venerdì 23 maggio 2014

Beniamino De Maria si è rivoltato nella tomba



Attualmente nessun galatinese è Parlamentare e neppure Consigliere Regionale o Provinciale:  la città di Galatina è ormai ridotta al ruolo di un ricco serbatoio di voti, al quale i candidati locali , quando ci sono, attingono in maniera scomposta e quindi improduttiva. Per esempio nelle ultime elezioni per il Consiglio Provinciale i 23 (dico ventitré) candidati galatinesi sono stati tanto “bravi” nel dividersi la ricca torta di voti che nessuno di loro è stato eletto.

Invece nelle prime elezioni politiche del dopoguerra, che si svolsero nel 1946 per eleggere i Deputati all’Assemblea Costituente, i galatinesi ebbero la grande soddisfazione di vedere eletti Beniamino De Maria e Luigi Vallone: in tal modo Galatina con due figli fra i Padri Costituenti veniva a collocarsi nel ristretto gruppo di città che potevano vantare tanto onore.

Una situazione analoga si verificò nel  1948, quando nelle elezioni del  18 aprile  De Maria e Vallone furono eletti entrambi a far parte delle Camera dei Deputati.  Altri tempi!

A Beniamino De Maria, morto l’ 8 marzo 1994, solo da qualche anno in Contrada “Notato Iaco”, zona agricola ad ovest di Galatina, ben distante dall’abitato, è stata intitolata una strada , e contemporaneamente due  brevi traverse di questa al deputato Luigi Vallone e Mario Finizzi, quest’ultimo Senatore della Repubblica e poi anche Sindaco della città.
Si direbbe che chi è preposto alla toponomastica cittadina abbia evitato che i galatinesi, leggendo frequentemente i nomi dei suddetti sulle targhe strdali si vergognino della dimostrata incapacità di eleggere propri rappresentanti nelle assemblee che contano, sia nazionali che regionale e provinciale.

Beniamino De Maria nacque a Galatina il  7 agosto 1911 e fu il primo dei quattro figli di  Ippolito e Consiglia Bardicchia, lui  censore del Convitto “P. Colonna”, lei insegnante nelle Scuole Elementari, entrambi animati da profonda religiosità, che seppero trasmettere ai propri figli. Egli trascorse serenamente gli anni dell’infanzia e  dell’adolescenza e, completati gli studi nel Liceo-Ginnasio “P. Colonna”, andò a Padova, dove ,ospitato in un pensionato religioso per studenti, frequentò l’Università per laurearsi in Scienze Naturali.

Nel  1931 da iscritto alla F.U.C.I. (Federazione Universitari Cattolici Italiani) si trovò a fare i conti con la decisione presa da Mussolini di chiudere i Circoli di Azione Cattolica  e nel corso delle conseguenti proteste degli universitari cattolici si dimostrò sempre sereno e riflessivo e, quindi , capace di moderare gli ardimenti dei colleghi più emotivi. Per questo nel 1934 fu eletto presidente della F.U.C.I. di Padova. Nel  1935 si laureò brillantemente in Scienze Naturali e si trasferì nell’Università di Bologna per studiare Medicina. Conseguita nel  1937 la laurea, tornò a Galatina. Intanto il padre Ippolito, che del Convitto “Colonna” era diventato sia rettore che tesoriere e responsabile della vittitazione, moriva il 14 marzo 1938.

Il Nostro dopo circa un mese, per le insistenze del presidente dell’Istituto, accettò fino al  31 dicembre  1938 i tre incarichi già rivestiti dal proprio genitore. Tuttavia con delibera della Commissione Amministrativa del  1° ottobre 1938 egli fu sollevato dall’incarico di responsabile della vittitazione, mentre per effetto  di varie conferme fu rettore addirittura fino al  31 dicembre 1939, quando si dimise, conservando però la responsabilità di tesoriere fino all’ottobre del  1940. Intanto egli esercitava la professione medica, visitando a domicilio gli ammalati nella tardissima sera, mentre al mattino insegnava (sin dal  1939) Scienze nel Liceo “P. Colonna”.

