
   Il 2 marzo 1970 il Collegio dei Docenti, presieduto da Angela Marseglia deliberò all’unanimità la proposta di intitolare la Scuola a Giuseppe Palamà. Con decreto 26.05.1970, dal Ministero della P.I., fu resa esecutiva l’intitolazione che, come si legge nel verbale del Collegio dei Docenti, era stata adottata “affinchè le nuove gerazioni potessero onorare la memoria” dell’illustre figlio di Sogliano. Perciò in occasione del primo venticinquennio dalla Scuola è sembrato opportuno affidare al preside Carlo Tre l’incarico di commemorare degnamente la figura e l’opera di Giuseppe Palamà.
   Negli anni ’70 gli Organi Collegiali hanno polarizzato il loro impegno soprattutto verso una piena e completa attuazione dei programmi ministeriali del 1963, che , pur nei loro limiti, rappresentavano la più importante innovazione introdotta nella Scuola Italiana.
    Perciò nell’attività didattica fu dato ampio spazio a quella che tutti oggi chiamano operatività e fu tenuta sempre ben presente la svolta socio-culturale in cui questa Scuola si collocava. Appartiene a quel periodo l’allestimento del laboratorio di scienze e di quello di applicazioni tecniche e l’acquisizione al patrimonio dell’istituto di moderni sussidi audio-visivi.
   Tuttavia lo sforzo dei docenti per una scuola in linea con i principi delle moderne scienze dell’educazione non incontrò subito il favore della totalità dei genitori. Ma, per la fedeltà del corpo docente allo spirito della nuova scuola, si è andato instaurando con le famiglie un diverso rapporto che, con il passar degli anni, è andato sempre più evolvendosi. Infatti, contro il vecchio concetto giuridico dell’obbligo scolastico, si è andato affermando il principio del diritto allo studio.
    E’estremamente gratificante per il preside e i docenti constatare che il diritto allo studio degli alunni è oggi assicurato, nonostante la crisi economica, con la consapevole e concreta prtecipazione delle famiglie, anche economicamente più disagiate.
   Ovviamente il Collegio dei Docenti ha operato in maniera da catalizzare, accelerandolo, il processo d’integrazione tra la comunità scolastica e la comunità cittadina. Infatti dal 1970-71 al 1973-74, accogliendo la proposta del Ministro della P.I.contenuta nella Circolare n. 375 del 1970, ha deliberato ogni anno l’istituzione, in via sperimentale, del Consiglio dei Genitori e del Comitato Scuola Famiglia. Quindi a Sogliano la partecipazione famiglie alla gestione della vita della Scuola Media era una realtà già prima dei decreti delegati.
   Facendo perno su tale partecipazione si è programmata l’attività didattico educativa affrontando due fondamentali problemi:
  · integrazione della comunità scolastica con la più vasta comunità sociale e civica;
  · collegamento delle attività scolastiche alla realtà del territorio, allo scopo di recuperare valori e di superare svantaggi, per un consapevole inserimento nella più vasta realta nazionale.
   Ciò ha indotto a programmare con serietà integrative e parascolastiche, in maniera da costiture quasi un ponte fra la scuola e la realtà.
   Questo ponte ideale è stato percorso sia per uscire fuori e verificare sul concreto ciò che si apprende, sia e soprattutto per portare nella Scuola autentiche esperienze di vita.
   Le visite guidate a monumenti, musei, ambienti naturali, botteghe artigiane, piccole industrie ecc. non sono mai state considerate dal corpo docente momenti di evasione, ma invece occasione ad integrare lo “scolastico” con l’“extrascolastico”. Per esempio l’educazione al rispetto della natura è un fatto possibile solo se si riesce a indurre nell’educando la consapevolezza dei numerosi fattori, tra loro interdipendenti, che caratterizzano un ecosistema.Per raggiungere un tale obiettivo non basta lo studio sui libri. Una visita accuratamente preparata ad un biotopo come  “Le Cesine”, stimola l’operatività, impegna nell’approfondimento di varie tematiche e diventa esperienza di vita. Analogamente ci può essere rispetto per i beni culturali e godimento degli stessi solo se la ricerca in classe è seguita da una esperienza turistica graduale, ma sempre intensamente vissuta.
