Fra le tante cause che favorirono la disastrosa ritirata dell’Esercito Italiano nella Battaglia di Caporetto devono essere considerate anche la paura e la frustrazione provocate in tutti i reparti dalle perverse direttive sulla disciplina imposte dal Comandante Supremo, generale Luigi Cadorna. Questi, infatti, già il 19 maggio 1915, aveva disposto fra l’altro che gli ufficiali comandanti sarebbero stati considerati responsabili di eventuali atti d’indisciplina dei soldati, qualora avessero esitato ad applicare “estreme misure di coercizione e di repressione”.
Nel settembre successivo per una nuova direttiva del Comando Supremo “la giustizia del piombo” ( la fucilazione – n. d. a.) aspettava chiunque cercasse di arrendersi o di ritirarsi… . Coloro che fossero sfuggiti a questa “salutare giustizia” sarebbero stati condannati dai Tribunali Militari alla pena capitale davanti ai propri commilitoni.
Con una successiva direttiva lo stesso Comando stabilì che i Tribunali Militari dovessero essere convocati solo se c’era la certezza che avrebbero condannato a pene capitali, altrimenti sarebbero bastati i tribunali improvvisati sul campo, che avrebbero emesso sentenze inappellabili.
Il 26 maggio 1916, mentre gli Austriaci si riversavano sull’Altopiano di Asiago, a un nostro Reggimento di Fanteria fu ordinato di raggrupparsi per prendere posizione contro i nemici, ma molti fanti confluirono nel gruppo con un certo ritardo. Avendo Cadorna imposto l’immediata fucilazione dei ritardatari a prescindere dal rango, il giorno seguente, quando l’intero Reggimento aveva raggiunto la posizione assegnatagli, il colonnello comandante scelse a sorte dodici soldati e li fece fucilare per diserzione. Questo è il primo caso documentato di “decimazione”, la quale sarebbe diventata lo spaventoso emblema della giustizia militare italiana. Infatti il generale Cadorna a novembre del 1916 con un’apposita direttiva dispose che gli ufficiali al comando avevano il dovere di decimare i reparti colpevoli (v. M. Thompson, La guerra bianca, Milano, 2012, p. 279).
Il frequente ricorso alla decimazione produsse tremendi ed assurdi episodi come, per es., i seguenti:
a) il 15 agosto 1917 in una trincea della zona di Caporetto, occupata da due compagnie di Fanteria, essendo stata trovata una poesia burlesca scarabocchiata sopra un pezzo di cartone, fu effettuata un’inchiesta per scoprirne l’autore, ma non avendolo individuato, furono scelti a sorte e fucilati quattro uomini;
b) in settembre ci fu la fucilazione di tre soldati scelti fra i cinque di una pattuglia, che era stata mandata in perlustrazione nella terra di nessuno con l’incarico di catturare qualche disertore nemico ed era rientrata a mani vuote per non aver incontrato alcun soldato austriaco; poiché dal folto assembramento di militari che vi assistevano partì un colpo di fucile, indirizzato all’ufficiale che aveva disposto l’esecuzione, il comandante di divisione fece fucilare altri quattordici uomini estratti a sorte.
Fatti gravi e infamanti come questi non venivano messi in discussione dal Governo né riportati dalla stampa, la quale per assecondare Cadorna non riferiva notizie di sconfitte o di abusi. Ma nel giugno del 1917 un deputato parlò alla Camera dicendo che Cadorna era “indietro di un secolo, anche nel modo come s’intende da lui mantenere la disciplina militare, cioè col terrorismo e con le fucilazioni per sorteggio e le decimazioni” (v. M. Thompson, o. c., p. 285).
Per effetto dello sconquasso prodotto dalla ritirata di Caporetto il generale Luigi Cadorna l’8 novembre 1917 fu costretto a dimettersi e al Comando Supremo dell’Esercito subentrò Armando Diaz, già comandante del XXII Corpo d’Armata sul Carso. Questi nell’arco di un mese fece migliorare il vitto e aumentare la paga dei soldati, ai quali le licenze ordinarie (che Cadorna concedeva col contagocce al fine di impedire la diffusione delle cattive notizie relative ai suoi frequenti insuccessi strategici) non solo si cominciò a concederle con regolarità, ma addirittura vennero portate da 15 a 25 giorni. Inoltre a tutti i soldati furono garantite assicurazioni gratuite, e le famiglie dei caduti ricevettero l’indennizzo senza ritardi. Quanto alla disciplina, Diaz non ripudiò le regole introdotte da Cadorna: semplicemente si astenne dall’impiegare i suoi metodi brutali. Quindi non ci furono più decimazioni.