Durante la seconda guerra mondiale anche il dott. Beniamino De Maria indossò dal  1941 l’uniforme di ufficiale medico e come tale prestò servizio prima a Bari poi a Porto Cesareo in una postazione costiera, dove lo colse l’armistizio dell’ 8  settembre  1943.  Ma solo nel  1945  ottenne il congedo e potè tornare al suo lavoro di medico e di professore, senza avere ambizioni politiche sebbene fosse simpatizzante della Democrazia Cristiana, erede del Partito Popolare.

Si deve alle insistenti pressioni dell’Arcivescovo, mons. Sebastiano Cuccarollo, e soprattutto a quelle del Parroco, don Salvatore Podo, l’accettazione da parte del Nostro della candidatura alle elezioni per il Consiglio Comunale  (31 marzo ’46) e per l’Assemblea Costituente (2 giugno ’46)
. Beniamino De Maria, dotato di un’oratoria asciutta e priva di atteggiamenti plateali, ebbe così modo d’imporsi subito come astro nascente della Democrazia Cristiana e alfiere della lotta contro la sinistra socialcomunista, alla quale la D.C. cercava di ridurre il consenso dei ceti popolari.
  Nelle suddette elezioni amministrative la lista civica di destra, capeggiata da Luigi Vallone, ottenne 6.298 voti, mentre la lista D.C. ne ebbe 2.507. Divenne quindi sindaco  Luigi  Vallone. Nelle elezioni per l’Assemblea Costituente  De Maria con 18.279 voti superò invece Vallone, anche lui eletto. Questa situazione si ripeté in maniera più netta nelle votazioni per l’elezione della prima Camera dei Deputati (18 aprile  1948) , quando il Nostro ebbe 48.525 voti.

  Prima del  1956 la prevalenza nelle elezioni amministrative delle liste capeggiate o sostenute da  L. Vallone fu costante, ma questi non era stato rieletto deputato nel  1953. De Maria invece, oltre ad essere rieletto con  47.159 preferenze, nella II legislatura fece parte del 1° Governo Fanfani in qualità di Commissario Aggiunto per l’Igiene e la Sanità, incarico rivestito ininterrottamente fino al  19 maggio 1957, cioè sia col Governo Scelba che con il  1° Governo Segni.

  Nelle prime elezioni amministrative col metodo proporzionale ( 1956 ) i 30 seggi del Consiglio Comunale galatinese furono così attribuiti : 9 alla lista civica capeggiata da L. Vallone, altri 9 alla lista D.C. , 8 ad una lista socialcomunista, 3 alla lista del M.S.I. ed  1 alla lista del P.S.D.I. .   Poiché solo l’unico consigliere del P.S.D.I.era disposto ad allearsi con i nove consiglieri valloniani, si pervenne alla formazione di una Giunta Municipale minoritaria, costituita da democristiani, che però aveva l’appoggio esterno sia dei consiglieri di sinistra che di quelli del M.S.I. .  Sindaco divenne il colonnello Pietro Gaballo, eletto insieme alla Giunta il 1° luglio 1956. Tutto questo ebbe una grande risonanza a livello nazionale ed espose a gravi conseguenze politiche la D.C. locale ed in particolare l’onorevole De Maria, il quale in sede parlamentare aderiva da sempre al gruppo politico di cui facevano parte Dossetti, Fanfani, Moro, Scalfaro e Zaccagnini. Perciò il sindaco Gaballo e la giunta Municipale dopo appena nove mesi si dimisero, ufficialmente per la mancata approvazione da parte del Consiglio del bilancio preventivo  1957.