   Ricerche e visite guidate sui Bizantini nel Basso Solento, sui monumenti normanni esistenti in Terra d’Otranto, sulla chiesa di S.Caterina in Galatina, sul Barocco leccese ecc. sono stati passi successivi di un’esperienza educativo – culturale, consapevolmente vissuta nel “vicino”, che può arricchirsi “lontano, per es., con visita motivata ed adeguatamente preparata al duomo di Oevieto o al Palazzo pubblico di Siena.
   Inoltre Collegio dei docenti e Consigli di classe, programmando per le 160 ore, di cui all’art. 7 della L. 517/1977, hanno dato ampio spazio all’educazione all’immagine e all’“educazione ALL’immagine e CON l’immagine. Infatti, poiché i ragazzi subiscono il fascino e l’aggressione continui dei fumetti, dei manifesti, degli spots pubblicitari, degli sketchs televisivi e soprattutto dei dei films, si è cercato di far acquisire agli alunni adeguate abilità nella lettura e nell’interpretazione critica de messaggi grafici, televisivi e cinematografici. Il massimo impegno in tal senso è rappresentato, da sei anni a questa parte, dalla lettura strutturale di un certo numero di films, impostata e condotta secondo gli insegnamentidi Nazareno Taddei.
   Anche nel settore ginnico-sportivo e dell’educazione fisica non sono mancate le iniziative degli Organi Collegiali. Ma le difficoltà incontrate sono state veramente scoraggianti. Infatti la pratica sportiva è stata molto limitata, poiché non esiste palestra scoperta e quella coperta ha il pavimento sdrucciolevole e l’illuminazione costituito da tubi a neon sospesi al soffitto senza protezione.
   Inoltre ogni anno si è costretti a formare squadre maschili e femminili con alunni appartenenti a classi successive e vi prestano sevizio e vi prestano servizio più docenti, tutti per un esiguo numero di ore. Per ovviare a questi inconvenienti di carattere didattico-organizzativo, nel marzo 1985, è stato presentato un progetto per la sperimentazione dell’insegnamento dell’E.F. per squadre miste di alunni ed alunne. L’iniziativa ha avuto il parere favorevole del Consiglio Scolastico Provinciale e dell’I.R.R.S.A.E.-Puglia ma non ha ottenuto l’approvazione del Ministero della P.I., che peril corrente anno scolastico on ha concesso nuove sprimentazioni.  Per di più il sistema informatico nel formare le cattedre ci ha penalizzati. Infatti attualmente 10 ore di E.F.M. sono distribuite fra tre insegnanti e per 8 ore di E.F.F. ci sono due docenti: cinque insegnanti per 18 ore, che potrebbero essere assegnate ad una sola persona, se le squadre fossero miste !

   3) – Nel contesto di una vera integrazione tra Scuola e reltà moderna della società è maturata l’ adesione al progetto I.R.I.S. (Iniziative e Ricerche per l’Informatica nella Scuola), proposto dal C.E.D.E. (Centro Europeo dell’Educazione) di Frascati. Infatti il Collegio dei docenti ha trovato interessanti e opportune le finalità di detto progetto, che possono essere riassunte in due punti:
a)      sperimentazione di un’insieme organico di materiali didattici relativi al settore informatico;
b)      idagini e ricerche sugli effetti dell’introduzione di scienze e tecnologie dell’informazione nei curriculi scolastici.
   In pratica si tratta d’introdurre particolari unità didattiche nelle normali discipline scolastiche dell’area tecnico scientifica e di quella linguistica, non avendo però come scopo principale l’acquisizione sistematica di competenze in formatiche. Infatti i più importanti obiettivi, comuni a tutte le unità didattiche, proposte dal C.E.D.E., sono i seguenti:
  · familiarizzare con alcuni concetti informatici relativi a situazioni della vita quotidiana;
  · saper distinguere fra risolutore di problemi ed esecutore di comandi; 
  · saper definire operativamente un problema, analizzare i dati disponibili, formulare una ipotesi, scegliere un metodo, gestire l’errore e comunicare i risultati;
  · saper scomporre un problema complesso in una sequenza di azioni semplici;
  · abituare all’analisi del funzionamento di un automa sequenziale mediante i diagrammi di flusso, i grafi di transizione e le tabelle;
  · esprimere in un linguaggio convenzionale le procedure identificate;
  · migliorare con il lavoro di gruppo la capacità di collaborare.
