Il 28 giugno 1914 venne ucciso a Sarajevo, nel corso di una visita ufficiale, il principe ereditario austriaco Francesco Ferdinando: autore del delitto era stato uno studente serbo, Gavrilo Prìncip, coadiuvato da tre compagni, tutti come lui decisi a vendicare i popoli slavi oppressi. Alla tragica notizia l’Austria reagì inviando alla Serbia un ‘ultimatum’ di 48 ore contenente richieste durissime e, non avendo ricevuto risposte soddisfacenti, dette inizio alle ostilità, seguita dalla Germania.
Il Governo italiano fu colto di sorpresa: l’Austria, infatti, non solo aveva agito senza informare preventivamente l’Italia, ma aveva anche dato inizio ad una guerra ‘offensiva’ e ciò in aperto contrasto con quanto prevedeva il trattato della Triplice Alleanza (stipulato nel 1882 tra Austria, Germania e Italia), il quale, oltre ad avere carattere ‘difensivo’, prescriveva una ‘preventiva consultazione fra gli Stati membri nel caso di operazioni militari tendenti a mutare lo status quo nei Balcani’.
A buon diritto, dunque, l’Italia il 2 agosto 1914 proclamò solennemente la propria ‘neutralità’, offrendo così ai Francesi, nemici della Triplice Alleanza, la possibilità di sguarnire la frontiera alpina e di concentrare tutte le forze disponibili contro la Germania, il cui esercito aveva invaso il Belgio e avanzava verso Parigi.
L’opinione pubblica italiana era divisa fra due contrastanti correnti. Da una parte c’erano i ‘neutralisti’ (cattolici, socialisti e liberali) che sul piano parlamentare facevano quasi tutti capo a Giolitti (il quale era convinto che con trattative dirette l’Austria potesse concedere all’Italia buona parte dei territori rivendicati); dall’altra c’erano gli ‘interventisti,’ fra i quali si distinguevano posizioni ideali profondamente diverse e talora opposte. Infatti erano interventisti: i ‘nazionalisti’ di estrema destra, rappresentati dal poeta Gabriele D’Annunzio; gli ‘irredentisti’ trentini con a capo il socialista Cesare Battisti; ed infine i ‘democratici’, guidati da Leonida Bissolati e da Gaetano Salvemini, che vedevano la guerra come lo strumento necessario per far avanzare la democrazia in Europa, mettendo fine al predominio dell’Impero Asburgico su altri popoli e alla forza reazionaria ed imperialistica della Germania.
Il più autorevole esponente parlamentare dell’interventismo di destra era il presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Salandra, il quale sosteneva la necessità di entrare in guerra accanto alle potenze dell’Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) contro Austria e Germania.
I contrasti tra neutralisti e interventisti determinarono in tutta l’Italia un lungo periodo di accese discussioni e dimostrazioni talvolta violente. All’inizio sembrava che fossero prevalenti i neutralisti, ma poi divennero sempre più frequenti le “conversioni” di ‘neutralisti’ a ‘interventisti’, anche perché si pensava che la guerra sarebbe stata di breve durata.
Numerose dimostrazioni si ebbero in tutta la Puglia, regione da cui proveniva Salandra, e Galatina non mancò all’ “appuntamento”. Infatti la sera del 3 agosto 1914 un folto gruppo di studenti del Liceo-Ginnasio “P. Colonna” chiamò a raccolta la cittadinanza. Si formò un imponente corteo che raggiunse Piazza S. Pietro, la quale divenne teatro di una grandiosa dimostrazione con diversi interventi patriottici, dopo i quali fu spedito al Capo del Governo il seguente telegramma:
“On. Salandra ROMA
Gioventù studiosa pubblici Atenei Galatinesi plaudendo nostra dichiarazione di neutralità, quale impegno formale perché Italia scenda tosto in guerra contro secolare nemico, saluta Vostra Eccellenza ardito innovatore novella politica di salute nazionale. Le forze vive della Nazione intravedono nell’atto solenne della neutralità l’alba radiosa di giorni migliori per infuturare alla storia i più grandi destini dell’Italia nostra.