In questa atmosfera psicologicamente più serena, le truppe italiane attestate sul Piave seppero contrastare il nemico quando tornò all’offensiva tra il 28 e il 29 gennaio 1918. Esse, infatti, pur non ottenendo risultati rilevanti, dimostrarono notevole capacità di ripresa e di riorganizzazione. E il successivo 12 giugno l’esercito austro-ungarico, in una possente offensiva scatenata su un fronte lungo 130 chilometri, si trovò davanti un esercito assai meglio organizzato di quello cadorniano, perché ben preparato sia alla difesa che all’attacco e, grazie ad un buon servizio d’informazioni, in grado di prevedere le mosse del nemico. La battaglia fu accanita per oltre dieci giorni e gli italiani, pur trovandosi talvolta in difficoltà, dimostrarono un’inaspettata capacità di resistenza sul terreno, mentre con l’artiglieria e l’aviazione colpivano con micidiale precisione le truppe nemiche, che tra il 22 e 23 si ritirarono, consegnando migliaia di prigionieri (45mila contro 25mila italiani).
Intanto altamente positivo all’andamento delle operazioni era anche il contributo della nostra Marina: il 10 giugno 1918 nelle acque di Premùda due MAS al comando di Luigi Rizzo affondarono la corazzata austriaca Santo Stefano e il successivo 1° novembre i capitani R. Rossetti e R. Paolucci con un ordigno esplosivo fecero saltare la Viribus Unitis, nave ammiraglia della flotta austriaca.
Mentre l’esercito austriaco si manteneva relativamente saldo e compatto, l’Impero asburgico scricchiolava paurosamente a causa dell’insofferenza dei diversi popoli che lo costituivano, la quale ormai esplodeva ovunque. Perciò il generale Armando Diaz il 24 ottobre, anniversario di Caporetto, rompendo ogni indugio, decise di dare corso ad una grande offensiva meticolosamente preparata, con la quale si ottenne il giorno 29 lo sfondamento del fronte austriaco a Vittorio Veneto e la precipitosa ritirata del nemico. Quindi il 30 ottobre le truppe italiane arrivarono a Sacile e il giorno dopo a Feltre.
Il 3 novembre fu conquistata Trento e dalla nostra flotta furono sbarcati i reparti che occuparono Trieste. Intanto a Villa Giusti, presso Padova, veniva firmato l’armistizio, che fissava per le ore 15 del 4 novembre la fine delle ostilità.
a) Elenco dei morti in combattimento nel 1918
1) [n. 140 dell’elenco generale] Soldato Calvo Angelo, nato il 27.01.1886, coniugato, morto l’08.01.1918 a Monte Solarolo.
2) [n. 141 e. g.] Soldato di Fanteria Paglialonga Giuliano, nato a Noha il 23.03.1898, celibe, morto il 15.01.1918 a Monte Asolone.
3) [n. 142 e. g.] Mitragliere Zappatore Antonio, nato il 12.08.1885, coniugato, morto sul Piave Vecchio il 29.06.’18.
4)[n. 143 e. g.] Maresciallo mitragliere Luceri Giovanni, nato il 03.04.1889, celibe, morto sul Piave Vecchio il 27.01.1918.
5) [n. 144 e. g.] Soldato di Fanteria Marra Oronzo, nato il 13.10.1893, celibe, morto alle Bocche di Boccador il 22.02.1918.
6) [n. 145 e. g.] Bersagliere Latino Albino, nato il 28.11.1890, celibe, morto l’01.06.1918 a Monte Mezzolet.
7) [ n. 146 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Albanese Antonio, nato il 15.09.1899, celibe, morto a Monte Asolone il 04.06.1918.
8) [n. 147 e. g.] Soldato di Fanteria Mosca Pantaleo, nato il 18.04.1895, celibe, morto sul Campo il 16.06.1918.
9)[n. 148 e. g.] Soldato di Fanteria Simone Luigi, nato il 10.04.1896, celibe, morto sul Campo il 16.06.1918.
10) [n. 149 e. g.] Bersagliere Marti Giuseppe, nato il 21.09.1888, celibe, morto il 17.06.1918 a Mille Pertiche.
11) [n. 150 e. g.] Soldato di fanteria Rizzo Angelo, nato il 06.04.1888, celibe, morto nella XLVIII Sezione di Sanità il 19 giugno 1918.
12)[ n. 151e. g.] Soldato di Fanteria Tondi Giuseppe, nato a Noha l’01.05.1890, celibe, morto al Ponte di Piave il 19.06.‘918.
13) [n. 152 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Biagio, nato 12.05.1896, celibe, morto a Candelù di Piave il 22.06.1896.
