domenica 28 settembre 2014

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi dei morti in combattimento dal luglio al dicembre 1917, dei morti per malattia in linea di combattimento dal 1915 al 1917, dei dispersi in combattimento nel 1917 e dei morti per malattia contratta in servizio dal 1915 al 1917



Nell’agosto del 1917 il generale Cadorna, che lungo il fronte disponeva di oltre mezzo milione di uomini e sul fiume Isonzo poteva contare su 3750 cannoni e 1900 bombarde, contro i 430 cannoni e i 1250 pezzi campali degli austriaci, preparava l’XI battaglia dell’Isonzo, della quale alle 5.30 del giorno 19  scattò l’ora zero.
La fanteria attaccò su tutto il fronte, mentre sul Carso i reparti della III Armata facevano breccia in tre punti e al di là di Gorizia i soldati della II Armata avanzavano sull’Altipiano della Bainzizza con progressi fino a cinque chilometri, travolgendo 45 battaglioni austriaci, impadronendosi di diecine di cannoni e facendo 11mila prigionieri.
Ma la ritirata austriaca non fu sfruttata fino in fondo, anche perché l’artiglieria italiana avanzava faticosamente e lentamene dalle retrovie. Il Comando della II Armata sferrò allora diversi attacchi nell’intento di occupare il Monte Santo. Dopo alterne vicende le truppe italiane riuscirono ad avanzare nell’inferno di fuoco delle granate con cui gli austriaci  bersagliavano detto Monte, il quale finì completamente in mano italiana il 24 agosto.
Questo fu un successo più che altro dal punto di vista propagandistico, perché come anche la conquista della Bainzizza, sostanzialmente non modificava il bilancio strategico. Inoltre, dopo l’esaltante avanzata su detto Altopiano, in due settimane di ripetuti ed infruttuosi attacchi al Monte S. Gabriele andarono perduti 166mila uomini, dei quali 40mila erano i morti. Perciò il 19 settembre Cadorna fermò le operazioni, ordinando di passare alla difensiva.
 
Quindi l’XI battaglia dell’Isonzo fu una vittoria tecnica, che sapeva però di sconfitta.      
 
Comunque subito dopo il Comandante supremo andò in villeggiatura con la moglie nei pressi di Venezia. Il 19 ottobre ritornò calmo, riposato, tranquillo e soprattutto convinto che non ci sarebbe stata un’offensiva austriaca fino alla primavera del 1918. Egli rimaneva di questa opinione anche di fronte alle rivelazioni di disertori dell’esercito nemico che parlavano di attacco imminente da parte di austriaci e tedeschi: addirittura la mattina del 24, quando era già cominciato il bombardamento nemico, egli disse ai suoi ufficiali di artiglieria di far risparmiare munizioni in vista di un inevitabile attacco sul Carso.
 
Invece le batterie austriache e tedesche dalle ore 2.00 della notte tra il 23 e 24 ottobre  avevano aperto il fuoco lungo un fronte di 30 chilometri con intensità e precisione tali da mettere fuori combattimento le postazioni di artiglieria italiane, gli osservatori e linee di comunicazione, dando così inizio alla ‘XII battaglia dell’Isonzo’. Questa è detta anche ‘battaglia di Caporetto’, perché austriaci e truppe scelte tedesche in breve sfondarono il fronte a Caporetto, piccolo paese sull’Isonzo, nel settore difeso dalla II Armata. La sorpresa, i dissensi e gli errori dei capi militari e gli equivoci nella migliore condotta difensiva da adottare, uniti ad un diffuso senso di stanchezza e di sfiducia che trapelava qua e là fra le truppe italiane, duramente provate dalle precedenti undici battaglie dell’Isonzo, agevolarono il successo del nemico, che in breve tempo riuscì a travolgere il nostro dispositivo di difesa e a rioccupare tutto il Friuli e parte del Veneto. Fortunatamente le Armate III e IV riuscirono a ripiegare ordinatamente, attestandosi sul fiume Piave e collegandosi attraverso il Monte Grappa con il fronte del Trentino, che aveva resistito all’attacco.
 
Intanto era crollato il fronte orientale, poiché in Russia nel corso di dilaganti sommosse popolari, causate da carestia e fame nonché dall’incessante propaganda dei socialisti contro la guerra, i soldati incaricati di ripristinare l’ordine avevano finito col fare causa comune con gli insorti. Nella confusione che ne era seguita lo zar Nicola II aveva abdicato ed erano andati al potere i socialisti moderati (menscevichi) con a capo Kerenskij, il quale cercò di continuare la guerra contro la Germania, ma l’esercito si rifiutava di combattere, fuggendo dinanzi al nemico. In autunno un ulteriore aggravamento della situazione portò alla cosiddetta “rivoluzione di ottobre”, effettuata dai socialisti estremisti (bolscevìchi) con a capo V. U. Lenin, il quale in  dicembre concluse un armistizio con i Tedeschi. Questo rese possibile agli Imperi Centrali di concentrare tutte le loro forze in occidente.
 
L’anno 1917 si concluse, dunque, in maniera disastrosa per le potenze dell’Intesa.         
       
a) Elenco dei caduti in combattimento dal luglio al dicembre 1917
1) [n. 114 dell’elenco generale] Sergente Maggiore di Fanteria Morelli Luigi, nato il --.--.1891, celibe, morto a Vertoiba il 13 luglio 1917. 
2) [n. 115 e. g.] Soldato di Fanteria Musardo Cosimo, nato il --.---.1892, celibe, morto al Monte Pasubio il 15.07.1917. 
3)[n. 116 e. g.] Soldato di artiglieria Romano Vincenzo, Nato il 05.01.1894, celibe, morto a Lovisa il 25.07.1917.
4)[n.117 e.g.] Soldato di Fanteria Gabrieli Angelo nato il 28.10.1881, celibe, morto a Santa Maria la Longa 16.07.1917.
5) [n. 118 e. g.] Soldato di Fanteria Gugliersi Pasquale, nato a Noha il 24.07.1878, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 100 il 04.08.1917.  
6) [n. 119 e.g.] Soldato di Fanteria D’Amico Santo, nato il 19.04.1878, coniugato, morto a Kursarsi il 04.08.1917.
7)[n. 120 e. g.]  Soldato di Cavalleria Colazzo Giovanni, nato il --.--.1891, celibe, morto sul Monte Santo il 19.08.1917.  
8)[n. 121 e. g.] Soldato di Fanteria Masciullo Paolo, nato il 26.10.1896, celibe, morto sul Campo il 23.08.1917.
9)[n. 122 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Specchia Michele, nato a Noha il 23.09.1887, coniugato, morto a Quota 100 il 24.08. 1917.
10)[n. 123 e. g.] Soldato di Fanteria Palma Pietro, nato il --.--.----, celibe, morto a Vertoiba il 25.08.1917.
11) [n. 124 e. g.] Soldato di Fanteria Mariano Giuseppe, nato a Noha il 12.08.1883, coniugato, morto a Quota 126 il 26.08.1917. 
12) [n. 125 e. g.] Soldato di Fanteria De Paolis Salvatore, nato il 21.05.1985, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo 148 il 27.08.1917.
13)[n. 129 e. g.] Soldato di Fanteria Mengoli Giuseppe, nato il 25.07.1897, celibe, morto nella LI Sezione Sanità il 30.08.1917.
14)[n. 126 e. g.] Soldato Mitragliere Nobile Francesco, nato il 03.10.1890, celibe, morto sul Campo il 09.09.1917. 
15) [n. 127 e. g.] Soldato di Fanteria Gaballo Antonio, nato il 28.05.1887, coniugato, morto sul Campo il 12.09.1917.
16) [n. 128 e. g.] Soldato di Fanteria Romano Annunziato, nato a Collemeto il 23.03.1883, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 231 il 15 ottobre 1917.
17) [n. 130 e. g.] Soldato del Genio Solino Antonio, nato il 23.01.1898, celibe, morto sul Campo il 24 ottobre 1917.
18) [ n. 131 e. g.] Sergente Mitragliere Romano Antonio, nato il 18.11.1889, morto a Bolzano sul Tagliamento il 02.11.1917.
19) [n. 132 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Giovanni, nato a Noha il 02.01.1898, celibe, morto a Monte Fiore il 18.11.1917.
20) [ n. 133 e. g.] Soldato di Fanteria Morciano Paolo, nato il 24.03.1897, celibe, morto in un’ambulanza chirurgica della III Armata il 14 dicembre 1917.
21) [n. 134 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Micheli Vincenzo, nato l’01.01.1897, celibe, morto a Zenson del Piave il 30.11.1917.
22) [n. 135 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Trento Alfredo, nato il 06.04.1896, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 131 il 25.11.1917.
23) [n. 136 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Serafino Salvatore, nato il --.--.----, celibe, morto a Capitello del Bettigno il 30.11.1917.
24) [ n. 137 e. g.] Soldato mitragliere Tabella Salvatore, nato il 23.11.1888, celibe, morto a Monte Fiore il 05.12.1917.
25) [n. 138 e. g.] Soldato di Fanteria Mengoli Santo nato il 29.05.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n.315 il 15.12.1917.
26) [n. 139 e. g.] Soldato di Fanteria Bettini Giuseppe nato l’11.03.1893, celibe, morto nella LXXIX  Sezione di Sanità il 21 dicembre 1917.
 
