lunedì 12 maggio 2014

Vito Vallone, illustre medico nonché solerte e fattivo amministratore



Il 15 gennaio 1863, il dott. Filippo Mandorino, che all’epoca era l’unico medico dell’Ospedale di Galatina, rinunziò al servizio di chirurgia, conservando soltanto quello di medicina. Perciò  la neo eletta Congregazione di Carità, presieduta da Orazio Congedo e preposta alla gestione del Nosocomio, assunse per detto servizio il dott. Luigi Santoro, che “godeva della reputazione di chirurgo”. Questi prestò servizio per circa 25 anni, infatti si dimise quasi alle fine del 1887.
  La stessa Congregazione il 22 dicembre 1887 conferì l’incarico di chirurgo al dott. Vito Vallone, figlio di Giuseppe e Angela Siciliani, nato a Galatina il 9 gennaio 1856, il quale, dopo essersi laureato in medicina e chirurgia nell’Università  Napoli, aveva molto viaggiato, partecipando anche all’estero a congressi e corsi di perfezionamento di medicina e soprattutto di chirurgia.

   Egli poi, rinunciando ad importanti offerte di lavoro, accettò di essere medico condotto nalla propria Città e per ben 42 anni con costanza inaudita fu al servizio degli ammalati, specialmente dei più poveri. Assunto come chirurgo nell’Ospedale cittadino, vi prestò la propria opera per ben 27 anni con passione e competenze notevoli, distinguendosi particolarmente nel trattamento chirurgico delle ernie, che all’epoca era una novità. Pertanto ci fu nel Nosocomio un notevole afflusso di pazienti paganti che per l’85% erano di sesso maschile e spesso provenivano da paesi lontani. Così l’Istituto galatinese, che disponeva solo di risorse patrimoniali e per effetto del regolamento de1 1869 era finalizzato a curare ed assistere gratuitamente infermi poveri, a partire dal 1° gennaio 1888 con l’accoglienza e la cura di infermi abbienti, che pagavano sia l’intevento chirurgico che la degenza, cominciò ad avere nuove entrate utili al suo funzionamento.

   Vito Vallone rinunziò all’incarico di chirurgo ospedaliero nel 1914, ma non fu facile sostituirlo.  Infatti il Presidente pro tempore della Congregazione di Carità il 13 gennaio 1916, in una lettera indirizzata al R. Prefetto di Lecce, faceva presente di non essere ancora riuscito a trovare un dottore specializzato in chirurgia, “… data la tenuità dello stipendio, stabilito dalla pianta organica in lire 250, e di conseguenza era stato costretto a dare incarico al Direttore dell’Ospedale perché in ogni caso di operazioni difficili di ernia invitasse il dott. Vito Vallone, “chirurgo onorario dell’Ospedale”, che era disposto a prestare gratuitamente la propria opera.”  

   L’attività amministrativa di Vito Vallone ebbe inizio dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, che ebbero luogo il 22 luglio 1895 e furono vinte dallla lista di cui faceva parte l’ing. Antonio Vallone, fratello del Nostro. La nuova Amministrazione, presieduta dal sindaco dott. Mario Micheli, intraprese con sollecitudine iniziative tendenti a completare il totale riordino del Ginnasio-Convitto, istituto del quale  gli amministratori precedenti avevano già avviato la trasformazione in Opera Pia di Pubblica Assistenza e Beneficenza.

    Già nel corso del 1895 fu rinnovata la Commissione di Vigilanza del Convitto, istituita nel 1881 per collaborare col Rettore per il buon andamento dell’istituzione. A far parte di essa furono eletti: Vito Vallone, Alessandro Bardoscia fu Giovanni, Luigi Palma e Nicola Calò.

   Il 2 maggio 1896 fu avanzata dal Comune al Governo formale richiesta per ottenere che il Ginnasio-Convitto fosse riconosciuto Opera Pia. Richiesta questa che trovò pieno accoglimento con l’emanazione da parte del Re Umberto I del Decreto 3 marzo 1898. Lo stesso sovrano con Decreto 27 aprile 1899 approvò il relativo Statuto Organico, il cui  art. 5  al 1° comma stabiliva testualmente: “Il Ginnasio è amministrato da una Commissione composta di  un presidente e quattro membri eletti dal Consiglio Comunale nella sessione d’autunno.

   Detta Commissione fu quindi eletta con delibera consiliare n.50 / 7agosto 1899 nelle persone di: Vallone dott. Vito (presidente), Bardoscia Alessandro fu Giovanni, Palma dott. Luigi, Galluccio avv. Emilio e  De Paolis dott. Antonio (membri).

   Essa  iniziò la propria attività il successivo 20 settembre, potendo contare su una favorevole situazione economica, poiché l’esercizio finanziario1898 dell’Istituto si era concluso con un attivo di lire 11194,20. Situazione questa alla quale avevano  senza dubbio contribuito Vallone, Bardoscia e Palma, che dal 1896 al 1899 erano stati preposti, come già detto, alla Vigilanza del Convitto soprattutto per evitare gli sprechi.