   Sarebbe stato più facile introdurre elementi d’informatica, adottamdo criteri e metodi che non costringessero al rispetto di precise regole di organizzazione e di verifica. Invece si è accettato il progetto I.R.I.S. e il conseguentecontrollo del C.E.D.E. nell’intento di effettuare con serietà una sperimentazione metodologico-didattica, secondo quanto previsto dall’art. 2 del D.P.R. 419/1974. Ciò ha comportato e comporta un notevole impegno organizzativo e soprattutto una grande disponibilità dell’intero corpo docente all’aggiornameto, inteso sia come arricchimento culturale e professionale, sia come confronto di esperienze.
   Perciò in questa sede scolastica, all’inizio del corrente anno, ci sono stati, in ore pomeridiane, e attualmente, sempre nel pomeriggio, cinque docenti sono impegnati a Lecce per un corso di informatica di base organizzato dall’I.R.S.A.E.- Puglia e articolato in trenta incontri.
   Inoltre, per poter fornire agli alunni le dispense su cui studiare, gli uffici della Scuola  hanno hanno fino ad oggi battuto ben 190 matrici per ciclostile, che talvolta hanno richiesto anche una particolare competenza in disegno, a causa  delle vignette e dei grafici riportati.
   Infine è stato necessario provvedere all’acquisto delle apparecchiature necessarie per allestire un’aula d’informatica. A tal fine, per ovviare alla scoraggiante esiguità dei fondi della Cassa Scolastica, sono state avanzate esplicite richieste di finanziamento al sig. Provveritore agli Studi, alla Direzioni di Istituti Bancari e al Comune di Sogliano Cavour. Poiché non sono mancate le risposte positive, corre l’obbligo ringraziare il dott. Luciano De Rosa e i suoi diretti collaboratori per aver fatto ottenere un contributo ministeriale straordinario di £ 3.500.000, il dott. Enzo Vallone per aver donato tutte le apparecchiature necessarie per un posto di lavoro (Commodore plus 4, monitor, stampante e floppy disk drive), la Banca Mongiò e la Banca Sud-Puglia che hanno contribuito rispettivamente con £ 300.000 e £ 200.000.
   Grazie anche agli Amministratori Comunali di Sogliano Cavour, che, sia pure con qualche vincolo, hanno affidato agli Organi Collegiali di questa Scuola la gestione di una parte dei fondi ordinari e straordinari, stanziati dalla Regione Puglia per il diritto allo studio.
   L’aula che questa sera sarà inaugurata e stata arredata con vecchi tavoli riparati e tinteggiati, ha in prestito sedie di altre aule e manca ancora di numerose apparecchiature e suppellettili.
   Negli anni passati di avere gli strumenti indispensabili ad una didattica veramente muove è stato necessario operare delle scelte. Perciò, mmentre si dispone di numerosi sussidi didattici e audivisivi, è urgente rinnovare le macchine da scrivere ed acquistare una fotocopiatrice, un riproduttore elettronico di matrici per ciclostile e tanto materiale di facile consumo.
   Il Consiglio d’Istituto, il Collegio dei docenti e i Consigli di classe, consapevoli che le stimolanti esperienze didattiche in atto in questa Scuola sono notevolmente produttive sul piano educativo e su quello dell’orientamento scolastico e professionale, si rivolgono con fiducia alle autorità ed agli amici presenti chiedendo:
 · strutture edilizie sicure e accoglienti;
 · suppellettili in quantità sufficiente ed adeguate agli usi a cui sono destinate;
 · fondi sufficienti per il rinnovo e l’acquisto delle apparecchiature e dei sussidi indispensabili agli uffici e all’attività didattica;
 · mezzi finanziari per poter realizzare autentiche attività integrative ed iniziative di sostegno.
   Concludendo, sento di poter affermare che tutti gli operatori di questa Scuola vogliono assicurare la piena formazione della personalità degli alunni mediante un insegnamento improntato al rigoroso rispetto dei programmi ministeriali, ma ricco di creatività e aperto alle aspettative suscitate nei giovani dai problemi della vita reale.