b) Elenco dei morti per malattia in linea di combattimento dal 1915 al 1917
1) Soldato di Fanteria Giaccari Luigi, nato il 20.11.1894, celibe, morto nell’Ospedale da Campo di Lovico il 30.11.1915.
2) Soldato di Fanteria Stefanizzi Pantaleo, nato il 12.06.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 104 il 10.02.1916.
3) Soldato di Cavalleria D’Acquarica Alessio, nato a Noha l’11.09.1891, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Spresiano il 21.04.1916.
4) Soldato di Fanteria Gabrieli Antonio, nato il 15.03.1895, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Cigini il 10.05.1916.
5) Soldato di Fanteria Caprioli Giuseppe, nato il 18.11.1896, celibe, morto in Ospedale da Campo il 14 settembre 1916.
6) Soldato di Fanteria Papadia Francesco, nato il 09.03.1916, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 222.
7) Soldato di Fanteria Serafino Michele, nato a Noha il 29.02.1884, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 117 il 12.12.1916.
8) Soldato di Fanteria Contaldo Pietro, nato il 25.11.1886, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 35 il 03.02.1916.  
9) Soldato di Fanteria Basile Giovanni, nato il --.--.1882, celibe, morto nell’0spedale da Campo n. 23 il 15.02.1917.
10) Soldato Granatiere Santoro Pietro, nato il --.--.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 230 il 26.02.1917. 
11) Soldato di Fanteria Manca Pietro, nato il 22.03.1896, coniugato, morto nell’Ospedale della C.R.I. il 22.03.1917.  
12) Soldato di Fanteria Romano Cesario, nato a Collemeto il --.--.1894, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 58 il18.02.1917. 
13) Soldato di Fanteria Arcudi Santo, nato il --.--.1897, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 107 il 26 maggio 1917. 
14) Soldato di Fanteria Chittani Leonardo, nato a Noha il -.-.1887, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 107 il 17 giugno 1917.
 
c) Elenco dei dispersi in combattimento nel 1917 e dichiarati presunti morti
1) [n. 34 e. g.] Soldato di Fanteria Ucini Raffaele, nato il 16.11.1884, coniugato, disperso a Gorizia il 21.08.1917.
2) [n. 35 e.g.] Soldato di Fanteria Anglani Paolo, nato il 26.11.1898, celibe, disperso alla Bainzizza il 26.08.1917.  
3) [n. 36 e. g.] Soldato di Fanteria Mariano Vincenzo, nato a Noha il 18.04.1891, celibe, disperso in località sconosciuta il 26 agosto 1917.
4) [n. 37 e. g.] Soldato dei Mitraglieri Fiat Arcodi Tommaso, nato il --.--.1895, celibe, disperso in località sconosciuta il 28.08.1917.  
5) [n. 38 e. g.] Soldato di Fanteria De Paolis Biagio, nato il 05.07.1886, celibe, disperso a Valle del Gargano il 30.08.1917.
6) [n. 39 e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Donato, nato a Noha l’11.12.1889, celibe, disperso a Monte S. Michele il 04.09.1917.
7) [n. 40 e. g.] Soldato di Fanteria Damiano Pietro, nato il 09.11.1898,celibe, disperso nella Bainzizza il 27.09.1917.  
8) [n. 41 e. g.] Soldato del 271° Battaglione Palamà Pietro, nato il 29.03.1880, coniugato, disperso nell’affondamento della nave Citta di Bari il 05.10.1917.
9) [n. 41 e. g.] Soldato del 271° Battaglione Ricchiuto Salvatore, nato il 10.06.1876, coniugato, disperso nell’affondamento della nave Città di Bari il 05.10.1917.
10) [n. 43 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Tudisco Angelo, nato a Noha il 15.11.1890, coniugato, disperso a Valle Idrio il 25.10.1917.
11) [n.44 e. g.] Soldato di Fanteria Todisco Giuseppe, nato il 23 marzo 1887, coniugato, disperso nel ripiegamento delle Truppe il 24.10.1917.
12) [n. 45 e. g.] Caporale del Genio Minatori Tundo Pietro, nato l’01.01.1889, coniugato, disperso a Feltre il 26.10.1917.
13) [ n. 46 e. g.] Soldato Mitragliere Campa Cesare, nato il 18.04.1891, celibe, disperso nella ritirata di Caporetto il 26.10.1917.
14) [n. 47 e. g.] Soldato di Fanteria Zuccaro Carmine, nato il 06.11.1895, celibe, disperso al Monte S. Michele il 25.10.1917.
 
d) Elenco dei morti per malattia contratta in servizio dal 1915 al 1917
1) Primo Capitano della Difesa Costiera Panico Giuseppe, nato l’11.08.1868, coniugato, morto a Monacizzo (TA) il 03.08.1915. 
2) Soldato del 266 Battaglione M.T. Papadia Salvatore, nato il 26 aprile 1877, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Lecce il 7 settembre 1915.
3) Soldato di Fanteria Romano Giovanni, nato 28 agosto 1896,celibe, morto nell’Ospedale Militare di Salerno.    
4) Soldato di Fanteria Maiorano Giuseppe, nato il 02.10.1890, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Caserta il 15.02.1916 
5) Soldato di Fanteria Virgilio Salvatore, nato il 07.12.1891, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Rovigo il 23.10.1915. 
6) Soldato … Specchia Vincenzo, nato a Collemeto il --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Faenza il 27.12.1915.  
7) Soldato di Fanteria Marti Giuseppe, nato il 25.11.1896, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Caserta il 20.02.1917.                        
8) Soldato di Fanteria Grandioso Giuseppe nato --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Udine l’11.03.1917. 
9) Soldato di Fanteria Nuzzo Salvatore, nato il --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Catania il 23 marzo 1917. 
10) Sergente  di … Greco Germano, nato l’01.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Roma il 30.09.1917.
11) Soldato dei Bersaglieri Virgilio Luigi, nato il 12.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Bari il 06.12.1917.
 
Note e considerazioni
Non è possibile individuare sull’atlante tutti i luoghi in cui sono caduti in combattimento soldati galatinesi, in quanto si tratta spesso di località insignificanti dal punto di vista geografico.
Tuttavia, consultando dizionari enciclopedici o navigando su internet, si è potuto verificare che:
- l’Altopiano della Bainzizza si trova a nord-est di Gorizia ed è bagnato a ovest dal fiume Isonzo;
- Monte Santo è a nord-est di Gorizia, sulla propaggine meridionale della Bainzizza, bagnato a sud-ovest dal fiume Isonzo;
- Bolzano al Tagliamento è frazione  di Morsano al Tagliamento, Comune (ora di 2875 abitanti) della Provincia di Pordenone, che si trova tra il Veneto e la Provincia di Udine;
- Santa Maria la Longa è un piccolo Comune in Provincia di Udine, che ha ora 2429 abitanti;
- Spresiano è un Comune, ora di circa 12000 abitanti, che si trova nella Provincia di Treviso;
- Vertoiba è una frazione di S. Pietro Vertoiba, che si trova nella periferia sud-est di Gorizia;
- Zenson del Piave è un piccolo Comune, ora di 1825 abitanti, nei pressi del quale ebbero luogo aspri scontri tra italiani e austro-ungarici sia nel novembre 1917 che nel giugno 1918;
- Monte Pasubio è un massiccio calcareo situato al confine tra le province di Vicenza e Trento, sul quale durante la XI battaglia dell’Isonzo la prima linea passava proprio per il crinale a cui appartiene la cima più alta (metri 2239).

Questi riferimenti geografici insieme alle date di morte dei soldati consentono di affermare con relativa sicurezza che dei caduti in combattimento, di cui all’elenco a, i primi 16 (da Morelli a Mengoli) sono morti nell’XI  battaglia dell’Isonzo, mentre gli altri 10 (da Solino a Bettini) avrebbero  perduto la vita durante la XII battaglia e la ritirata fino al fiume Piave, che ne seguì.

Analogamente i dispersi in combattimento, di cui all’elenco c, sarebbero presumibilmente morti nella XI battaglia quelli dal n.1(Ucini) al n. 7(Damiano), e nella XII gli altri dal n. 10 (Tudisco) al n. 14 (Zuccaro).

Per quanto riguarda i 26 caduti in combattimento dell’elenco a (di cui 17 erano fanti e i coniugati 8): di due non è stato possibile stabilire l’età, cinque avevano superato i 30 anni, cinque erano ventenni, uno diciannovenne, mentre tredici  erano di età compresa tra i 21 e i 29 anni.

Dei 14 dispersi contenuti nell’elenco c (fra i quali  i fanti erano 8 e i coniugati 6) nove erano al disotto dei 30 anni, dei quali  due avevano addirittura 19 anni, mentre gli altri cinque ne avevano 30 o più.

Il fante Manca Pietro, morto il 22 marzo 1917(v. elenco b), aveva avuto 4 figli dalla moglie Simone Maria Antonia, la quale non si risposò e visse fino all’età di 101 anni.
 
Di fronte alla dura realtà rappresentata dalla guerra, prevista di breve durata, che invece in oltre ventinove mesi di aspri combattimenti era stata causa di tanti lutti anche per Galatina, era ora necessario “ricominciare”, partendo da posizioni molto più arretrate e precarie di quelle del 1915, e di conseguenza si rivelava più che mai indispensabile per le famiglie dei combattenti galatinesi l’opera del Comitato di Assistenza Civile, a suo tempo istituito dal lungimirante sindaco Vito Vallone.
 
Pietro Congedo

domenica 21 settembre 2014

Da "amministrazione del fare" a Giunta del "quieta non movere”? - Dieci proposte a costo zero a chi, con fiducia, ho votato nel 2012