  Tali dimissioni non comportarono comunque alcuna conseguenza negativa per il Comitato dell’E.C.A. (Ente Comunale  Assistenza), costituito da 4 consiglieri democristiani, 4 socialcomunisti e uno missino, che si era insediato il  3 gennaio  1957 ed aveva eletto proprio presidente la sig.na Palmina De Maria.

   Finalmente così tutti i finanziamenti destinati a Galatina per opere assistenziali (ivi comprese le sanitarie) ottenuti da B. De Maria, in quanto  Deputato nonché membro del Governo della Repubblica, non sarebbero stati amministrati da persone a lui da sempre politicamente avverse.
  Il Comitato di Amministrazione (C.d.A.) dell’E.C.A., sicuro di avere in Beniamino De Maria un vero nume tutelare, già nel gennaio 1957 avviò le pratiche per la costruzione del nuovo edificio ospedaliero e il successivo febbraio ottenne dal Ministero dei Lavori Pubblici il contributo e la garanzia dello Stato per un mutuo di £  138.000.000 con la Cassa Depositi e Prestiti al fine di costruire un Ospedale “tipo 69 posti letto”. Prestito questo al tasso del 5,80%, di cui il 5% a carico dello Stato.  Pertanto Palmina De Maria, autorizzata dal  C.d.A. , procedette all’acquisto in Contrada S. Sebastiano del necessario suolo edificatorio di mq. 27.600, contraendo a tal fine un altro mutuo di £  15.000.000. Intanto, previo nulla osta del Ministero dei LL. PP., nel giugno 1957 si affidava al prof. arch. Pasquale Carbonara dell’Università di Roma il progetto dell’edificio. Il  18 luglio 1958 progetto ed allegati dell’erigendo Ospedale “S. Caterina Novella” furono approvati dal C.d.A. dell’E.C.A.  e un anno dopo , il  19  luglio 1959, ci fu la posa della prima pietra con l’intervento dell’On. Camillo Giardina, ministro della Sanità. Effettuata la gara di appalto dei lavori, il contratto con l’impresa vincitrice, la galatinese ditta  Antonio  Pascali, fu stipulato nel marzo 1960.

    Il ritmo sostenuto con cui venivano espletati i sopra indicati adempimenti per la realizzazione del nuovo Nosocomio non sarebbe stato certo possibile senza il costante, celere e proficuo sostegno dell’On. De Maria e senza la sua perfetta intesa con il C.d.A. dell’E.C.A. di Galatina.

   Il Nostro, rieletto nel  1958 con 45.619 voti, fu prima presidente della Commissione Igiene e Sanità della Camera, poi dal  15 febbraio 1959 al  25 marzo 1960 fece parte del 2° Governo Segni  e concluse la III legislatura essendo di nuovo presidente della Commissione Igiene e Sanità.

   Col suo consiglio e sostegno il C.d.A. dell’E.C.A. il 19 aprile 1961, ritenendo che il nuovo edificio dovesse disporre de almeno 223 posti letto (e non più di soli 69), perché ormai il Nosocomio esistente era passato dalla II alla III categoria, ne approvò un nuovo progetto generale, che comportava una maggiorazione di spesa di £  62.000.000, al fine di raggiungere l’importo di £  200.000.000 fissato dalla legge  589/ 1949  per Comuni con meno di  30.000 abitanti.

   Tuttavia le notevoli  ulteriori spese per il completamento del nuovo edificio dell’Ospedale fu possibile imputarle su uno stanziamento di altri 200 milioni di lire, che De Maria riuscì ad ottenere nel  1964 dalla Cassa per il Mezzogiorno. Quest’ultima il 9 luglio 1965 stanziò una ulteriore notevole somma per l’attrezzatura ospedaliera. L’inaugurazione dell’Ospedale “S. Caterina  Novella” ebbe luogo il  10  giugno  1966 con l’intervento del  Presidente del Consiglio, On. Aldo Moro.