14)[n. 153 e. g.] Caporal Maggiore di Fanteria Agostinelli Carmine, nato il 12.12.1895, celibe, morto a Breda di Piave il 23.06.1918.
15) [n. 154 e. g.] Bombardiere Lupo Giuseppe, nato il 15.03.1893,celibe, morto a Monte Cima l’01.07.1918.
16) [ n. 155 e. g.] Soldato di Fanteria Carcagnì Pasquale, nato l’01.04.1899, celibe, morto sul Campo il 20.09.1918.
17) [n. 156 e. g.] Soldato di Artiglieria Mariano Tommaso, nato a Noha il 10 agosto 1897, celibe, morto in Ospedale da Campo il 22.09.1918.
18) [n. 157 e. g.] Soldato di Fanteria Carrozzini Giuseppe, nato il 30 giugno 1897, celibe, morto il 25.10.1918 nella in Ospedale da Campo.
19) [n. 158 e. g.] Soldato di Fanteria Notaro Gabriele, nato il 29.08.1897, celibe, morto nella II Sezione di Sanità 1l 25.10.1918.
20) [n. 159 e. g.] Soldato di Fanteria De Pirro Nicola, nato il 09.10.1889, coniugato, morto nella LXXV Sezione di Sanità il 27.10. 1918.
21) [n. 160 e. g.] Mitragliere Coroneo Giuseppe, nato il 07.02.1889, celibe, morto sul Campo il 27.10.1918.
22) [n. 161 e. g.] Sotto Tenente Notaro Pietro, nato il 17.04.1886, celibe, morto a San Pietro di Feletto il 30.10.1918.
b) Elenco dei morti per malattia in linea di combattimento dal 07.09.1918 al 06.03.1919
1) [n. 15 e. g.] Soldato del Corpo di Spedizione in Francia Tanza Domenico, nato l’08.03.1878, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Rennes il 07.09.1918.
2) [n. 16 e. g.] Soldato di Battaglione Marciante Contaldo Pietro, nato il 10.06.1897, coniugato, morto in Ospedale da Campo il 17.09.1918.
3) [n. 17 e. g.] Caporal Maggiore di Artiglieria Gentile Fedele, nato il 31.07. 1899, celibe, morto in Ospedale da Campo l’08.10.1918.
4) [n. 18 e. g.] Artigliere Maniglio Donato, nato a Collemeto il --.--.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 21.10. 1918.
5) [n. 19 e g.] Artigliere De Luca Alfredo, nato il 23.05. 1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 10.11.1918.
6) [n 20 e. g.] Soldato Automobilista Giurgola Vincenzo, nato il 07.04.1887, celibe, morto in Ospedale da Campo il 20.11.1918.
7) [n. 21 e. g.] Soldato del Genio Sammartino Domenico, nato il 17.09.1881, celibe, morto in Ospedale da Campo il 21.11.1918.
8) [n. 22 e. g.] Soldato di Fanteria Cafaro Francesco, nato il 17.09.1881, coniugato, morto in Ospedale da Campo il 23.11.1918.
9) [n. 23 e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Gaetano, nato il 27.10.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 24.11.1918.
10) [n. 24 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Salvatore, nato l’01.06.1882, celibe, morto in Ospedale da Campo il 27.11.1918.
11) [n. 25 e. g.] Soldato di Fanteria Mastronardi Vincenzo, nato il 10.05.1892, celibe, morto in Ospedale da Campo il 27.11.1918.
12) [n. 26 Soldato di Cavalleria De Pascalis Luigi, nato il 04.01.1897, celibe, morto in Ospedale da Campo il 06.03.1919.
13) [n. 27 e. g.] Soldato di Cavalleria Maiorano Donato, nato il 10.05.1892, celibe, morto il 06.03.1919.
c) Elenco dei morti in stato di prigionia dal 21.12.1917 al 05.02.1918
1) Soldato di Fanteria Masciullo Vincenzo, nati il 04.08.1880, coniugato, morto a Francoforte Oder (Germania) il 21.12.1917.
2) Mitragliere Castrioto Apollonio, nato --.--.1894, celibe, morto a Somorgia (Austria) il 23.02.1918.
3) Soldato di Fanteria De Paolis Salvatore, nato l’08.12.1993, celibe, morto a Milowitz (Boemia) il 05.03.1918.
4) Mitragliere Vergine Antonio, nato l’08.04.1887, celibe, morto a Tarvis (Austria) il 26.04.1918.
5) Soldato di Fanteria Belletti Arturo, nato il 25.12.1888, coniugato, morto ad Ave-Bazeb (Austria) il 12.11.1918.