Nel 2012 ho votato con fiducia per l’Amministrazione Comunale attualmente in carica, perché convinto che essa, operando nella legalità, sarebbe stata “un’amministrazione del fare”, e quindi capace di restituire a Galatina, almeno in parte, l’antico ruolo di “città”, il quale sembra ormai quasi del tutto compromesso. A distanza di oltre due anni ritengo, perciò, opportuno richiamare l’attenzione di detti Amministratori su alcuni argomenti ed emergenze, che indico qui di seguito, i quali meritano tutti di essere presi in considerazione con sollecitudine.
1°- La necessità di restituire bellezza e decoro a Piazza San Pietro, salotto della Città, mediante la rimozione delle sovrastrutture costruite da privati su suolo pubblico dinanzi ai vari bar; rimozione questa che è anche prevista da una recente legge emanata dal Governo Renzi.
2°- L’urgenza di vietare la “profanazione” della suddetta piazza con manifestazioni richiedenti un palco addossato al sagrato della Chiesa Madre, la cui bellissima facciata barocca viene così “degradata” a far da sfondo a sfilate di moda, a spettacoli canori e di ogni altro tipo, impedendo di fatto che l’intera piazza venga costantemente riservata al godimento sia dei cittadini che dei turisti, che giungono sempre più numerosi (anche in virtù del recente progetto “bridge turistico” tra le città di Lecce e Galatina), fermandosi estasiati ad ammirare le nostre bellezze artistiche.
3°- L’opportunità di disporre definitivamente che tutte le manifestazioni pubbliche, finora effettuate in piazza San Pietro, abbiano luogo in altri spazi dell’abitato; in particolare, quando è previsto l’afflusso di una grande folla, potrà essere utile l’ampio  piazzale, denominato “Area Falcone e Borsellino”, sito al di là di via Tevere, tra via Molise e via Arno, il quale allo stato attuale non potrà più essere sede del mercato settimanale: proprio questo piazzale mediante qualche semplice adattamento potrà essere per sempre la sede di tutti i grandi eventi cittadini.
4°- La necessità di non persistere nella cessione [per un pugno di euro!] di suolo pubblico ad esercizi commerciali privati, poiché le numerose concessioni già date, oltre a creare difficolta ai pedoni che non trovano liberi i marciapiedi, hanno alterato, naturalmente in peggio, l’aspetto architettonico di strade e piazze della Città e per questo andrebbero revocate;
5°- Imporre in modo perentorio la rimozione dei “ruderi” di un distributore di benzina disattivato da anni, che deturpano la nostra bella piazza Alighieri proprio nel punto in cui giornalmente si fermano gli autobus da o per Lecce e paesi della Provincia;
6°- Provvedere alla restituzione di integrità e decoro al piazzale alberato antistante la Stazione Ferroviaria mediante:
· la rimozione dell’obsoleto ed inattivo distributore di carburante “Energia Siciliana”, sito nell’angolo sud-ovest, e del chiosco per giornalaio, anch’esso chiuso e inattivo, che è nell’angolo sud-est;
· la revisione della concessione di suolo pubblico fatta a favore del chiosco-bar, sito nell’angolo nord-ovest, del quale è stata quasi triplicata la superficie coperta con una stabile costruzione in legno (assolutamente non autorizzabile) con pavimento di plastica, che è stata realizzata sotto gli annosi alberi di pino, i quali rischiano ora di seccare.      
7°- Il recupero mediante una pulizia radicale e l’eventuale sistemazione a giardino pubblico della zona triangolare di suolo edificatorio, appartenente al Comune, attigua al nuovo Asilo-Nido e compresa tra viale Don Bosco e via S. Vincenzo de Paoli. Tale zona, essendo  fittamente coperta di alti rovi, che insieme a vigorosi cespugli di oleandro formano un grande ricettacolo per topi ed altre bestiole repellenti, rappresenta un grave pericolo per i bambini che presto frequenteranno  l’Asilo.
8°- Viale Don Bosco è un abituale parcheggio di camion particolarmente all’altezza dei numeri civici  22, 24, 26, 28, 30 e 32, ma coloro che abitano in corrispondenza dei numeri dal 28 al 32 hanno tutti i giorni di fronte alle proprie case da tre a quattro automezzi di grosse dimensioni. Questo può tornare gradito a proprietari dei camion, che abitano al n. 28, ma non a chi abita al n. 32, il quale rinunzierebbe volentieri a “tanto privilegio”; infatti tempo fa ha chiesto l’intervento dei Vigili Urbani, ma gli è stato detto che è il Comune ad essere inadempiente, in quanto non ha provveduto alla realizzazione di una specifica area di parcheggio per camion e pullman. Mi domando: poiché il Comune di Galatina ha a suo tempo ottenuto un cospicuo finanziamento per la costruzione di un ‘megaparcheggio’, che è stato ubicato tra via  Europa e via Ippolito De Maria, in prossimità del Complesso Fieristico, non sarebbe il caso che una sezione dello stesso fosse stabilmente utilizzata come posteggio diurno e notturno di grandi automezzi?
9°- Considerato che è già stato completato il tratto sud-ovest della tangenziale, il quale tratto collega le strade per Sogliano e per Noha a via Gallipoli, è quanto mai opportuno rivedere lo stradario della Città, provvedendo in particolare a togliere dal “limbo” di contrada Notaro Jaco il nome di Beniamino De Maria, unico uomo di Governo galatinese della storia: un nome così importate per Galatina è bene che sia attribuito alla nuova arteria o a parte di essa.
10°- Con il trasferimento del mercato settimanale in via Ippolito De Maria e nei contigui spazi del Quartiere Fieristico è sorto ovviamente il problema di fornire quella zona  di servizi igienici. Nell’immediato sono stati noleggiati tre “bagni mobili” e frettolosamente collocati, uno accanto all’altro, in un piccolo slargo, coperto di rifiuti e poco distante dal punto in cui  ha inizio via I. De Maria, come diramazione della strada per Lecce. Si è così  al massimo della precarietà igienica, poiché chi si trovi nel ‘settore alimentari’ del mercato ed abbia un’impellente “necessità” deve percorrere distanze notevoli, per portarsi praticamente fuori dall’area mercatale. Ma non era evidente l’opportunità di distribuire i tre bagni mobili in tre diversi punti di tale area? Tuttavia, considerato che chissà fra quanti decenni Galatina potrà avere un’area mercatale appositamente costruita, è quanto mai opportuno costruire dignitosi bagni in muratura nel ‘megaparcheggio’, che attualmente ospita un mercato molto frequentato anche da numerosi forestieri.

Si noti che la maggior parte delle proposte avanzate nel presente articolo  sono realizzabili a costo zero ed  in tempi relativamente brevi.
La Giunta Municipale, che non metterà in atto tali proposte o altre similari, non potrà definirsi “amministrazione del fare”, perché sarà di fatto diventata “amministrazione del quieta non movere”.

Pietro Congedo

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi dei morti in combattimento dal 1° luglio 1916 al 30 giugno 1917 o dispersi dal giugno 1915 al giugno 1917


La controffensiva austriaca e il grave pericolo corso dalla Nazione nel Trentino per la “spedizione punitiva” accrebbero il malcontento della classe politica liberale nei confronti dello Stato Maggiore e degli interventisti di ogni tendenza verso il Governo Salandra – Sonnino. Il Ministro della Guerra, generale Zupelli in un memoriale, consegnato all’inizio del 1916 al presidente del Consiglio, sottolineava la modestia dei risultati conseguiti dall’esercito, la crisi di sfiducia in cui le truppe rischiavano di precipitare, la necessità di concentrare l’attacco sul Carso e l’urgenza di proseguire l’offensiva già nell’inverno.

Lo stesso Ministro dopo una visita al fronte espose, d’intesa con Salandra e Sonnino,  le proprie tesi al generale Cadorna. Questi, dopo averlo ascoltato con apparente comprensione, temendo che il Governo intendesse sostituirlo, il 2 febbraio 1916 presentò le proprie dimissioni, le quali  furono regolarmente respinte e, quindi, seguite da una campagna giornalistica sollecitata da lui stesso. Questa  fu una “vera apoteosi” del Capo di Stato Maggiore, il quale ottenne che Zupelli fosse mandato al fronte e sostituito con il Generale Paolo Morrone. A questo punto Salandra si dimise, soprattutto affinché si desse vita ad una compagine ministeriale con la partecipazione di tutti i partiti interventisti. Il nuovo Governo, detto di concentrazione nazionale, fu presieduto da un vecchio patriota, Paolo Boselli.

Nei primi giorni dell’agosto 1916 ebbe luogo la VI battaglia dell’Isonzo iniziata con l’attacco al Monte S. Michele alle 15,30 del giorno 6. Tre Brigate italiane, pur con gravi perdite, conquistarono la vetta, mentre altre due si spinsero fino alle ultime case del paese di San Martino. Nella notte i contrattacchi, sferrati da reparti ungheresi, vennero respinti. Il giorno seguente si ebbe il completo crollo delle difese nemiche e quella tetra collina, sulla quale in oltre un anno di guerra erano caduti oltre 19mila nostri soldati, fu saldamente in mano agli italiani. Questi, arrivati  in cima, vagavano stupefatti tra cadaveri in putrefazione, casse di munizioni e bossoli vuoti,  stivali anneriti, pezzi di fucile e zaini vuoti. Tutti provavano immenso disgusto alla vista dell’enorme numero di vermi biancastri, che affioravano dal suolo e contorcendosi strisciavano vero i corpi inanimati, se ne cibavano per poi riemergere dalle occhiaie vuote e dalle bocche semiaperte (v. M. Thompson, La guerra bianca, Milano, 2012, p.188).    
Un violento contrattacco austriaco fu poi respinto e l’8 agosto le truppe italiane conquistarono Gorizia. Le stesse truppe, però, non riuscirono ad andare oltre, pur lottando ostinatamente contro il nemico, che infliggeva loro altre gravi perdite.
Nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1916 ebbero luogo rispettivamente la settima, l’ottava e la nona battaglia dell’Isonzo, con le quali le truppe italiane non registrarono progressi decisivi,  perché esauste da un anno di massacranti combattimenti.    
L’inverno 1916-’17 fu uno dei più rigidi e deprimenti dall’inizio del conflitto e non contribuì certo a sollevare lo spirito combattivo delle truppe, depresso anche  dalle gravi e crescenti difficoltà della popolazione civile, che avvertiva una sempre maggiore mancanza di manodopera, di viveri e di materie prime.
La decima battaglia dell’Isonzo iniziò il 12 maggio 1917 e durò tre settimane, durante le quali le truppe italiane ebbero 150mila vittime, di cui 36mila morti, mentre 7300 furono i caduti austriaci.
La decima battaglia ebbe un seguito lontano dal Carso. Infatti Cadorna lanciò un’offensiva sull’Altopiano di Asiago, dal quale nel 1916 nella lotta contro la “spedizione punitiva” si era riusciti a ricacciare solo in parte gli Austriaci, i quali tenevano ancora saldamente una catena di colline, tra cui il Monte Ortigara, un deserto roccioso alto circa 2000 metri.
Il 10 giugno 1917 i soldati delle Divisioni XXIX e LII, in tre assalti successivi, arrivarono quasi alla cima, muovendosi nel fango prodotto da una pioggia torrenziale. Ma  rimasero intrappolati sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, davanti ai reticolati intatti, subendo perdite fino al 70%.
A causa della pioggia insistente i combattimenti furono ripresi il 18 giugno e il giorno seguente i soldati della LII Divisione si aprirono la strada fino alla cima dell’Ortigara. Vi rimasero  fino al 25, resistendo a bombardamenti e contrattacchi, finché le truppe d’assalto nemiche non li spazzarono via con gas e lanciafiamme. Morirono in totale 25mila italiani, senza alcun risultato apprezzabile.