    Beniamino De Maria, rieletto nel  1963 con  44.008 preferenze, ottenne cinque anni dopo nelle elezioni politiche  del  1968  ben  54.194  voti  ( effetto  O…..come ospedale?) , e sia nella IV che nella V legislatura fu di nuovo Presidente della Commissione Igiene e Sanità della Camera dei Deputati.  Si candidò anche alle  elezioni del  1972  e fu eletto per la settima volta con 57.236  preferenze.

    Successivamente il Nostro fu Sindaco di Galatina dal  1978  al  1989.  Fra le più importanti opere della sua fattiva amministrazione si segnalano la sistemazione della Biblioteca Comunale  e la creazione sia del Campus  Scolastico che del Quartiere Fieristico.

   La Biblioteca “ P. Siciliani”, trovata dal dott. Vito Vallone in completo disordine e collocata in un solo  salone, fu dallo stesso ordinata e poi aperta al pubblico nel  1905. La stessa  75 anni dopo era ancora in un solo ambiente, con molti libri ammonticchiati sul pavimento. Il sindaco De Maria provvide tra il  1980 e il  1984 a far trasformare un tale informe  deposito di libri in una vera biblioteca, dignitosamente sistemata in numerosi ambienti, la  cui  superficie complessiva è di oltre  700  mq. . Per questo motivo è stato dedicato alla memoria  di Vito Vallone  e di  Beniamino De Maria la monografia di P. Congedo: La  Biblioteca  “Pietro Siciliani” di Galatina, Edit. Santoro, Galatina, 2011 .

  A Galatina  nel Campus Scolastico di viale  Don Tonino Bello dall’anno scolastico  1988-89 hanno la propria sede  quattro Istituti d’Istruzione Scolastica Secondaria Superiore, per la lunga realizzazione dei quali l’Amministrazione presieduta  dall’On. De Maria fu per alcuni anni seriamente impegnata.

  La cosiddetta  Mostra  Mercato del Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato di Galatina, sorta per iniziativa del sindaco Luigi Vallone, al fine di avere una grande vetrina per l’esposizione e il commercio dei prodotti del Salento, ebbe luogo per la prima volta dal  26  al  30 giugno 1949 nell’Edificio Scolastico di piazza  F. Cesari.  La stessa fu poi dichiarata “Fiera Nazionale  di Galatina” e, pur crescendo, veniva ospitata ogni anno sempre nella stessa sede. Quindi era proprio necessaria la grandiosa struttura del Quartiere Fieristico, che sorse poi su un’area di mq. 31.000, di cui  mq.11.000 coperti. I lavori per la sua realizzazione durarono circa 5 anni, dal  1979  al  26 giugno 1984 , quando, in coincidenza della XXXV edizione della Fiera, ebbe luogo  l’inaugurazione alla presenza del Vice presidente del Senato, Giorgio De Giuseppe. Nel 1995 la gestione fu affidata all’Ente Autonomo Fiere di Verona e  fu poi costituito dall’Amministrazione Comunale, con la partecipazione di Amministrazione Provinciale e Camera del Commercio di Lecce, il cosiddetto Ente Fiera di Galatina e del Salento.

  Dal  25 al  27 aprile u.s. chi oggi gestisce la suddetta struttura ha permesso purtroppo di essa un uso   improprio e perverso, del quale si è ampiamente occupata la stampa nazionale ed alcune testate locali anche on-line (...).

   Per la tre-giorni suddetta è stata organizzata dalla Agenzia La Notte  di Daniele Ramires  in perfetta sintonia con i vertici della Fiera del Salento sotto l’egida del più titolato manager dell’hard alias Mimmo Pavese, la più grande fiera dell’erotismo nel sud Italia”,  fiera detta  “Erotica Salento” e avente come oggetto “l’intrattenimento e l’esposizione di merci e/o servizi connessi al glamour e al sexy” (v. ‘locandina’ dell’evento).  In questo contesto ben “ 365 giovani (24 le donne)”  hanno chiesto e ottenuto un provino come pornoattori (v. pag. 45  del n.1364 di  “il venerdì di Repubblica”).