                                                                                                 Pietro Congedo
                                                                             
                         

INTERVENTO  DEL  PROVVEDITORE  AGLI   STUDI LUCIANO DE ROSA

   Rompo il ghiaccio io, come provveditore, manifestando la mia meraviglia per l’esemplarità di questa serata, nella quale la retorica è assolutamente bandita. E’una serata nella quale una scuola fa il bilancio di 25 anni di esistenza: anni che sono pochi rispetto a una vita umana, ma sono molti se costituiscono una storia delle generazioni che da questa scuola sono state educate, sono uscite alla vita.
   I grafici formulati con lo studio degli alunni dimostrano, al di là delle cifre, quale è stata l’azione educativa che questa scuola ha svolto nella comunità cittadina.
   La relazione del preside, così completa nei suoi dati, ci mostra il fervore di attività e di rinnovamento, che sempre ha animato la Scuola Media di Sogliano e che la anima e che si vuole continui ad animarla.
   Il discorso del Sindaco dimostra la vicinanza dell’ammininistrazione comunale alla sua scuola, nata come scuola agraria e poi trasformatasi in media unica.
   La bellissima, scientifica ma anche umanissima relazione del Preside Carlo Tre su Giuseppe Palamà, non ha bisogno di commenti. Vorrei soltanto aggiungere questo: all’elenco degli alunni di Giuseppe Palamà, citati dal prof.Tre, sono ben lieto di accodarmi, poiché ho avuto il prof. Palamà docente al Ginnasio inferiore e superiore poi al Liceo “Palmieri” di Lecce.
   Giuseppe Palamà, dal ritratto che ne ha fatto il preside Tre, è balzato alla mia memoria così com’era. In effetti, era così: un gigante fisicamente, ma un gigante anche intellettualmente; un uomo di grandissima scienza, ma anche di una grandissima umanità. Le sue lezioni di fisica e di matematica erano il centro di una irradiazione umana veramente straordinaria.
   In ciascun allievo Egli  è rimasto nella coscienza come un faro di rettitudine e di sapienza, un faro di amore per la cultura, di cui non gli saremo mai sufficientemente grati.
   La partecipazione a questa cerimonia è stata veramente una gioia per me; perciò rendo atto alla scuola, al suo solerte e diligentissimo preside, di un’attività che onora veramente il Nome a cui la Scuola è intitolata.
                                                                                          Luciano De Rosa



INTERVENTO  DEL SOTTOSEGRETARIO ALLA P.I. DOMENICO M. AMALFITANO

   Eccellenza, signor Sindaco, autorità tutte, il Preside ha chiesto una parola di incoraggiamento.
   Devo dire invece, che da questa manifestazione, da questo incontro che come ha sottolineato il Provveditore manifesta la vitalità di una comunità educante, io sono il primo a trarre incoraggiamento.
   Quindi il mio ringraziamento è davvero sentito.
    Preside, io davvero La ringrazio, La ringrazio per l’occasione di un bilancio di 25 anni della istituzione scolastica.
    Io sostengo, e non da ora, che sarebbe molto interessante riscoprire la storia della scuola italiana, proprio dal particolare punto di vista de coinvolgimento delle comunità locali.
   Questo l’ha fatto molto bene il preside. Abbiamo visto anche i grafici sui 25 anni di questa scuola, che sono 25 anni, signor Sindaco, della vera storia di una comunità locale. Essi esprimono veramente che cosa è e può essere una presenza educante, quale significato autentico può assumere la scuola all’interno di una comunità civile e democratica.
   A un Sottosegretario si ricordano sempre le cose che deve fare il Ministero, che cosa deve fare il Parlamento. E’opportuno gli si ricordino omissioni e inadempienze. Però, preside, io le do atto (lo dico a Lei e a tutto il corpo docente che lei rappresenta) che mi ha praticamente qui, questa sera, dato la conferma, se ce ne fosse bisogno, di un convincimento: sono sempre gli insegnanti che fanno la scuola!
   Possiamo fare le leggi, le dobbiamo fare, anche migliori, più adeguate; ma il problema vero è che anche all’interno della organizzazione della attuale istituzione scolastica italiana, se lo si vuole, se si ha passione e competenza (le due cose vanno sempre insieme), queste esperienze si possono fare, possono crescere e non ci sono spazi per giustificare inadempienze.