Caduti in combattimento dall’01.07.1916 al 30.06.1917
1)[n. 59 dell’elenco (e.) generale (g.)] Caporale di Fanteria Capano Giuseppe, nato il 20.03.1895, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n.57 l’11.07.1916.
2) [ n. 60 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Giovanni nato il 20 ottobre 1896, celibe, morto nell’Ospedale da Campo 113.
3) [ n. 61 e. g.] Soldato di Fanteria Masciullo Raffaele, nato il --.—1894, celibe, morto a Romantona il 14.07.1916.
4) [n. 62 e. g.] Sotto Tenente dei Bersaglieri Tundo Giuseppe, nato il 25.04.1890, celibe, morto a Monte Zebio il 22.07.1916.
5)[n.63 e. g.] Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 15.03.1893, celibe, morto a Cassone di Graffemberg il 07.08.1916.
6) [ n. 64 e. g.] Soldato di Fanteria Buttazzo Paolo, nato il 07.07.1893, celibe, morto a Cassone di Graffemberg il 07.08.1916.
7) [ 65 e. g. ] Soldato di Fanteria Dolce Domenico, nato il 04.10.1890, celibe, morto a Palmanova l’11.08.1916.
8) [n. 66 e. g. ] Soldato di Fanteria Mariano Paolo, nato il 27.04.1894 a Noha, coniugato, morto a Nova Was il 13.08.1916.
9) [ n. 67 e. g.] Soldato d’artiglieria Duma Castese, nato il 07.01.1883, celibe, morto alla Sezione Sanità il17.08.1916.
10) [n.68 e. g.] Soldato di Fanteria Indo Marino, nato 16.02.1886, celibe, morto a Vertoiba il 06.1896.
11) [n.69 e. g.] Soldato di Fanteria Cagnazzo Vincenzo, nato 10.03.1896 a Collemeto, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Milano l’08.09.1916.
12) [n. 70 e. g.] Soldato di Fanteria Candido Vito Antonio, nato il 18.02.1891, coniugato, morto nell’Ospedale Chirurgico Mobile il 15.09.1916.
13) [n. 71 e. g.] Caporale di Fanteria Bruno Pier Luigi, nato il 22.11.1888, celibe, morto a Plava il 16.09.1916.
14) [n. 72 e. g.] Soldato di Fanteria Silindri Francesco, nato il 25.04.1887, celibe, morto a Quota 238 il 16.09.1916.
15) [n. 73 e. g.] Soldato di Cavalleria Perrone Paolino, nato il 28.04.1991 a Collemeto, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 48 il 17.09.1916.
16)[n. 74 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Giuseppe Venturi, nato il --.--.1889, celibe, morto a Oppacchiasella il 17.09.1916.
17) [n.75 e. g.] Soldato di Fanteria Gabrieli Donato, nato il 26.09.1885, celibe, morto a Gabry – Coveusè il 13 ottobre 1916.
18) [ n. 76 e. g.] Soldato di Fanteria Leuzzi Pietro, nato il 14 agosto 1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 60 il 29 ottobre 1916.
19) [ n. 77 e. g.] Soldato bombardiere Greco Antonio, nato il 22.10.1886, celibe, morto a Valle delle Rose l’01.11.1916.
20) [n.78 e. g.] Soldato bombardiere Papadia Giovanni, nato il 12.09.1889, celibe, morto Valle delle Rose l’01.11.1916.
21) [n. 79 e. g.] Soldato di Fanteria Liguori Pietro, nato il 02.02.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 237 il 02.11.1916.
22) [n. 80 e. g.] Soldato di Fanteria Sorrento Gaetano, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 71 il 04.11.1916.
23) [n. 81 e. g.] Soldato di Fanteria Beccarrisi Fioramante, nato il 05.02.1894, celibe, morto a Dolina il 04.11.1916.
24) [n.82 e. g.] Soldato di Fanteria Buono Biagio, nato il 20.10.1893, celibe, morto a Walek – Triboch il 04.11.1916.
25) [n. 83 e. g.] Soldato di Fanteria Antonaci Raffaele, nato il 01.09.1887, coniugato, morto in Trincea il 10.11.1916.
26) [n.84 e. g.] Soldato di Fanteria Dogali Francesco, nato il 17.03.1887, celibe, morto l’11.11,1916.
27) [n.85 e. g.] Soldato di Fanteria Colaci Giuseppe, nato l’11.02.1891, coniugato, morto a Oppacchiasella il 31.10.1916.
28) [n. 86 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Leonardo, nato il 22.10.1885, coniugato, morto sul Campo il 01.12.1916.  
29) [n. 87 e. g.] Soldato di Fanteria Antonaci Cesario, nato l’11.05.1888, celibe, morto sul Campo il 10.02.1917. 
30) [n. 88 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Pietro, nato il 17.06.1697, celibe, morto in Val Maora il 18.02.1917.
31) [n. 89 e. g.] Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il --.--.1881, celibe, morto a S. Marco di Gorizia il 10.09.1917.  
32) [n. 90 e. g.] Soldato di Fanteria Japizio Pietro Valerio, nato il 15.02.1882, coniugato, morto a Quota 1050 il  18.02.1917.
33) [n. 91 e. g.] Soldato di Fanteria Vergaro Lorenzo, nato il 16.03.1895 a Noha, celibe, morto il 10.03.1917. 
34) [n. 92 e. g.] Soldato di Fanteria Vallone Pietro, nato il --.--.1892, celibe, morto in Ospedale da Campo il16.03.1917.
35) [n. 93 e. g.] Soldato di Fanteria Marra Paolo, nato il --.--.1881, celibe, morto il 17.03.1917.
36) [n. 94 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Giuseppe, nato il --.--.----, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 141. 
37) [n. 95 e. g.] Soldato di Fanteria Afferro Pietro, nato il 02.12.1991, celibe, morto a Monte Faiti il 26 marzo 1917.
38) [n. 96 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Pietro, nato il 02.09.1887, coniugato, morto nella XXXV Sezione di Sanità il 26.03.1917.
39) [n. 97 e. g.] Soldato di Fanteria Falchetti Francesco, nato il --.--.----, coniugato, morto nell’ Ospedale da Campo n. 79 il 30.03.1917.
40) [n. 98 e. g.] Soldato di Fanteria Filieri Giuseppe, nato il 03.05.1893, celibe, morto a Vertoiba il 29.04.1917.
41) [n. 99 e. g.] Soldato bombardiere Giugno Pietro, nato l’01.01.1891, celibe, morto a Donetachi il 04.05.1917.
42) [n. 100 e. g.] Soldato di Fanteria Dell’Anna Donato, nato il --.--.1895, celibe, morto a Fogliano Veneto il 04.05.1917. 
43) [n. 101 e. g.] Soldato di Fanteria Serafino Giuseppe, nato il 10.01.1896, morto al 121° Reparto Someggiato il 09.05.1917. 
44) [n. 102 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Fortunato, nato il --.--.1896, celibe, morto al 149° Reparto Someggiato’ il 10.05.1917.
45) [n. 103 e. g.] Sergente di Fanteria Santoro Cesario, nato il 27.07.1892, coniugato, morto a Dosso Faiti di Bellaggio il 13.05.1917.
46) [n. 104 e. g.] Soldato di Fanteria Cirieggio Giuseppe, nato il 24.03.1897, celibe, morto a Dente del Faiti il 14.05.1917.  
47) [n. 105 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Giovanni, nato il 27.04.1883, coniugato, morto a Monte Faiti il 17.05.1917.
48) [n. 106 e. g.] Soldato del Genio Zappatori Frassanito Giovanni, nato --.--.1897, celibe, morto a Monte Cucco il 16.05.1917. il 16.05.1917.
49) [ n. 107 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Paolo, nato il --.--.1897, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 106 il 17 maggio 1917. 
50) [n. 108 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Mariano Giuseppe, nato il --.--.---- a Noha, celibe, nell’Ospedale da Campo n.22 il21.05.1917.  
51) [n. 109 e. g.] Soldato di Fanteria Serafini Giuseppe, nato il --.--.1895, celibe, moto a Quota 238 il 23.05.1917.
52) [n. 110 e. g.] Soldato bersagliere Perrone Vito, nato l’01.05.1888, celibe, morto nel Vallone di Janina il 23.05.1917.
53)[n. 111 e. g.] Soldato di Fanteria Nobile Antonio, nato il 20.01.1893,celibe, morto a Quota 208 il 24.05.1917. 
54) [n. 112 e. g.] Caporale di Fanteria Martines Carlo, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 60 il 07.06.1917. 
55) [n. 113 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Fedele, nato il 22.08.1894, celibe, morto a Monte Magli il 22.06.1917.