  L’aver permesso che tutto questo sia avvenuto nei padiglioni del Quartiere Fieristico ha fatto, penso, rivoltare nella tomba Beniamino De Maria, il quale realizzò da Sindaco la struttura, lui che  da missionario della Regalità di N. S. Gesù Cristo aveva pronunciato i voti di obbedienza, castità e povertà.

Se intendiamo  onorare degnamente l’unico galatinese divenuto uomo di Governo che ha tanto fatto per la nostra Città, dovremmo impegnarci innanzitutto affinché eventi come “ Erotica Salento” non abbiano più luogo né nel Quartiere Fieristico né in altri edifici cittadini.  A questo scopo quanti hanno responsabilità amministrative, nel Comune o a livello provinciale, dovrebbero quanto meno provvedere ad inserire una specifica clausola sia nel regolamento  dell’Ente Fiera di Galatina e del Salento che nella convenzione esistente tra questo e l’Ente Autonomo Fiere di Verona.

Pietro Congedo

lunedì 12 maggio 2014

Vito Vallone, illustre medico nonché solerte e fattivo amministratore



Il 15 gennaio 1863, il dott. Filippo Mandorino, che all’epoca era l’unico medico dell’Ospedale di Galatina, rinunziò al servizio di chirurgia, conservando soltanto quello di medicina. Perciò  la neo eletta Congregazione di Carità, presieduta da Orazio Congedo e preposta alla gestione del Nosocomio, assunse per detto servizio il dott. Luigi Santoro, che “godeva della reputazione di chirurgo”. Questi prestò servizio per circa 25 anni, infatti si dimise quasi alle fine del 1887.
  La stessa Congregazione il 22 dicembre 1887 conferì l’incarico di chirurgo al dott. Vito Vallone, figlio di Giuseppe e Angela Siciliani, nato a Galatina il 9 gennaio 1856, il quale, dopo essersi laureato in medicina e chirurgia nell’Università  Napoli, aveva molto viaggiato, partecipando anche all’estero a congressi e corsi di perfezionamento di medicina e soprattutto di chirurgia.

   Egli poi, rinunciando ad importanti offerte di lavoro, accettò di essere medico condotto nalla propria Città e per ben 42 anni con costanza inaudita fu al servizio degli ammalati, specialmente dei più poveri. Assunto come chirurgo nell’Ospedale cittadino, vi prestò la propria opera per ben 27 anni con passione e competenze notevoli, distinguendosi particolarmente nel trattamento chirurgico delle ernie, che all’epoca era una novità. Pertanto ci fu nel Nosocomio un notevole afflusso di pazienti paganti che per l’85% erano di sesso maschile e spesso provenivano da paesi lontani. Così l’Istituto galatinese, che disponeva solo di risorse patrimoniali e per effetto del regolamento de1 1869 era finalizzato a curare ed assistere gratuitamente infermi poveri, a partire dal 1° gennaio 1888 con l’accoglienza e la cura di infermi abbienti, che pagavano sia l’intevento chirurgico che la degenza, cominciò ad avere nuove entrate utili al suo funzionamento.

   Vito Vallone rinunziò all’incarico di chirurgo ospedaliero nel 1914, ma non fu facile sostituirlo.  Infatti il Presidente pro tempore della Congregazione di Carità il 13 gennaio 1916, in una lettera indirizzata al R. Prefetto di Lecce, faceva presente di non essere ancora riuscito a trovare un dottore specializzato in chirurgia, “… data la tenuità dello stipendio, stabilito dalla pianta organica in lire 250, e di conseguenza era stato costretto a dare incarico al Direttore dell’Ospedale perché in ogni caso di operazioni difficili di ernia invitasse il dott. Vito Vallone, “chirurgo onorario dell’Ospedale”, che era disposto a prestare gratuitamente la propria opera.”  