   Perché una comunità scolastica, che vive, cresce in questo lindore,in questa pulizia, che è soprattutto pulizia di coscienza (ormai almeno questa intuizione, da politici, l’abbiamo, mettendo il piede in un istituto scolastico), è certamente il migliore sprone, forse anche il maggiore rimprovero, ad una classe politica che certamente sulla scuola deve fare esami di coscienza e deve riconoscere l’importanza del primato educativo all’interno della società.
   E allora non posso se non ribadire questa dimensione di soddisfazione e anche di gratitudine.
   Preside Congedo, questa sera La prego di cogliere,e sono sicuro di interpretarlo nella massima e completa autorevolezza il grazie della responsabilità politica preposta al Ministero della Pubblica Istruzione. E vorrei dire che quello che Lei ha detto e la garanzia anche di come un cammino di rinnovamento della scuola si fonda all’interno stesso della Scuola.
   E’ la scuola che rinnova se stessa!
   E’ la scuola che fonda se stessa.
   Certamente qui, al 90 per cento, ci sono uomini di scuola; ma credo che anche chi non è uomo di scuola abbia colto quello che è questa cultura dell’innovazione, all’interno del consuntivo che Lei ha fatto, evidenziando una cosa non molto diffusa.
   Devo dire, che in un certo qual modo, mi sono meravigliato non questa sera, ma 20 giorni fa, quando ho appreso l’impegno per il progetto pilota I.R.I.S., che riguarda la sperimentazione dell’insegnamento dell’informatica.
  Il vero problema di oggi è cercare l’impostazione più corretta per introdurre l’informatica all’interno della Scuola; non si tratta di andare a creare indirizzi mirati, perche la scuola possa diplomare analisti e programmatori.
   Certamente esiste questa esigenza, però è l’esigenza meno importante.
   Qui si tratta di cominciare a metterci in condizioni di misurarci con un nuovo tipo di cultura, con un nuovo modo di saper leggere, di saper scrivere, di saper fare di conto, che non può certamente non tenere in attenzione quello che è l’utilizzo strumentale, come nuovo sussidio didattico del calcolatore.
   E il preside ha sottolineato che non è un curriculo a parte, ma sono unità didattiche distribuite fra le normali discipline, e che io mi auguro abbiano la piu alta valenza d’interdisciplinarità.
   Non sono molte le scuole che stanno facendo questo tipo di sperimentazione in questo momento particolare della società italiana, in cui alla scuola si ritorna con attenzione, soprattutto da parte dell’utenza.
   Infatti c’è un passaggio, nella relazione di quest’anno sulla situazione del Paese, che mi pare molto importante. Si dice che la società italiana da più anni è interessata ad un processo formativo
Qualche anno fa questo processo formativo si cercava di realizzarlo in maniera piuttosto improvvisata. Ed erano calati un po’l’attenzione e il credito nei riguardi della scuola circa la possibilità di dare risposte alle esigenze e domande educative. Si mandavano i propri figli a scuola, però ogni famiglia si impegnava in proprio per il corso d’inglese, di basic, di ginnastica, di karatè ecc. . Inaltri termini, daparte delle famiglie si sollecitavano i propri figli ad un processo educativo di cui la scuola non diventava il momento sintetico vissuto. Si cercava di trovare momenti e sollecitazioni aldi fuori della scuola.
   Oggi, invece, c’è un ritornare alla scuola per chiedere ad essa un adeguamento di capacità, di risposta ad una domanda educativa non è fatto dai quanta, ma è fatto dal quantum. E quindi e anche una considerazione, oggi, di impostazione, di rinnovamento, di adeguamento, non (come io ho detto altre volte) aggiungendo dessert o antipasti, ma cercando di irrobustire il contenuto vero di quello che deve essere il rapporto e il dialogo educativo, che deve essere compreso in notevole importanza ma non in maniera esaustiva nella scuola.
   Credo che qui a Sogliano ci sia questa esigenza, mi pare che ci sia questa domanda. E devo ringraziare il Sindaco ed anche i rappresentanti di enti pubblici e privati di questa collaborazione, di questa attenzione al momento scolastico, di questo sentire realmente la scuola come il luogo dove la comunità civile fonda, garantisce, investe su se stessa.
   Io chiudo con un augurio.