Per gli Studenti Galatinesi Galeazzo Belli [1]”
Questo messaggio degli studenti di Galatina fu apprezzato dal Presidente del Consiglio, che con sollecitudine rispose:
“ Galeazzo Belli GALATINA
Dai banchi della Scuola e dalla cattedra ho conosciuto sempre ed apprezzato la forza viva della gioventù studiosa. Ad essa, in quest’ora solenne, confido per la salute della Patria e nel ringraziare tutta la classe studiosa della patriottica città di Galatina io rinnovo l’augurio fatidico di vedere presto rinsanguato, col fulcro della gioventù italiana, l’unico mezzo oggi di sicurezza per i maggiori destini della Patria nostra.
Salandra”
Il movimento patriottico avviato soprattutto dagli studenti italiani determinò il favore dell’opinione pubblica verso l’intervento in guerra dell’Italia, mentre sul quadrante della politica estera si avvicendavano nuovi, grandi avvenimenti.
Intanto Salandra e il suo Governo, sempre più decisi a dichiarare guerra all’Austria il 26 aprile 1915, all’insaputa del Parlamento, stipularono segretamente con le potenze dell’Intesa il cosiddetto ‘patto di Londra’, per il quale l’Italia s’impegnava a marciare contro i nemici entro 30 giorni e “avrebbe ricevuto” tutto il Sud Tirolo, Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia fino a Traù ed molte altre concessioni minori. Presto si diffusero indiscrete notizie su tale patto, mentre il Ministro degli esteri Giorgio Sidney Sonnino il seguente 1° maggio invitava il Consiglio dei Ministri a rinnegare la Triplice Alleanza. Questi fatti determinarono gravi reazioni pro e contro la guerra. Perciò il 13 maggio 1915 Salandra convinse l’intero Consiglio a presentare le proprie dimissioni. Queste, essendo considerate un grave pericolo per l’intervento nella guerra, provocarono a loro volta tante altre manifestazioni.
A Galatina la sera del 14 maggio 1915 gli studenti del Liceo-Ginnasio si erano dato convegno nel Teatro Lillo (cioè nell’attuale Sala Consiliare del Municipio). Ma, mentre erano intenti a svolgere il programma della riunione, un gruppo di neutralisti li obbligò a sciogliere la riunione. A protesta di questo atto di prepotenza, compiuto da una sparuta minoranza, la sera seguente gran parte della cittadinanza si riunì spontaneamente in Piazza S. Pietro per manifestare a favore dell’intervento e contro la politica dei nemici interni della Patria che avevano provocato la crisi ministeriale.
Dal sagrato della Chiesa Madre, oltre al liceale Galeazzo Belli, parlarono alcune personalità e per ultimo il dott. Vito Vallone, sindaco di Galatina dall’8 agosto 1914, il quale fra l’entusiasmo generale concluse il suo discorso, proponendo l’invio al Capo del Governo dimissionario del seguente telegramma:
On. Antonio Salandra ROMA
Popolazione Galatinese si è riunita in gran comizio protesta contro le inframmittenze dei nemici interni della Patria e fa voti che Vostra Eccellenza rimanga al Governo quale simbolo tangibile della nostra guerra di libertà e quale fulcro sicuro per conseguire i maggiori e più grandi destini della Nazione. Il Sindaco: Vito Vallone
Il 16 maggio 1915 il Re, Vittorio Emanuele III, respinse le dimissioni di Antonio Salandra, il quale tornò ad essere Presidente del Consiglio dei Ministri, mentre il medesimo Sovrano minacciava di abdicare qualora il Parlamento si fosse opposto all’intervento.
Così l'Italia si avviava inesorabilmente verso la guerra.
Pietro Congedo
[1] Galeazzo Belli, proveniente da Viterbo, era nipote del direttore della “cattedra ambulante dell’agricoltura” di Galatina, prof. Ceccarelli, e frequentava il R. Liceo-Ginnasio “P. Colonna”. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario e servì la Patria come ufficiale dell’ Arma dei Carabinieri.