   L’attività amministrativa di Vito Vallone ebbe inizio dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale, che ebbero luogo il 22 luglio 1895 e furono vinte dallla lista di cui faceva parte l’ing. Antonio Vallone, fratello del Nostro. La nuova Amministrazione, presieduta dal sindaco dott. Mario Micheli, intraprese con sollecitudine iniziative tendenti a completare il totale riordino del Ginnasio-Convitto, istituto del quale  gli amministratori precedenti avevano già avviato la trasformazione in Opera Pia di Pubblica Assistenza e Beneficenza.

    Già nel corso del 1895 fu rinnovata la Commissione di Vigilanza del Convitto, istituita nel 1881 per collaborare col Rettore per il buon andamento dell’istituzione. A far parte di essa furono eletti: Vito Vallone, Alessandro Bardoscia fu Giovanni, Luigi Palma e Nicola Calò.

   Il 2 maggio 1896 fu avanzata dal Comune al Governo formale richiesta per ottenere che il Ginnasio-Convitto fosse riconosciuto Opera Pia. Richiesta questa che trovò pieno accoglimento con l’emanazione da parte del Re Umberto I del Decreto 3 marzo 1898. Lo stesso sovrano con Decreto 27 aprile 1899 approvò il relativo Statuto Organico, il cui  art. 5  al 1° comma stabiliva testualmente: “Il Ginnasio è amministrato da una Commissione composta di  un presidente e quattro membri eletti dal Consiglio Comunale nella sessione d’autunno.

   Detta Commissione fu quindi eletta con delibera consiliare n.50 / 7agosto 1899 nelle persone di: Vallone dott. Vito (presidente), Bardoscia Alessandro fu Giovanni, Palma dott. Luigi, Galluccio avv. Emilio e  De Paolis dott. Antonio (membri).

   Essa  iniziò la propria attività il successivo 20 settembre, potendo contare su una favorevole situazione economica, poiché l’esercizio finanziario1898 dell’Istituto si era concluso con un attivo di lire 11194,20. Situazione questa alla quale avevano  senza dubbio contribuito Vallone, Bardoscia e Palma, che dal 1896 al 1899 erano stati preposti, come già detto, alla Vigilanza del Convitto soprattutto per evitare gli sprechi.