Dispersi in combattimento e dichiarati presunti morti dal giugno 1915 al giugno 1917
1) Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 02.05.1992, celibe, disperso a Fidi-Blasi- Tripolitania[1] il 28.06.1915.
2) Caporale dei Bersaglieri Coluccia Salvatore, nato il 19.08.1891, celibe, disperso a Tarbuna -Tripolitania il 28.06.1915.
3) Soldato di Fanteria Cudazzo Biagio, nato il 27.11.1893, disperso a Tabrue – Tripolitania il 28.06.1915.
4) Soldato dei Bersaglieri Masciullo Martino, nato il 29.01.1891, celibe, disperso a Tarbuna – Tripolitania il 28.06.1915.
5) Soldato dei Bersaglieri Papadia Antonio, nato il 14.01.1892, celibe, disperso a Tarbuna – Tripolitania il  28.06.1915.
6) Soldato del Genio Tundo Giovanni, nato il 16.10.1891, celibe, disperso a Monfalcone il 30.06.1915.
7) Soldato di Fanteria Ciccardi Pietro, nato il 22.06.1896, celibe, disperso a Tecut – Libia il 18 luglio 1915.
8) Soldato di Fanteria Ucini Pasquale, nato il 05.09.1889, celibe, disperso a Monte S. Michele il 19.07.1915.
9) Soldato di Fanteria Latino Santo, nato il 26.07.1887, celibe, disperso a Monte S. Michele il 20.07.1915.
10) Soldato di Fanteria Congedo Saverio, nato il 26 maggio 1891, celibe, disperso a Bosco Castelnuovo il 24.07.1915.
11) Soldato di Fanteria D’Amico Salvatore, nato il 25.02.1892, celibe, disperso a Monte S. Michele il 26.07.1915.
12) Caporale di Fanteria Manna Cosimo, nato il 27.07.1886, coniugato, disperso a Monte S. Michele il 26.07.1915.
13) Soldato di Fanteria Tarantino Varese, nato il 03.01.1892, celibe, disperso il 26.07.1915. 14) Soldato di Fanteria Rigliaco Giuseppe, nato il 17.09.1992, celibe,  disperso a Bosco Triangolo il 23.09.1915. 
15) Soldato di Fanteria Stefanelli Pietro, nato il 13.09.1890, coniugato, disperso a Bosco Lancia il 21.10.1915.
16) Soldato di Fanteria Zappatore Antonio, nato il 28.03.1889, celibe, disperso a S. Martino del Carso il 24.10.1915.  
17) Soldato di Fanteria De Micheli Vincenzo, nato il 22.11.1895, celibe, disperso a Bosco Lancia il 05.11.1915. 
18) Soldato di Fanteria Stefanelli Vincenzo, nato il 27.03.1994, coniugato, disperso a Monte          S. Michele il 30.12.1915.
19) Soldato di Fanteria Attico Umberto, nato il 07.01.1896, celibe, disperso a Bosco Laghetto 18.06.1916.
20) Soldato di Fanteria Zonara Luigi, nato il 13.02.1995, celibe, disperso, a Gorizia il 06.08.1916.
21) Soldato Granatiere Mariano Giuseppe, nato a Noha il 02.01.1896, celibe, disperso a Welich – Kribat il 14.08.1916.
22) Soldato di Fanteria Pignatelli Michele, nato a Noha il 02.01.1891, celibe, disperso a S. Caterina il 14.08.1916. 
23) Soldato di Fanteria Nocco Antonio, nato a Noha il 07.10.1896, celibe, disperso a Monte Cimone il 23.10.1916.
24) Soldato di Fanteria Tundo Leonardo, nato il 30.04.1889, celibe, disperso a Vertoiba il 13.10.’16.
25) Soldato di Fanteria Rossetti Angelo, nato il 04.11.1889,celibe, disperso a Segeti il 02.11.1916.
26) Soldato Bersagliere Dell’Anna Pietro, nato il --.--.----, celibe, disperso a Quota 126 – Carso il 19.11.1916.
27) Soldato di Fanteria Candido Vitantonio, nato il 02.11.1888, coniugato, disperso nell’affondamento della Minas il 15.02.1917.
28) Soldato di Fanteria Santese Pietro, nato il 22.01.1891, celibe, disperso nell’affondamento della Minas il 15.02.1917.                          
29) Soldato di Fanteria Giannini Pasquale, nato il 24.04.1897, celibe, disperso a quota 1050 il 09.04.1917.
30 Caporal Maggiore Mitragliere Rigliaco Giuseppe, nato 02.01.1893, celibe, disperso a Montello del Carso il 14.05.1917.
31) Soldato di Fanteria Gaballo Giuseppe, nato il 06.01.1878, coniugato, disperso a Dosso Faiti il 14.05.1917.
32) Soldato di Fanteria Castrioto Salvatore, nato il 28.12.1879, celibe, disperso a Quota 238 il 30.05.1917.
33) Soldato di Fanteria De Matteis Domenico, nato il 01.05.1889, celibe, disperso sull’Hermada il 06.06.1917.
              
Considerazioni
La mancanza di viveri e di materie prime, di cui è stato fatto cenno nel paragrafo 1, fu molto sentita, poiché il Governo aveva istituito le requisizioni generali di vettovaglie e disposto che il grano e gli altri generi di prima necessità per la popolazione civile venissero distribuiti, peraltro in misura limitata, dalle Prefetture per pronti contanti ai Comuni, che dovevano provvedere al servizio annonario con tesseramento obbligatorio dei generi alimentari.
Anche a Galatina fu istituito l’Ente Autonomo di Consumo e la panificazione statale fu assunta dal Municipio, che riuscì a non far mancare il pane in nessun giorno dell’anno, mentre in molti Comuni spesso non si panificava anche per vari giorni. Affinché questo non accadesse nella nostra Città, il lungimirante sindaco Vito Vallone si avvaleva dell’opera dell’industriale Pietro Laporta, che  poneva a servizio del pane di Stato i propri ben attrezzati molino e panificio e, se necessario, anticipava il denaro per il pagamento delle assegnazioni prefettizie di frumento. Proprio in virtù dell’impegno del Laporta, nonostante la cattiva qualità del grano (spesso importato dal Messico), la qualità del pane a Galatina, abburattato all’85%, fu sempre della stessa fattura, ben cotto e meglio lavorato.   

Confrontando le date di morte dei caduti in combattimento, di cui al paragrafo 2, con quelle delle varie battaglie, indicate nel par. 1, si può con buona approssimazione affermare che i primi quaranta combattenti sarebbero morti nel corso delle battaglie dell’Isonzo, VI,VII,VIII e IX, mentre gli ultimi 15 sarebbero state vittime della X battaglia dell’Isonzo e della seguente offensiva sull’Altipiano dei Sette Comuni, della quale fa parte anche la battaglia dell’Ortigara.    
Il maggior tributo di vittime fu quello dai reggimenti di Fanteria, infatti dei 55 caduti 47 erano fanti, mentre 3 erano soldati bombardieri, 2 bersaglieri, 1 artigliere, 1 soldato di cavalleria e 1 geniere.
Dei caduti in combattimento 3 erano ventenni, la maggior parte era di età compresa tra i ventuno e i ventinove anni, mentre 10 avevano trenta o più anni, ma nessuno aveva superato il 35°.
I celibi erano 44, mentre 11 erano coniugati senza figli.
Dei 33 soldati dispersi, indicati nel paragrafo 3, i primi cinque scomparvero tutti il giorno 28 giugno 1915 in Tripolitania, mentre il 7° risultò  disperso il successivo 18 luglio sempre in Libia. Nell’affondamento della nave Minas (15.02.1917) scomparvero altri due fanti, mentre i rimanenti venticinque militari dispersi sarebbero verosimilmente morti nel corso delle prime dieci battaglie dell’Isonzo. 
Alle famiglie di tutti i morti galatinesi, sia accertati che presunti, non mancò il conforto morale e materiale del Comitato di Assistenza a suo tempo istituito dal sindaco Vito Vallone.

Pietro Congedo

[1] Il fronte della Grande Guerra in Libia ed Egitto fu un fronte di breve durata, che si aprì nei deserti libici, dove la tribù dei Senussi era insorta e aveva procurato diecine di vittime, aprendo il fuoco contro il posto di pattuglia italo-inglese di Sollum (sul confine libico-egiziano) il 14 novembre 1915. Due giorni dopo 300 Senussi attaccarono il Monastero di Zaura a Sidi el Barrani. Intervennero reparti di soldati italiani e inglesi, i quali con cruenti scontri a fuoco scacciarono gli assalitori.
L’impero Ottomano e la Germania sostenevano i Senussi, che, ritiratisi nel deserto, continuarono a compiere sabotaggi, impegnando italiani e inglesi in difficili atti di repressione. Tuttavia nel maggio 1916 fu conclusa una pace per la quale gli Alleati riconoscevano maggiore autonomia ai Senussi. Nell’intera campagna le vittime italiane e inglesi  furono 800 morti e 2000 feriti, mentre quelle libiche furono in totale 4000.  

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi di chi cadde in battaglia fra il 24 maggio 1915 ed il 30 giugno 1916



L’Italia era entrata in guerra in un momento favorevole per l’Austria-Ungheria e la Germania, le quali, vittoriose nella battaglia di Gorlice (5 maggio 1915), erano decisamente passate alla riscossa sul fronte orientale, cioè contro Russia e Serbia. Di fronte alle incertezze dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano (dovute al ritardo della mobilitazione generale, alla scarsezza di armi e di munizioni, alla mancanza di un piano militare preparato con cura, all’inconsistenza dei servizi segreti ecc.) ed alle deficienze dei primi attacchi e contrattacchi delle nostre truppe, gli austriaci ebbero buon gioco ad occupare importanti posizioni, ritirandosi sul loro confine militare, generalmente in alto su montagne dominanti valli e pianure del Veneto e del Friuli, nelle quali correva il confine italiano del 1866.   

A meno di un mese dall’inizio delle ostilità si giunse ad uno scontro durissimo, feroce, contrassegnato da battaglie sanguinose che segnarono piccoli e spesso insignificanti passi avanti del nostro esercito, costati la morte di diecine di migliaia di soldati.
Dal 23 giugno al 7 luglio 1915 ebbe luogo la prima battaglia dell’Isonzo, quindi dal 18 luglio al 3 agosto la seconda, dal 18 ottobre al 4 novembre la terza, dal 10 novembre al 2 dicembre la quarta.

Con queste battaglie vennero raggiunti obiettivi del tutto insoddisfacenti rispetto alle forze impiegate e alle vittime sacrificate negli scontri: gli Italiani avevano passato il fiume Isonzo ma non erano riusciti a raggiungere le teste di ponte di Gorizia e di Tolmino, tenute saldamente dal nemico. Le perdite erano state gravissime: 62.000 morti e 170.000 feriti al 30 novembre 1915. Svaniva, quindi, l’illusione della “guerra breve”, lasciando il posto ad un impressionante senso di scoramento o di odio verso chi aveva voluto la guerra e chi la gestiva.