6) Soldato di Fanteria Rollo Salvatore, nato a Collemeto il 13.10.1886, coniugato, morto a Czerset (Austria) il 14.11.1918.
7) Soldato di Fanteria Todisco Luigi, nato il 24.11.1892, celibe, morto a Euget (Baviera) il 26.07.1918.
8) Soldato di Fanteria Musarò Ippazio, nato il 09.04.1883, coniugato, morto ad Erlangen (Baviera) il 28.12.1918.
9) Soldato di Fanteria Margiotta Pietro, nato il 23.08.1893, celibe, morto nel Belgio l’08.10.1918.
10) Soldato di Fanteria Canace Giuseppe, nato l’08.09.1886, coniugato, morto a Somaria (Ungheria) il 03.10.1918.
11) Sergente di Fanteria Alica Rodolfo, nato a Noha il --.--.----, celibe, morto il --.--.---- in Germania.
12) Soldato di Fanteria Nuzzo Vincenzo, nato nel --.--.1890, morto a Temesvav il 13.05.1918.
13) Soldato di Fanteria De Matteis Germano, nato a Collemeto il --.--.1897, celibe, morto a Milowitz (Boemia) il 27.03.1918.
14) Soldato di Fanteria Perrone Pietro, nato a Noha il --.--.1895, celibe, morto a Milowitz il 31.03.1918.
15) Bersagliere Serafini Apollonio, nato il 04.03.1883, celibe, morto a Milowitz il 05.02.1918.
d) Elenco dei dispersi in combattimento nel 1918 e dichiarati presunti morti
1) [n. 48 e. g.] Caporale di Sussistenza Militare Manna Giovanni, nato il 06.03.1895, celibe, disperso nell’affondamento della nave Verona l’11.05.1918.
2) [n. 49 e. g.] Soldato di Fanteria Carrozzini Antonio, nato il 06.11.1896, celibe, disperso a Scolo Palumbo il 19.06.1918.
3) [n. 50 e. g.] Soldato di Fanteria Manni Pietro, nato il 09.04.1880, celibe, disperso a Bosco Contro (Francia) il 18.07.1918.
e) Elenco dei morti per malattia contratta in servizio dal 6 gennaio 1918
1) [n. 12 e. g. ] Capitano Bardoscia Alberto, nato il 23.09.1889, celibe, morto ad Airola il 06.01.1918.
2) [n. 13 e. g.] Soldato del Battaglione Costiero Margiotta Santo, nato il --.--.----, coniugato, morto ad Otranto il 10.02.1918.
3) [n. 14 e. g.] Soldato di Fanteria Cascione Giuseppe, nato il 01.03.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Catania l’11.05.1918.
4) [n. 15 e. g.] Caporal Maggiore Barbarini Raffaele, nato il --.--.1897, celibe, morto a Bologna il 20.05.1918.
5) [n. 16 e. g.] Soldato Bellini Antonio, nato l’11.02.1875, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Taranto il 04.08.1918.
6) [n. 17 e. g.] Soldato di Fanteria Carmignano Francesco, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Messina il 05.09.1918.
7) [n. 18 e. g.] Carabiniere Mobilitato Tartaro Giuseppe, nato l’01.01.1897, celibe, morto nel Lazzaretto di Taranto il 22.09.1918.
8) [n. 19 e. g.] Soldato Montinaro Cesario, nato il 12.02.1885, coniugato, morto a Capua il 24.09.1918.
9) [n. 20 e. g.] Soldato di Cavalleria Cresti Cesare, nato il 28.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Firenze il 25.09.1918.
10) [n. 21 e. g.] Soldato di Sussistenza Militare Toto Giuseppe, nato il 30.07.1879, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Aversa il 27.09.1918.
11) [n. 22 e. g.] Soldato di Fanteria De Giovanni Dante, nato il 17.07.1890, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Teano il 02.10.1918.
12) [ n. 23 e. g. ] Soldato di Fanteria Bianco Domenico, nato a Noha il 13.11.1900, celibe, nell’Ospedale Militare di Agrigento il 06.10.1918.
13) [ n. 24 e. g.] Soldato di Fanteria De Santis Carmelo, nato il 25.10.1881, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Bari il 09.10.1918.
14 [n. 25 e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Salvatore, nato il --.--.1887, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Cremona il 09.10.1918.
15) [n. 26 e. g.] Soldato Gaballo Donato, nato l’11.09.1896, celibe, morto nel Reclusorio militare di Gaeta il 16.10.1918.