   Al professore Palamà mancava il calcolatore, alle generazioni che vengono oggi il calcolatore lo stiamo dando. Speriamo che le generazioni postume del prof. Palamà, qui a Sogliano, sappiano fare col calcolatore le stesse cose che Egli ha saputo fare senza averlo. E’ l’augurio che io faccio a questa comunità, ricordandomi del saper leggere, scrivere e far di conto.
   Un grande salentino (me lo ha ripetuto spesso Donato Valli!) soleva dire che la gente del Salento forse per parecchio tempo non ha saputo leggere, ma ha sempre saputo scrivere. Oggi dobbiamo andare a scuola soprattutto per saper leggere quella civiltà, che anche coloro i quali non sapevano leggere, i nostri avi, hnno saputo scrivere. Perché, se sappiamo leggere le cose che i nostri avi hanno saputo scrivere, sapremo certamente per il futuro leggere, scrivere e far di conto.

                                                                                Domenico Maria Amalfitano
                                                                              Sottosegretario di Stato al Ministero della Pubblica Istruzione 

mercoledì 7 agosto 2013

MDCC anniversario dell’editto di Costantino occasione di confronto ecumenico ed interetnico


A settembre del 2010, nel corso di un viaggio in Serbia per visitare gli antichi monasteri  ortodossi, visitai anche la Cattedrale di Belgrado, presso il Patriarcato della Chiesa Ortodossa Serba. Ambienti questi in cui circolava l’idea grandiosa di celebrare nel 2013 a Nis [ovvero nell’antica Naisso, appartenente alla provincia romana di Mesia, che è la città natale dell’imperatore romano Costantino I] il 1700° anniversario dell’editto di Milano con l’intervento del Pontefice romano, di tutti i Patriarchi ortodossi e dei leader delle varie Confessioni prrotestanti.
Si pensava infatti che l’occasione e il luogo geografico [Nis è a sud di Belgrado, da cui dista 220 chilometri] potessero essere l’appropriata area “neutra” per lo storico appuntamento.  Purtroppo nel mettere in pratica la suddetta idea, fu constatato che vari settori della società serbo-ortodossa, a causa di irrisolti problemi storici con i  cattolici croati, relativi a fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale, si opponevano alla presenza del Papa. Pertanto l’evento giubilare dell’Editto durante il corrente anno viene celebrato dalle varie Chiese con proprie iniziative.
Ad esempio: a) per la Chiesa ortodossa di Serbia, il Presidente della Repubblica, Tomislav Nikolič, insieme al Patriarca ortodosso, Irinej, ha costituito a tal fine un apposito Comitato nazionale, di cui fanno parte anche rappresentanti della Chiesa Cattolica e delle Comunità protestanti locali; b) dalla Chiesa cattolica serba sono stati programmati incontri sia di preghiera che culturali; in particolare nel maggio scorso, da parte dell’arcidiocesi di Belgrado e di quella di Jacovo in Croazia, è stato organizzato un Simposio su “Costantino e la libertà religiosa”, iniziato a Srjem,  città di S. Girolamo, dove l’imperatore fu educato, e conclusosi a Belgrado; c) la celebrazione più importante da parte cattolica avrà luogo a Nis nei giorni 20 e 21 settembre 2013 con l’intervento dell’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola: s’inizierà con una Via Crucis per le vie della città in memoria della Croce di Cristo, riscoperta a Gerusalemme dalla madre di Costantino, S. Elena, e in memoria della croce che sarebbe apparsa a Costantino nel 312, alla vigilia della battaglia di Ponte Milvio; si concluderà con una solenne concelebrazione, che avrà luogo nell’ampio stadio comunale, in quanto si prevede una grande afflusso di fedeli, provenienti sia dai Paesi balcanici che da altri Stati del mondo; d) a Milano è stata già allestita nel Palazzo Reale la mostra “Costantino 313 d.C.”, ideata dal Museo Diocesano in collaborazione con forze diverse, dalle università lombarde ad alcuni dei più prestigiosi musei del mondo. Infatti  con oltre duecento opere è stato realizzato un percorso storico-artistico relativo alla Mediolanum capitale dell’Impero d’occidente; e) nel prossimo mese di ottobre ci sarà anche una mostra su Costantino nel Braccio Carlo Magno in Vaticano, con reperti romani del Museo nazionale di Belgrado; f) il prossimo 8 ottobre a Belgrado per la prima volta sarà eseguita l’opera musicale “In Hoc Signo”, il cui libretto è stato scritto dal serbo-ortodosso Dejan Miladinovic, direttore artistico dell’Opera di Belgrado, e musicato dal cattolico mons. Marco Frisina, ben noto a noi galatinesi per aver presentato nella nostra Chiesa Matrice sue importanti composizioni
Le suddette e tante altre celebrazioni, effettuate o programmate anche a York (Gran Bretagna), Treviri (Germania), Arles (Francia), Smirne (Turchia) e Petroneil-Carnuntum (Austria) sono da ritenere non solo opportune, ma assolutamente doverose, poiché l’editto imperiale, emanato a Milano 1700 anni fa, ha impresso una svolta fondamentale alla storia dell’umanità.