   Fra i provvedimenti della  Commissione Amministrativa (C. A.) dell’Opera Pia Istituto ‘Pietro Colonna’ (in forma ridotta: Pio Istituto ‘P. Colonna’), sotto la guida di Vito Vallone (confermato alla presidenza dopo un quadriennio) val la pena ricordare i seguenti:
-          la nomina a vice-censore del Convitto conferita a Ippolito De Maria il 27settembre 1899;
-          l’aver risolto in circa cinque anni, a partire dal 1900, l’annoso problema di riordinare l’esazione di canoni e censi da tantissimi debitori sparsi in vari Comuni del Capo di Leuca, la quale per vari motivi dal 1834 era stata sempre un vero tormentone per gli amministratori del patrimonio dell’ex Università di Castro, assegnato nel 1834 alle Scuole di Galatina;
-          il rinnovo per un sessennio al sacerdote Rocco Catterina di Molina (Trento)  della nomina a direttore-rettore del Ginnasio Convitto (4 agosto 1900);
-          l’assunzione il 17 ottobre 1901 come segretario della C.A. di Donato Nicolaci che,  avendo assicurato notevole efficienza ai servizi del Convitto, dopo 5 anni fu confermato a vita;
-          l’aver risolto nell’arco di tempo compreso tra il 15 settembre 1801 e  l’8 febbraio 1904 il problema delle prestazioni perpetue dell’Istituto a favore dei parroci di Andrano, Cerfignano, Cocumola, Depressa, Diso, Marittima, Spongano e Vitigliano, ai quali dal 1834 dovevano essere corrisposti annualmente supplementi di congrua, per un importo complessivo di lire 1593,75; la soluzione trovata consisteva nell’aver chiesto e ottenuto dall’Intendenza di Finanza, che con  apposito decreto del Procuratore del Re presso la Corte d’Appello di Trani, si potesse assegnare ad ognuno dei suddetti un certificato di Rendita Pubblica al 5% acquistato nel 1894, i cui interessi annui erano pari al supplemento di congrua spettantegli;
-          l’approvazione con delibera n. 15/24 aprile 1902 di un nuovo Programma e Regolamento per il Convitto, in 46 articoli, che rappresentava il definitivo superamento degli almeno tre analoghi documenti precedenti, e prevedeva interessanti premi per i convittori meritevoli e una vasta gamma di sanzioni che era possibile infliggere a quelli indisciplinati;
-           la sostituzione tra il 1903 e il 1904 degli antiquati lumi a petrolio del Convitto con apparecchiature atte ad assicurare l’illuminazioe ad acetilene;
-          nel 1906 il giardino dell’Istituto, incolto da anni e utilizzato per la ricreazione e l’educazione fisica dei convittori, fu ceduto al floricoltore Paolino Ciotola, affinchè lo sistemasse, tracciando e inghiaiando viali, piantando alberi ed anche coltivando fiori per sua speculazione privata;
-          sempre nel 1906 fu acquistato da Felice Maggi lo stabile da lui costruito in una zona del giardino, che correva il rischio di essere venduto all’asta, perché non era stato pagato il relativo suolo edificatorio; l’acquisto a trattativa privata da parte della C.A. ebbe luogo per l’insistenza del presidente Vallone, secondo il quale la vendita all’incanto dello stesso ad un conciatore dei pelli  sarebbe stata la rovina del Convitto, a causa delle pestifere esalazioni.                        

   Proprio a Vito Vallone, va ascritto il grande merito di aver sistemato ed aperto al pubblico la Biblioteca Comunale che, essendo all’epoca annessa al Ginnasio-Convitto, era in un certo senso considerata parte integrante del Pio Istituto “P. Colonna”. 
    Detta Biblioteca, sebbene fosse stata già intitolata nel 1885 al filosofo-pedagogista Pietro Siciliani in occasione della sua morte, non era ancora fruibile da parte degli studiosi, perché la maggior parte dei suoi 7.000 volumi non erano stati ancora adeguatamente ordinati e catalogati. Un primo ordine era stato curato dal 1899 e il 1900 da Umberto Congedo, docente di lettere. Il 27 dicembre 1901 fu affidato l’incarico a catalogare libri al sopraccitato segretario Donato Nicolaci, il quale con molta cura e diligenza registrò 5.000 opere. Pertanto il Nostro il 21 luglio 1904 informò il Sindaco che Giacinto Bardoscia era stato incaricato a dirigere a titolo onorifico la Biblioteca, la quale era ormai pronta per essere aperta al pubblico.

    L’inaugurazione della stessa ebbe luogo con una certa solennità il 5 febbraio 1905.

    L’interessamento del presidente Vallone per la “Siciliani” ebbe un seguito il 16 maggio 1905 con l’inoltro al Ministero della P.I. di una richiesta tendente ad ottenere per la stessa l’autorizzazione ad avere  libri in prestito dalle Biblioteche Nazionali. Ed entro due mesi si ottenne per un triennio tale prestito da tutte le Biblioteche Governative, tramite quella di Napoli.

    Nel 1° regolamento della Biblioteca Comunale di Galatina, che è tuttora in vigore, ben 3 articoli su 14 trattano del prestito dei libri agli utenti. Vito Vallone, che firmò il documento, dava infatti molta importanza a tale prestito, che consentiva la lettura di un testo in tutte le ore del giorno, contribuendo efficacemente alla formazione dei giovani ed in particolare dei convittori.

   La monografia “P.Congedo – La biblioteca ‘Pietro Siciliani’ di Galatina” è stata dedicata dall’autore alla memoria di Vito Vallone e Beniamino De Maria, in considerazione che essi sono stati i soli amministratori pubblici, che si siamo veramente interessati di detta istituzione.   