16) [n. 27 e. g.] Artigliere Marra Armando, nato il 19.11.1896, celibe, nell’Ospedale Militare di Catanzaro il 20.10.1918.
17) [n. 28 e. g.] Soldato di Fanteria Giannuzzi Umberto, nato il --.--.---, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Torino il 23.10.1918.
18) [n. 29 e.g.] Tenente Medico Gorgoni Nicola, nato il 25.07.1886, celibe, morto a Verona l’01.11.1918.
19) [n. 30 e. g.] Caporale di Fanteria Rigliaco Paolo, nato il 07.08.1896, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Taranto il 22.10.1918.
20) [n. 31 e. g.] Bersagliere Colaforte Giuseppe, nato il 20.10.1894, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Trieste il 23.11.1918.
21) [n. 32 e. g. ] Soldato di Cavalleria Dolce Biagio, nato il 02.02.1892, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Roma il 27.11.1918.
22) [n. 33 e. g.] Soldato di Fanteria Contaldo Silvio, nato il 23.08.1894, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Mirandola il 02.12.1918.
23) [n. 34 e. g.] Soldato di Fanteria Quarta Apollonio, nato il 24.04.1880, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Ferrara il 02.12.1918.
24) [n. 35 e. g.] Soldato di Fanteria De Gioia Maurangelo, nato il 14.12.1899, celibe, morto nell’Ospedale militare di Peschiera il 12.12.1918.
25) [n. 36 e. g.] Sergente dei Bersaglieri Gentile Giuseppe, nato l’08.01.1895, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Tirano il 28.12.1918.
26)[n. 37 e. g.] Carabiniere Coluccia Pasquale, nato il 24.11.1886, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Brescia il 03.01.1919.
27) [n. 38 e. g.] Soldato di Fanteria Ferrieri Vincenzo, nato il 14 luglio 1897, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Napoli il 19.01.1919.
28) [n. 39 e. g.] Soldato della Regia Marina Laporta Francesco, nato il 16.08.1898, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Sabenico il 19.02.1919.
29) [n. 40 e. g.] Soldato di Fanteria Maiorano Carmine, nato a Noha il 18.11.1892, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Lecce il 15.05.1919.
30) [n. 41 e. g.] Sergente di Fanteria Leone Vincenzo, nato l’11.04.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 19.12.1919.
Note e considerazioni
Nella ritirata di Caporetto furono molte le fucilazioni per diserzione effettuate dalla polizia militare. Di esse rischiò di essere vittima il grande scrittore americano Ernest Hemingway, che, arruolatosi volontario come autista di ambulanze, era stato inviato sul fronte italiano, dove aveva fatto carriera, raggiungendo il grado di tenente. Come tale durante il ripiegamento, mentre cercava di attraversare un ponte sul fiume Tagliamento, fu catturato per essere fucilato come disertore. Ma, mentre insieme ad altri ufficiali arrestati attendeva l’esecuzione, riuscì a scappare buttandosi nel fiume e nuotando sott’acqua. L’avventurosa fuga, pienamente riuscita, è stata magistralmente descritta dallo stesso E. Hemingway nella sua opera Addio alle Armi (v. edizione Oscar Mondadori, 2014, pp. 209 – 220).
Ogni fucilazione, anche se avvenuta in seguito a sorteggio, è stata talmente infamante da comportare l’esclusione di mogli e figli dei malcapitati da ogni indennizzo e pensione di guerra.
Purtroppo lo Stato in un certo senso protegge ancora oggi il sanguinario regime di Cadorna. Infatti i Tribunali Militari attualmente non possono accogliere le istanze di grazia, presentate da chi vorrebbe riabilitare il nome di un proprio ascendete giustiziato “cadornianamente”, poiché per legge solo “la parte in causa” (cioè il fucilato) può richiedere la grazia! (v.Thompson, o. c., p 293).
Non è dato sapere se anche soldati galatinesi abbiano perduto la vita per effetto delle perverse ed infauste norme disciplinari, cinicamente emanate da colui che per oltre un triennio ebbe il comando supremo dell’Esercito Italiano.
Nell’ultimo anno di guerra ben otto giovanissimi galatinesi perdettero la vita, e precisamente: il Sotto Tenente Albanese Antonio ( v. elenco a), il Sergente Leone Vincenzo (v. elenco e), il Caporal Maggiore Gentile Fedele (v. elenco b), i Soldati Bianco Gaetano, De Luca Alfredo e Maniglio Donato (v. elenco b) e De Gioia Maurangelo (v. elenco e), tutti “ragazzi del ‘99”, ai quali bisogna aggiungere il Soldato Bianco Domenico della classe 1900 ( v. elenco e).
Pietro Congedo