   Fra i provvedimenti della  Commissione Amministrativa (C. A.) dell’Opera Pia Istituto ‘Pietro Colonna’ (in forma ridotta: Pio Istituto ‘P. Colonna’), sotto la guida di Vito Vallone (confermato alla presidenza dopo un quadriennio) val la pena ricordare i seguenti:
-          la nomina a vice-censore del Convitto conferita a Ippolito De Maria il 27settembre 1899;
-          l’aver risolto in circa cinque anni, a partire dal 1900, l’annoso problema di riordinare l’esazione di canoni e censi da tantissimi debitori sparsi in vari Comuni del Capo di Leuca, la quale per vari motivi dal 1834 era stata sempre un vero tormentone per gli amministratori del patrimonio dell’ex Università di Castro, assegnato nel 1834 alle Scuole di Galatina;
-          il rinnovo per un sessennio al sacerdote Rocco Catterina di Molina (Trento)  della nomina a direttore-rettore del Ginnasio Convitto (4 agosto 1900);
-          l’assunzione il 17 ottobre 1901 come segretario della C.A. di Donato Nicolaci che,  avendo assicurato notevole efficienza ai servizi del Convitto, dopo 5 anni fu confermato a vita;
-          l’aver risolto nell’arco di tempo compreso tra il 15 settembre 1801 e  l’8 febbraio 1904 il problema delle prestazioni perpetue dell’Istituto a favore dei parroci di Andrano, Cerfignano, Cocumola, Depressa, Diso, Marittima, Spongano e Vitigliano, ai quali dal 1834 dovevano essere corrisposti annualmente supplementi di congrua, per un importo complessivo di lire 1593,75; la soluzione trovata consisteva nell’aver chiesto e ottenuto dall’Intendenza di Finanza, che con  apposito decreto del Procuratore del Re presso la Corte d’Appello di Trani, si potesse assegnare ad ognuno dei suddetti un certificato di Rendita Pubblica al 5% acquistato nel 1894, i cui interessi annui erano pari al supplemento di congrua spettantegli;
-          l’approvazione con delibera n. 15/24 aprile 1902 di un nuovo Programma e Regolamento per il Convitto, in 46 articoli, che rappresentava il definitivo superamento degli almeno tre analoghi documenti precedenti, e prevedeva interessanti premi per i convittori meritevoli e una vasta gamma di sanzioni che era possibile infliggere a quelli indisciplinati;
-           la sostituzione tra il 1903 e il 1904 degli antiquati lumi a petrolio del Convitto con apparecchiature atte ad assicurare l’illuminazioe ad acetilene;
-          nel 1906 il giardino dell’Istituto, incolto da anni e utilizzato per la ricreazione e l’educazione fisica dei convittori, fu ceduto al floricoltore Paolino Ciotola, affinchè lo sistemasse, tracciando e inghiaiando viali, piantando alberi ed anche coltivando fiori per sua speculazione privata;
-          sempre nel 1906 fu acquistato da Felice Maggi lo stabile da lui costruito in una zona del giardino, che correva il rischio di essere venduto all’asta, perché non era stato pagato il relativo suolo edificatorio; l’acquisto a trattativa privata da parte della C.A. ebbe luogo per l’insistenza del presidente Vallone, secondo il quale la vendita all’incanto dello stesso ad un conciatore dei pelli  sarebbe stata la rovina del Convitto, a causa delle pestifere esalazioni.                        

   Proprio a Vito Vallone, va ascritto il grande merito di aver sistemato ed aperto al pubblico la Biblioteca Comunale che, essendo all’epoca annessa al Ginnasio-Convitto, era in un certo senso considerata parte integrante del Pio Istituto “P. Colonna”. 
    Detta Biblioteca, sebbene fosse stata già intitolata nel 1885 al filosofo-pedagogista Pietro Siciliani in occasione della sua morte, non era ancora fruibile da parte degli studiosi, perché la maggior parte dei suoi 7.000 volumi non erano stati ancora adeguatamente ordinati e catalogati. Un primo ordine era stato curato dal 1899 e il 1900 da Umberto Congedo, docente di lettere. Il 27 dicembre 1901 fu affidato l’incarico a catalogare libri al sopraccitato segretario Donato Nicolaci, il quale con molta cura e diligenza registrò 5.000 opere. Pertanto il Nostro il 21 luglio 1904 informò il Sindaco che Giacinto Bardoscia era stato incaricato a dirigere a titolo onorifico la Biblioteca, la quale era ormai pronta per essere aperta al pubblico.

    L’inaugurazione della stessa ebbe luogo con una certa solennità il 5 febbraio 1905.