   Le ultime deliberazioni della C.A., firmate dal Nostro, sono datate 30 giugno 1907. Dopo questa data il Liceo-Ginnasio e il Convitto “P. Colonna” avrebbero potuto guardare al futuro con ottimismo: tutto avrebbe potuto procedere come prima e meglio di prima, anche perché con R.D.30 settembre 1907 ebbe luogo la tanto attesa regificazione dell’Istituto scolastico.

   Invece nell’arco di tre anni il numero degli studenti scese da 270 a 173 e  quello dei convittori da 84 a 43. Questo perché due avversari politici del deputato repubblicano ing. Antonio Vallone cercavano con ogni mezzo di fiaccare la resistenza morale del di lui fratello Vito, che era considerato il suo migliore sostenitore. Infatti i consiglieri comunali di minoranza Bardoscia Domenico e Congedo Giuseppe nella seduta C.C. del 13 giugno 1908 accusarono in modo generico il dott. Vito Vallone di abusi finanziario-contabili, compiuti durante la gestione del Pio Istituto P.Colonna. Gli stessi successinamente dalle pagine  del periodico Vita Nuova (nn. 1,3,4 e 6), stampato dalla tipografia Mariano, precisarono meglio le loro accuse, arrivando a qualficare lo stesso “barattiere  del denaro altrui, capace di tenere in cas…sa (sic!) dal 1903 al 1906 lire 89.811,17”  per  poter finanziare il fratello Antonio nel corso delle elezioni politiche del 1904.

   Il Pretore del Mandamento di Galatina, in seguito a querela dell’interessato con istanza di punizione per diffamazione ed ingiuria continuate a mezzo stampa, condannò in data  23 ottobre 1909: Bardoscia Domenico a 11 mesi e 20 giorni di reclusione e a lire 971,00 di multa;  Congedo Giuseppe e il tipografo Salvatore Mariano a 11 mesi e 20 giorni di reclusione e a lire 1262 ciascuno. Inoltre il magistrato impose ai tre imputati sia il pagamento delle spese processuali e il risarcimento dei danni alla parte civile, sia la pubblicazione per una volta della sentenza sui giornali La Provincia di Lecce e Il Corriere Meridionale.      

   Intanto era ancora in corso un’inchiesta amministrativa contro Vito Vallone e gli altri  amministratori del Pio Istituto P.Colonna, usciti di scena nel 1907, accusati da un ispettore prefettizio di averne causato la perdita di circa lire 2000 a causa del mancato deposito su libretto di risparmio postale dei fondi a disposizione del Convitto  per brevi periodi.

  Soltanto dopo anni, e precisamente il 26 aprile 1911, ci fu il pieno proscioglimento dei suddetti da parte della Commissione Provinciale di Beneficenza. Questo significava, secondo il Nostro, che si era trattato di “… un’inchiesta politica…svoltasi sotto l’incubo delle elezioni politiche imminenti, avendo di mira non solo il combattere il deputato locale, ma la distruzione di tutto ciò che era emanazione della sua azione amministrativa.         

   Vito Vallone fu ininterrottamente sindaco di Galatina dal 1914 al 1923, assolvendo l’incarico con notevole abnegazione durante la prima guerra mondiale e nel dopoguerra.

   Egli per la sua statura umana e professionale e soprattutto per la grande popolarità acquisita curando scrupolosamente  gli ammalati, senza distinzione di classe o di partito, potè essere validissimo sotenitore del fratello Antonio, che ebbe una brillante carriera come amministratore locale e soprattutto come deputato repubblicano al Parlamento del Regno.

   In occasione della morte del dott. Vito Vallone, avvenuta il 22 maggio 1943, fu proclamato il lutto cittadino, che fu molto sentito da tutti i galatinesi.

Pietro Congedo