Scoramento e odio che sarebbero aumentati nel secondo anno di guerra, il 1916, poiché gli Austriaci, passati all’offensiva, riconquistarono posizioni raggiunte a caro prezzo qualche mese prima dal nostro esercito, al quale inflissero gravi perdite anche durante la quinta battaglia dell’Isonzo sferrata senza successo da Cadorna l’11 marzo. Inoltre il 15 maggio 1916 gli stessi Austriaci misero in atto nel Trentino fra i fiumi Adige e Brenta la strafespedition (= spedizione punitiva), proprio nell’intento di punire l’Italia che, disdetta la “triplice alleanza”, si era unita alle potenze dell’ “intesa”.

L’azione, preparata con cura e condotta con ingenti forze, in un primo momento ebbe successo, infatti alcuni reparti austriaci giunsero fino ad Asiàgo e alla pianura veneta, minacciando da vicino Vicenza. Ma i cardini, su cui si saldava il fronte del Trentino con quello del Veneto, resistettero eroicamente, permettendo al Comando Italiano di passare alla controffensiva e di riconquistare, sia pure solo in parte, le posizioni perdute. Perciò il 16 giugno la spedizione punitiva fu sospesa dal generale Conrad, che l’aveva promossa. Il 25 dello stesso mese gli Austriaci cominciarono a ritirarsi dietro le loro ben preparate difese. Essi lasciavano Asiago ed altre città dell’Altopiano saccheggiate e bruciate e tra morti e feriti avevano perduto circa 50mila uomini, mentre le perdite italiane ammontavano alla spaventosa cifra di 147mila unità.

Fra le diecine di migliaia di soldati italiani morti in combattimento dal 24 maggio 1915 al 30 giugno 1916, c’erano i seguenti n. 58 (cinquantotto) galatinesi, per ognuno dei quali Ruggero Rizzelli nella sua opera “GALATINA per la IV ITALIA, Tipografia Gizzi – Galatina, 1921” ha fornito i dati anagrafici insieme al luogo e alla data di morte.

1)Soldato nel 29° Fanteria Tundo Andrea, nato il 24.04.1889, celibe, morto a S. Martino del Carso il 30.06.1915. 
2) Sergente Maggiore nel 47° Fanteria De Vito Giuseppe, nato il 26.03.1890, coniugato, morto a Bosco Castelnuovo il 05.07.1915. 
3)  Soldato del 47° Fanteria Tundo Salvatore, nato il 06.08.1890, celibe, morto a Sagrado il 05.07.1915.
4)  Caporale nel 16° Fanteria Perrone Gaetano, nato a Noha il 06.10.1895, celibe, morto sul Campo il 18.07.1915.
5) Caporal Maggiore nel 6° fanteria Sabella Vito, nato 15.09.1892, celibe, morto a Tecut (Libia) il 09.07.1915.                      
6) Carabiniere mobilitato Della Giorgia Domenico, nato il 09.07.1888, celibe, morto a Monte Podgora il 19.07. 1915. 
7) Soldato nel 47° Fanteria Duma Pietro, nato il 08.09.1890, celibe, morto a Bosco Cappuccio il 20.07.1915.
8) Sergente Maggiore nel 10° Fanteria Capani Antonio, nato il 27 maggio 1888, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 64 il 21.07.1915.
9) Sergente Maggiore nel 27° Fanteria Mollona Giuseppe, nato il 10.03.1891, celibe, morto alle pendici del Podgora il 23.07.1915.
10) Soldato nel 47° Fanteria Scrimieri Maurizio, celibe, n. il 21.04.1888 - m. il 26.07.1915 sul Campo.
11) Sotto Tenente nel 139° Fanteria Villani Gaetano, nato 13.06.1896, celibe, morto sul Monte S. Michele il 26.07.1915.
12) Soldato nel 140° Fanteria Tundo Pietro, nato 23.05.1888, coniugato, morto sul Monte S. Michele il 26.07.1915.
13) Soldato nel 47° Fanteria Marra Antonio, nato il, 25.09.1888,celibe, morto sul Monte S. Michele il 26.07.1915.
14) Sergente nel 140 Fanteria Tabella Pietro, nato il 13.08.1886,coniugato, morto sul Monte S. Michele il 26.07.1915.
15) Soldato nel 142° Fanteria Castrioto Luigi, nato il 13.08.1886, celibe, morto a Castelnuovo il 26.07.1915.
16) Soldato nei Bersaglieri Bandello Pietro, nato il 27.01.1890, celibe, morto a Mesole il 05.08.1915.
17) Soldato nel 162° Fanteria Vallone Liborio, nato il 19.11.1894, celibe, morto a Bosco Varagno il 25.08.1915. 
18) Soldato nel 140° Fanteria Palmieri Giuseppe, nato il 18.06.1991, celibe, morto a Bosc0 Cappuccio il 06.09.1915.
19) Soldato nel 145° Fanteria Nisi Pietro, nato il 07.06.1895, celibe, morto nell’Ospedale da Campo della C.R.I. il 15 settembre 1915.
20) Soldato del 2° Bersaglieri Romano Giuseppe, nato a Collemeto il 28.02.1889, celibe, morto a Prà di Bertoldi il 26.09.1915.
21) Soldato nel 146° Fanteria Mele Luigi, nato il 22.06.1894, celibe, morto a Strua di Pontaro il 12.10.1915.
22) Sotto Tenente nel 63° Fanteria Congedo Pantaleo, nato il 22.04.1895, celibe, morto a S. Pietro all’Isonzo il12.10.1915.
23)  Soldato nel 140° Fanteria Tundo Salvatore, nato il 15.10.1888, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n.98 il 22.10.1915.
24) Soldato nel 39° Fanteria Duma Natale, nato il 02.01.1895, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 9 il 22.10.1915.
25) Soldato  nel 63° Fanteria Mele Salvatore, nato l’08.071893, celibe, morto a Collina di Oderzo il 23.10.1915.
26) Soldato del 10° Fanteria Margiotta Paolino, nato il 29.06.1888, coniugato, morto a S. Martino il 24.10.1915.
27) Soldato nel 64° Fanteria Chirivì Salvatore, nato il 20.02.1894, celibe, morto ad Altissimo del Carso il 30.10.1915.  
28) Soldato nel 64° Fanteria Guido Michele, nato a Noha il 29 maggio 1888, celibe, morto a S. Pietro all’Isonzo il 29.10.1915.
29) Soldato nel 112 Fanteria Carratta Antonio, nato il 29 gennaio  1891, celibe, morto a Sagrado il 02.11.1915.
30) Capitano nel 2° Bersaglieri Ferrarese Giuseppe, nato il 20 maggio 1886, celibe, morto a Sella di S. Martino del Carso il 02.11.1915.
31) Soldato nel 139° Fanteria Caputo Nicola, nato il 04.05.1893, celibe, morto a Monte Cappuccio il 07.11.1915. 
32) Soldato nel 123° Fanteria Ciccardi Paolo, nato il 3 luglio 1894, celibe, morto alla Sezione di Sanità 21.11.1915.
33) Soldato nel 67° Fanteria Zante Romolo, nato il 06.06.1893, celibe, morto a Monte S. Michele il 25.11.1915.
34) Caporale nel 12° Bersaglieri Antonaci Pompilio, nato il 30 gennaio 1891, celibe, morto a Conca di Plezzo il 26.11.1915.
35) Soldato nel 76° Fanteria Duma Santo, nato il 23.03.1895, celibe, morto a Ronchi il 02.01.1916.
36) Soldato nel 3° artiglieria Arcudi Angelo, nato il 02 ottobre 1888, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 45 il 10.01.1916.
37) Caporale nel 154° Diso Luigi, nato il 13 giugno 1895, celibe, morto a Valle Pennica il 17 gennaio 1916.
38) Soldato nel 19° Fanteria Mele Biagio, nato il 23.01.1889,coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Ravenna il 28.01.1916.
39) Sergente nel 5° Fanteria De Lorenzis Pietro, nato il 10.09.1892, celibe, morto nelle Trincee di Ranville il 20.03.1916.
40) Soldato nel 219° Fanteria Marra Pietro, nato il 07.04. 1891, celibe, morto a Soglie di Campiglio il 23.05.1916.
41) Soldato nel 218° Fanteria Luceri Paolo, nato il 07.12.1896, celibe, morto sul Campo il 26.05.1916.
42) Caporale nel 213° Fanteria Mele Pietro, nato il 03.05.1896, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 96 il 29.05.1916.
43) Soldato nel 218° Fanteria Rizzo Pietro, nato il 21.08. 1896, celibe, morto a Valle dei Signori il 30.05.1916.
44) Soldato nel 19° Fanteria Mele Giuseppe, nato il 20.02.1889, coniugato, morto a Sagrado il 12.06.1916.
45) Soldato del 6° Fanteria Giannini Salvatore, nato il 29.09.1896, celibe, morto a Conca di Plezzo il 17 giugno 1916.
46) Soldato nel 72° Fanteria Valente Luigi, nato il 20.05.1895, celibe, morto sul Campo il 18.06.1916.
47) Sotto Tenente nel 139° Fanteria Tondi Tommaso, nato a Noha l’ 08.04.1896, celibe, morto a Valle delle Mandrille il 20.06.1916.  
48) Soldato nel 64° Fanteria Lauria Carmine, nato il 15.07.1895, celibe, morto a Monte Sfin il 23.06.1916.
49)  Soldato nel 64°Fanteria Congedo Enrico, nato l’ 11.01.1892, celibe, morto a Monte Sfin il 23.06.1916.
50) Soldato del 64° Fanteria Rossetti Nicola, nato il 02.02.1896, celibe, morto a Monte Sfin il 23.06.1916.
51) Soldato nell’85° Fanteria Notaro Paolo, nato il 29.12.1896, celibe, morto a Monte Pasubio il 28.06.1916.
52) Soldato nel 15° Fanteria Blago Ettore, nato il 25.02.1896, celibe, morto a Schio il 28.06.1916.
53) Soldato nel 10° Fanteria Perrone Salvatore, nato a Collemeto il_ _, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 239 il 29 giugno 1916.
54) Soldato nel 10 Fanteria Masciullo Pasquale, nato il 24.04.1887, coniugato, morto a Monte Cappuccio il 29.06.1916.
55) Soldato nel 19° Fanteria Rigliaco Fedele, nato il 03.01.1883, coniugato, morto a Monte S. Michele il 29.06.1916.
56) Caporal Maggiore nel 30° Fanteria Marra Giuseppe, nato il 07.10.1895, celibe, morto a Monte S. Martino il 29.06.1916.
57) Caporal Maggiore nel 10° Fanteria Giurgola Giovanni, nato il 27.07.1889, celibe, morto Monte Cappuccio 29.06.1916.
58) Soldato nel 219° Fanteria Vincenti Giuseppe, nato il 27.10.1893, celibe, morto alle Soglie di Campiglio, il 30.06.1916.