    L’interessamento del presidente Vallone per la “Siciliani” ebbe un seguito il 16 maggio 1905 con l’inoltro al Ministero della P.I. di una richiesta tendente ad ottenere per la stessa l’autorizzazione ad avere  libri in prestito dalle Biblioteche Nazionali. Ed entro due mesi si ottenne per un triennio tale prestito da tutte le Biblioteche Governative, tramite quella di Napoli.

    Nel 1° regolamento della Biblioteca Comunale di Galatina, che è tuttora in vigore, ben 3 articoli su 14 trattano del prestito dei libri agli utenti. Vito Vallone, che firmò il documento, dava infatti molta importanza a tale prestito, che consentiva la lettura di un testo in tutte le ore del giorno, contribuendo efficacemente alla formazione dei giovani ed in particolare dei convittori.

   La monografia “P.Congedo – La biblioteca ‘Pietro Siciliani’ di Galatina” è stata dedicata dall’autore alla memoria di Vito Vallone e Beniamino De Maria, in considerazione che essi sono stati i soli amministratori pubblici, che si siamo veramente interessati di detta istituzione.   

   Le ultime deliberazioni della C.A., firmate dal Nostro, sono datate 30 giugno 1907. Dopo questa data il Liceo-Ginnasio e il Convitto “P. Colonna” avrebbero potuto guardare al futuro con ottimismo: tutto avrebbe potuto procedere come prima e meglio di prima, anche perché con R.D.30 settembre 1907 ebbe luogo la tanto attesa regificazione dell’Istituto scolastico.

   Invece nell’arco di tre anni il numero degli studenti scese da 270 a 173 e  quello dei convittori da 84 a 43. Questo perché due avversari politici del deputato repubblicano ing. Antonio Vallone cercavano con ogni mezzo di fiaccare la resistenza morale del di lui fratello Vito, che era considerato il suo migliore sostenitore. Infatti i consiglieri comunali di minoranza Bardoscia Domenico e Congedo Giuseppe nella seduta C.C. del 13 giugno 1908 accusarono in modo generico il dott. Vito Vallone di abusi finanziario-contabili, compiuti durante la gestione del Pio Istituto P.Colonna. Gli stessi successinamente dalle pagine  del periodico Vita Nuova (nn. 1,3,4 e 6), stampato dalla tipografia Mariano, precisarono meglio le loro accuse, arrivando a qualficare lo stesso “barattiere  del denaro altrui, capace di tenere in cas…sa (sic!) dal 1903 al 1906 lire 89.811,17”  per  poter finanziare il fratello Antonio nel corso delle elezioni politiche del 1904.

   Il Pretore del Mandamento di Galatina, in seguito a querela dell’interessato con istanza di punizione per diffamazione ed ingiuria continuate a mezzo stampa, condannò in data  23 ottobre 1909: Bardoscia Domenico a 11 mesi e 20 giorni di reclusione e a lire 971,00 di multa;  Congedo Giuseppe e il tipografo Salvatore Mariano a 11 mesi e 20 giorni di reclusione e a lire 1262 ciascuno. Inoltre il magistrato impose ai tre imputati sia il pagamento delle spese processuali e il risarcimento dei danni alla parte civile, sia la pubblicazione per una volta della sentenza sui giornali La Provincia di Lecce e Il Corriere Meridionale.      

   Intanto era ancora in corso un’inchiesta amministrativa contro Vito Vallone e gli altri  amministratori del Pio Istituto P.Colonna, usciti di scena nel 1907, accusati da un ispettore prefettizio di averne causato la perdita di circa lire 2000 a causa del mancato deposito su libretto di risparmio postale dei fondi a disposizione del Convitto  per brevi periodi.

  Soltanto dopo anni, e precisamente il 26 aprile 1911, ci fu il pieno proscioglimento dei suddetti da parte della Commissione Provinciale di Beneficenza. Questo significava, secondo il Nostro, che si era trattato di “… un’inchiesta politica…svoltasi sotto l’incubo delle elezioni politiche imminenti, avendo di mira non solo il combattere il deputato locale, ma la distruzione di tutto ciò che era emanazione della sua azione amministrativa.         

   Vito Vallone fu ininterrottamente sindaco di Galatina dal 1914 al 1923, assolvendo l’incarico con notevole abnegazione durante la prima guerra mondiale e nel dopoguerra.

   Egli per la sua statura umana e professionale e soprattutto per la grande popolarità acquisita curando scrupolosamente  gli ammalati, senza distinzione di classe o di partito, potè essere validissimo sotenitore del fratello Antonio, che ebbe una brillante carriera come amministratore locale e soprattutto come deputato repubblicano al Parlamento del Regno.

   In occasione della morte del dott. Vito Vallone, avvenuta il 22 maggio 1943, fu proclamato il lutto cittadino, che fu molto sentito da tutti i galatinesi.

Pietro Congedo