Flavius Valerius Aurelius Costantinus nacque probabilmente nel 280 da Costanzo Cloro ed Elena. L’imperatore Diocleziano aveva nominato Costanzo Cloro augusto, cioè imperatore, insieme a Galerio, in un periodo storico caratterizzato dalla divisione in quattro parti dell’Impero, delle quali due rette da “augusti” (ovvero imperatori) e le altre due rette da “cesari” (ovvero designati a succedere agli imperatori).
Costantino era in Britannia col padre quando costui morì combattendo contro i barbari (306).  Egli venne subito acclamato imperatore dalle truppe già comandate da Costanzo Cloro. Per reazione venne eletto a Roma  Massenzio, figlio del  tetrarca Massimiano, che il 28 ottobre 312 venne sconfitto da Costantino nella battaglia di Ponte Milvio, in località Saxa Rubra. Fu in quell’occasione – secondo la leggenda tramandata dallo storico Eusebio, vescovo di Cesarea – che  all’imperatore apparve una croce nel cielo con la scritta “in hoc signo vinces”.
Nel febbraio del 313 Costantino (280 – 337) [che era al potere come augusto insieme a Licinio (250 – 325)], emanò l’editto di Milano, con il quale permise ad ogni suddito dell’Impero di scegliere la religione secondo la propria coscienza, rendendo così lecita la religione cristiana, che tanto era stata perseguitata in passato, particolarmente da Diocleziano.
Le celebrazioni del 2013 serviranno a ricordare al mondo che tale editto è alla base dei valori cristiani della civiltà europea. L’Arcivescovo cattolico di Belgrado, Stanislav Hocevar, ha affermato che le stesse possono essere un’opportunità per avviare un dialogo più profondo nel campo dei valori culturali e religiosi, insieme al dialogo ecumenico e interreligioso. Anche il Mufti di Belgrado, Muhamed Jusufspahic, ha sottolineato l’importanza dell’editto di Milano per i credenti di tutte le religioni.
A conclusione di questo articolo conviene accennare al fatto che in ordine alla presunta apparizione in cielo del segno della croce di Cristo, gli studiosi sono andati alla ricerca di riferimenti astronomici, che potrebbero giustificare la famosa visione, avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 ottobre 312. In particolare l’astronomo Fritz Heiland del Planetario di Jena, dopo aver ricostruito il cielo del 312, notò che proprio nell’autunno di quell’anno Giove, Saturno e Marte, tre pianeti molto luminosi, si trovavano vicini ed allineati tra le costellazioni del Capricorno e del Sagittario. Una tale configurazione potrebbe essere stata interpretata come  segno di buon auspicio. Lo stesso Heiland ha anche appurato che il 27 ottobre 312 subito dopo il tramonto campeggiava nel cielo la costellazione del Cigno, detta appunto “Croce del nord”.    
Interessante a questo proposito è l’affresco di Piero della Francesca, intitolato “il sogno di Costantino”, nel quale è riprodotto il cielo stellato relativo all’evento, dove un angelo dall’aspetto di cigno porge una croce all’imperatore.
Comunque tutti gli studiosi concordano sul fatto che l’imperatore Costantino dopo la visione fece incidere sui labari delle proprie truppe la lettera greca Χ (chi), simbolo di Cristo, essendo essa l’iniziale del nome del Redentore scritto in greco Χριστός  ovvero Christòs (secondo l’alfabeto latino).

Pietro Congedo