Da quanto sopra esposto per ognuno dei 58 caduti si evince quanto segue: 
-  ben 52 facevano parte di reggimenti di Fanteria, mentre 3 erano bersaglieri, 1 era carabiniere e un altro artigliere;
-  erano tutti al di sotto dei trent’anni, infatti il n.1 dell’elenco, soldato Tundo Andrea, e il n.30,  capitano Giuseppe Ferrarese, che erano i più anziani, avevano ventinove anni; il n. 4, Perrone Gaetano, e il n. 11, Villani Gaetano, entrambi col grado di sotto tenente, erano diciannovenni; i ventenni  erano dodici, tra cui il sotto tenente Congedo Pantaleo, mentre  tutti gli altri avevano un età compresa tra i 22 e i 27 anni;
-  solo otto erano coniugati senza figli, mentre cinquanta erano celibi;
- Tundo Andrea, De Vito Giuseppe e Perrone Gaetano sarebbero caduti nella I battaglia dell’Isonzo;  Della Giorgia Domenico, Duma Pietro, Capani Antonio, Mollona Giuseppe, Scrimieri Maurizio, Villani Gaetano, Tundo Pietro, Marra Antonio, Tabella Pietro e Castrioto Luigi sarebbero morti combattendo nella II battaglia dell’Isonzo; Congedo Pantaleo, Tundo Salvatore, Duma Natale, Mele Salvatore, Margiotta Paolino, Chirivì Salvatore, Guido Michele, Carratta Antonio e Ferrarese Giuseppe avrebbero perduto la vita nella III battaglia dell’Isonzo, mentre Caputo Nicola, Ciccardi Paolo e Zante Romolo sarebbero caduti durante la IV battaglia dell’Isonzo;
-  ben quindici militari galatinesi morirono tra il 12 e il 30 giugno 1916, prevalentemente sull’Altopiano dei Sette Comuni (o di Asiago), dove aveva avuto luogo la “spedizione punitiva” effettuata dagli Austriaci, in particolare nella sola giornata del 29 giugno i caduti furono cinque.
Lo stillicidio di notizie di morte provocava immenso dolore alle famiglie dei caduti nonché turbamento  e lo sconforto sia a coloro che avevano congiunti in guerra che nell’intera comunità galatinese. Dolore e sconforto che il sindaco Vito Vallone e i suoi collaboratori cercavano di alleviare con tutti i mezzi a loro disposizione.  

Pietro Congedo

I galatinesi allo scoppio della Grande Guerra


La guerra dovrebbe essere intrapresa con forze adeguate alla grandezza degli ostacoli che si possono prevedere.
Questa ‘massima militare’ di Napoleone Bonaparte, peraltro conforme al comune buonsenso, fu assolutamente disattesa da chi nel 1915 aveva il potere di decidere l’entrata in guerra dell’Italia. Il 20 maggio 1915, nelle ore antimeridiane, la  Camera dei Deputati, sebbene fosse in maggioranza contraria all’intervento, sotto la pressione del Re e della parte più agitata dell’opinione pubblica finì col riconoscere, mediante voto a scrutinio segreto, poteri straordinari al Governo super interventista di Antonio Salandra, con 407 voti favorevoli e solo 74 contrari: quelli dei socialisti.
Nel pomeriggio dello stesso giorno la Camera Alta, il Senato del Regno, addirittura votò all’ unanimità a favore del Ministero.
La mobilitazione ebbe poi inizio il 22 maggio e sarebbe dovuta durare ventitré giorni, ma in effetti l’esercito fu completamente schierato a metà luglio. Pertanto il 24 maggio 1915, quando con la dichiarazione di guerra all’Austria, ebbero inizio le ostilità, il Capo di Stato Maggiore, generale Luigi Cadorna, aveva a disposizione solo 400mila uomini, schierati  su un fronte di oltre 600 chilometri, nelle pianure del Veneto e del Friuli. Perciò i lunghi preparativi per ammassare truppe sufficienti tolsero il vantaggio della sorpresa all’esercito italiano. Inoltre questo nella marcia verso est si aspettava imboscate, sabotaggi e soprattutto scontri con forze nemiche preponderanti, in quanto  agenti austriaci avevano abilmente diffuso informazioni fuorvianti.
Invece, mentre il 24 maggio le truppe asburgiche  sul fronte italiano  ammontavano a 50-70mila uomini, solo dopo tre settimane avevano raggiunto una consistenza di 200mila unità, poiché rincalzi affluivano continuamente dal fronte orientale, dove ormai Russia e Serbia erano in crisi.
Il sopraccitato voto favorevole delle due Camere, con il quale erano stati concessi poteri straordinari al Governo Salandra, fu accolto con grande gioia dalle folle che lo attendevano  nei pressi delle sedi parlamentari. Subito dopo le case della Capitale s’imbandierarono come per incanto, mentre la gente confluiva commossa e giubilante in piazza del Quirinale, acclamando il Re ed esprimendo calorosamente il proprio favore alla guerra.
La notizia di tutto questo, comunicata nella stessa giornata del 20 maggio a tutte le Autorità provinciali e comunali della Nazione, riaccese ovunque un fervore di guerra. Anche a Galatina la notizia fu appresa con vivo senso di giubilo e immediatamente venne organizzata una grande dimostrazione.
La mattina del 24 maggio i galatinesi trovarono i manifesti con il proclama del Re, affissi nella notte dall’Arma dei Carabinieri: Vittorio Emanuele III informava la Nazione della dichiarazione di guerra e chiamava alle armi il popolo d’Italia.
Le notizie del 1° giorno di guerra vennero poi tempestivamente comunicate con telegramma circolare a tutta Italia, creando ovunque entusiasmo e soddisfazione.  Per questo Galatina nella sera di quel 24 maggio 1915  con un’imponente dimostrazione partecipò alla festa che tutta la Nazione faceva  al proprio Esercito.

Intanto procedevano alacremente le operazioni relative alla mobilitazione generale, nel quadro delle quali, a norma della ‘tabella’ annessa ad un apposito manifesto, i ‘richiamati’ del Mandamento di Galatina  dovevano presentarsi al Distretto Militare di Lecce il 25 maggio 1915.
Pertanto quella mattina, molto prima della partenza del treno per il capoluogo, la stazione ferroviaria galatinese era stata già invasa da una folla enorme di ‘richiamati’ e di loro parenti ed amici, che tendeva costantemente ad ingrossarsi: i genitori e le spose dei partenti erano in prima fila sia all’interno della stazione che sul piazzale ad antistante, mentre lungo i viali adiacenti e accanto ai muri della cinta ferroviaria c’erano numerosissimi curiosi.
In un certo momento, proveniente dall’interno dell’abitato, giunse il sindaco Vito Vallone il quale, tutto compreso del grandioso avvenimento nazionale e nello stesso tempo pervaso di affetto per i propri amministrati, si recava anche lui alla stazione per salutare i partenti e porgere loro gli auguri di tutta la Città.
La folla accolse con  acclamazioni di entusiasmo il Sindaco, il quale rivolse a coloro che partivano il seguente discorso, che  Ruggero Rizzelli ha riportato integralmente nelle pp. 148 e 149 della sua opera, Galatina per la IV Italia, Tipografia Gizzi - Galatina, 1921.

« Cittadini soldati,
l’ora che volge è delle più solenni della Patria nostra!
L’Italia compostasi a grande nazione, porta nel conflitto Europeo, le sue mature aspirazioni, le sue legittime rivendicazioni; porta il pensiero di Dante, di Cavour e di Mazzini, l’unità territoriale da secoli vivamente contrastata.
La nostra inazione danneggerebbe non solo il supremo interesse nazionale, ma agli occhi del mondo passeremmo privi di cuore, di vita e di sentimento, alla maniera stessa delle più misere nazioni del continente Europeo.
Questo è il momento più opportuno di far sciogliere i secolari voti all’Italia nostra; questo è il momento di saldare i conti con l’Austria; di liberarci dal secolare nemico, di aprire il cuore alla speranza per conseguire i maggiori ed i più grandi destini dell’Italia nostra!
Cittadini soldati,
l’Augusto nostro Sovrano ha chiamato la Nazione alle armi e voi, stamane, dovete apprestarvi per dare il credo della vostra presenza.
Sì, animati da vivo amor di Patria vi vedo già rispondere presente alla chiamata del Re, all’appello patriottico della nostra nuova Italia; ed io nel porgervi il saluto e l’augurio insieme ad un felice successo al cospetto della intera nostra cittadinanza, qui convenuta per salutarvi, assumo formale impegno di farvi giungere sui campi di battaglia il conforto che qui le vostre spose, i vostri figli e i vostri congiunti sono amorosamente assistiti e soccorsi.
Della vostra partenza la Rappresentanza Municipale farà oggetto di minuto esame per prevenire i  bisogni delle vostre famiglie. Esse in me e in tutte le Opere dipendenti dal Comune troveranno l’asilo sicuro per lenire le angustie; troveranno l’appoggio materiale e morale per tutti i loro bisogni; troveranno, infine, il fulcro sicuro, vigile ed operoso per la vita loro economica e domestica.
Questo complesso di azioni e di promesse non saranno lusinghe, né vane parole, ma esse sono invece il peso della responsabilità che io, oggi, formalmente assumo, sciogliendo l’augurio fervido della vittoria per le nostre armi italiane.   
Viva l’Italia! »


Il discorso del Sindaco fu coronato da deliranti applausi, mentre giungeva in stazione un lungo convoglio sovraccarico di ‘richiamati’, che fu preso d’assalto da quelli di Galatina fra calorosi battimano ed evviva sia della popolazione che dei sopraggiunti.
Queste espressioni di patriottismo divennero più intense  alla partenza del treno e continuarono  fino alla sua scomparsa lungo la ferrovia.
In effetti il “complesso di azioni e promesse”, di cui parlava il Sindaco a conclusione del suo discorso, già il precedente 19 maggio era stato oggetto di dibattito in un’Assemblea popolare, convocata e presieduta dallo stesso 1° cittadino, la quale con la partecipazione di cittadini di ogni  classe sociale procedette alla costituzione del Comitato di Assistenza e del Segretariato del Popolo.
Il primo doveva prestare assistenza alle famiglie dei richiamati, provvedere al regolare funzionamento di tutti i servizi pubblici, prevenire e provvedere ai bisogni delle industrie e dei commerci, risolvere i problemi delle campagne (riguardo alla mano d’opera, ai contratti di mezzadria e di affittanza, alla conduzione delle aziende agricole), provvedere al pagamento delle pigioni delle case e soccorrere finanziariamente le famiglie dei soldati.
Il Segretariato del Popolo, eletto dal suddetto Comitato nel suo seno, aveva specifiche mansioni di assistenza diretta ai richiamati nonché alle loro famiglie.
La predetta Assemblea si riunì anche il giorno dopo per formulare un dettagliato programma di attività assistenziali e per stabilire idonei criteri di finanziamento per le stesse. In ordine a questi ultimi si ricorse innanzitutto alla sottoscrizione permanente, con l’obbligo del versamento settimanale. Ci sarebbero state poi anche altre forme di sovvenzione, per esempio: lotteria, pesca di beneficenza, ecc..
Non uno dei partecipanti all’Assemblea si sottrasse alla spontanea sottoscrizione e il ricavato degli incassi settimanali fu essenziale allo svolgimento del vasto e complesso programma assistenziale.
L’Opera di Assistenza Civile, costituita in Galatina per iniziativa del sindaco Vito Vallone, era la prima che sorgesse nella Provincia di Terra d’Otranto e servì di esempio a molti altri Comuni, tanto che il R. Prefetto pro tempore volle venire di persona per ammirarne il funzionamento e congratularsi con l’Amministrazione Comunale e con la Cittadinanza.

Pietro Congedo

Galatina disse 'si' all'Italia nella Grande Guerra


Il 28 giugno 1914 venne ucciso a Sarajevo, nel corso di una visita ufficiale, il principe ereditario austriaco Francesco Ferdinando: autore del delitto era stato uno studente serbo, Gavrilo Prìncip, coadiuvato da tre compagni, tutti come lui decisi a vendicare i popoli slavi oppressi. Alla tragica notizia l’Austria reagì inviando alla Serbia un ‘ultimatum’ di 48 ore contenente richieste durissime e, non avendo ricevuto risposte soddisfacenti, dette inizio alle ostilità, seguita dalla Germania.
Il Governo italiano fu colto di sorpresa: l’Austria, infatti, non solo aveva agito senza informare preventivamente l’Italia, ma aveva anche dato inizio ad una guerra ‘offensiva’ e ciò in aperto contrasto con quanto prevedeva il trattato della Triplice Alleanza (stipulato nel 1882 tra Austria, Germania e Italia), il quale, oltre ad avere carattere ‘difensivo’, prescriveva una ‘preventiva consultazione fra gli Stati membri  nel caso di operazioni militari tendenti a mutare lo status quo nei Balcani’. 
A buon diritto, dunque, l’Italia il 2 agosto 1914 proclamò solennemente la propria ‘neutralità’, offrendo così ai Francesi, nemici della Triplice Alleanza, la possibilità di sguarnire la frontiera alpina e di concentrare tutte le forze disponibili contro la Germania, il cui esercito aveva invaso il Belgio e avanzava verso Parigi.
L’opinione pubblica italiana era divisa fra due contrastanti correnti. Da una parte c’erano i ‘neutralisti’ (cattolici, socialisti e liberali) che sul piano parlamentare facevano quasi tutti capo a Giolitti (il quale era convinto che con trattative dirette l’Austria potesse concedere all’Italia buona parte dei territori rivendicati); dall’altra c’erano gli ‘interventisti,’ fra i quali si distinguevano posizioni ideali profondamente diverse e talora opposte. Infatti erano interventisti: i ‘nazionalisti’ di estrema destra, rappresentati dal poeta Gabriele D’Annunzio; gli ‘irredentisti’ trentini con a capo il socialista Cesare Battisti; ed infine i ‘democratici’, guidati da Leonida Bissolati e da Gaetano Salvemini, che vedevano la guerra come lo strumento necessario per far avanzare la democrazia in Europa, mettendo fine al predominio dell’Impero Asburgico su altri popoli e alla forza reazionaria ed imperialistica della Germania.
Il più autorevole esponente parlamentare dell’interventismo di destra era il presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Salandra, il quale sosteneva la necessità di entrare in guerra accanto alle potenze dell’Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) contro Austria e Germania.
I contrasti tra neutralisti e interventisti determinarono in tutta l’Italia un lungo periodo di accese discussioni e dimostrazioni talvolta violente. All’inizio sembrava che fossero prevalenti i neutralisti, ma poi divennero sempre più frequenti le “conversioni” di ‘neutralisti’ a ‘interventisti’, anche perché si pensava che la guerra sarebbe stata di breve durata. 
Numerose dimostrazioni si ebbero in tutta la Puglia, regione da cui proveniva Salandra, e Galatina non mancò all’ “appuntamento”. Infatti la sera del 3 agosto 1914 un folto gruppo di studenti del Liceo-Ginnasio “P. Colonna” chiamò a raccolta la cittadinanza. Si formò un imponente corteo che raggiunse Piazza S. Pietro, la quale divenne teatro di una grandiosa dimostrazione con diversi interventi patriottici, dopo i quali fu spedito al Capo del Governo il seguente telegramma:

                                                                                                                       “On. Salandra  ROMA
Gioventù studiosa pubblici Atenei Galatinesi plaudendo nostra dichiarazione di neutralità, quale impegno formale perché Italia scenda tosto in guerra contro secolare nemico, saluta Vostra Eccellenza ardito innovatore novella politica di salute nazionale. Le forze vive della Nazione intravedono nell’atto solenne della neutralità l’alba radiosa di giorni migliori per infuturare alla storia i più grandi destini dell’Italia nostra.
                                                                                                                  Per gli Studenti Galatinesi    Galeazzo Belli [1]

Questo messaggio degli studenti di Galatina fu apprezzato dal Presidente del Consiglio, che con sollecitudine rispose:                                                                                                                    
                                                                                                          “ Galeazzo Belli   GALATINA
Dai banchi della Scuola e dalla cattedra ho conosciuto sempre ed apprezzato la forza viva della gioventù studiosa. Ad essa, in quest’ora solenne, confido per la salute della Patria e nel ringraziare tutta la classe studiosa della patriottica città di Galatina io rinnovo l’augurio fatidico di vedere presto rinsanguato, col fulcro della gioventù italiana, l’unico mezzo oggi di sicurezza per i maggiori destini della Patria nostra.      

Salandra”

Il movimento patriottico avviato soprattutto dagli studenti italiani determinò il favore dell’opinione pubblica verso l’intervento in guerra dell’Italia, mentre sul quadrante della politica estera si avvicendavano nuovi, grandi avvenimenti.
Intanto Salandra e il suo Governo, sempre più decisi a dichiarare guerra all’Austria il 26 aprile 1915, all’insaputa del Parlamento, stipularono segretamente con le potenze dell’Intesa il cosiddetto ‘patto di Londra’, per il quale l’Italia s’impegnava a marciare contro i nemici entro 30 giorni e “avrebbe ricevuto” tutto il Sud Tirolo, Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia fino a Traù ed molte altre concessioni minori. Presto si diffusero indiscrete notizie su tale patto, mentre il Ministro degli esteri Giorgio Sidney Sonnino il seguente 1° maggio invitava il Consiglio dei Ministri a rinnegare la Triplice Alleanza. Questi fatti determinarono gravi reazioni pro e contro la guerra. Perciò il 13 maggio 1915 Salandra convinse l’intero Consiglio a presentare le proprie dimissioni. Queste, essendo considerate un grave pericolo per l’intervento nella guerra, provocarono a loro volta tante altre manifestazioni.

A Galatina la sera del 14 maggio 1915 gli studenti del Liceo-Ginnasio si erano dato convegno nel Teatro Lillo (cioè nell’attuale Sala Consiliare del Municipio). Ma, mentre erano intenti a svolgere il programma della riunione, un gruppo di neutralisti li obbligò a sciogliere la riunione. A protesta di questo atto di prepotenza, compiuto da una sparuta minoranza, la sera seguente gran parte della cittadinanza si riunì spontaneamente in Piazza S. Pietro per manifestare a favore dell’intervento e  contro la politica dei nemici interni della Patria che avevano provocato la crisi ministeriale.
Dal sagrato della Chiesa Madre, oltre al liceale Galeazzo Belli, parlarono alcune personalità e per ultimo il dott. Vito Vallone, sindaco di Galatina dall’8 agosto 1914, il quale fra l’entusiasmo generale concluse il suo discorso, proponendo l’invio al Capo del Governo dimissionario del seguente telegramma:   

On. Antonio Salandra     ROMA
Popolazione Galatinese si è riunita in gran comizio protesta contro le inframmittenze dei nemici interni della Patria e fa voti che Vostra Eccellenza rimanga al Governo quale simbolo tangibile della nostra guerra di libertà e quale fulcro sicuro per conseguire i maggiori e più grandi destini della Nazione.    
Il Sindaco: Vito Vallone

Il 16 maggio 1915 il Re, Vittorio Emanuele III, respinse le dimissioni di Antonio Salandra, il quale tornò ad essere Presidente del Consiglio dei Ministri, mentre il medesimo Sovrano minacciava di abdicare qualora il Parlamento si fosse opposto all’intervento.
Così l'Italia si avviava inesorabilmente verso la guerra.

Pietro Congedo


[1] Galeazzo Belli, proveniente da Viterbo, era nipote del direttore della “cattedra ambulante dell’agricoltura” di Galatina, prof. Ceccarelli, e frequentava il R. Liceo-Ginnasio “P. Colonna”. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario e servì la Patria come ufficiale dell’ Arma dei Carabinieri.