Il pastore valdese Paolo Ricca, il 18 novembre 2015, invitato dall’Associazione Ecumenica OIKOS di Galatina a trattare il tema “La misericordia, cuore della fede cristiana”, ha esordito dicendo fra l’altro di essere felice di trattare l’argomento propostogli, perché è bellissimo in quanto parla della cosa più bella del mondo. Ma gli ultimi fatti di Parigi gli hanno un po’ offuscato questa gioia, in quanto non è così facile parlare della misericordia di Dio ad una comunità insanguinata.
Egli poi,riferendosi esplicitamente “…all’infausto venerdì (13 novembre u.s.), … giorno della crocifissione di Cristo, ma pure dell’umanità”, si è domandato:-Gli uomini del Califfato perché ci odiano tanto? Cosa odiano veramente di noi? La nostra religione cristiana, la nostra secolarizzazione, la nostra laicità? -
E’, quindi, pervenuto alla considerazione: “… Certo, odiano l’Occidente, il cristianesimo, la libertà, la democrazia. Ma a livello più profondo odiano la VITA, tanto, che odiano anche la propria. … . Essi sono ammaliati dal fascino della morte. Questa amano di più. … “.
Continuando si è chiesto: “Ma è proprio la misericordia che noi dobbiamo annunciare o non piuttosto il giudizio di Dio? Nella Bibbia c’è l’una e l’altro. Non è questo che dobbiamo annunciare tra le attuali tragedie senza nome? Ha senso annunciare la misericordia?... Si predica la misericordia se si spera nella conversione dell’altro. …”.
Si è domandato poi: “Non c’è misericordia per il Califfato. Ma per l’Europa, per gli europei c’è misericordia?”
Molto imbarazzato dalla consapevolezza che le armi puntate dai terroristi dell’ISIS contro di noi sono fabbricate anche in Europa (e in Italia), ha risposto:
«Non lo so.
Ma quello che so è che c’è la misericordia di Dio, anzi c’è la misericordia perché c’è Dio. Se non ci fosse Dio, non ci sarebbe misericordia per nessuno. Dire DIO è dire MISERICORDIA. La misericordia non è soltanto una qualità di Dio, ma la sua stessa natura. Dio è solo misericordia.
Ma c’è stato un tempo in cui Egli ha usato metodi forti. Ricordiamo il diluvio?[…].
Dopo il diluvio Dio ha detto a se stesso: ”Non distruggerò la terra, l’umanità, ma percorrerò un’altra via.”
Oggi possiamo dire che Dio e SOLTANTO misericordia, TUTTO misericordia,
Questa è la nostra fede.
Questa realtà chiave di tutto è continuamente dimenticata.
Era dimenticata al tempo di Gesù: la Legge allora aveva preso il posto della misericordia. Cosa dice Gesù alla sua generazione, citando Osea?: “Voglio misericordia non sacrifici, perché io sono MISERICORDIA”.
Il mondo ha bisogno della misericordia di Dio, ma anche della tua, uomo.
Al tempo di Paolo viene di nuovo dimenticata, tanto che lui dice, e ripete fino alla noia, che il cuore del Vangelo è la misericordia: “Quando ancora eravamo peccatori, Dio ha avuto misericordia. Gesù è diventato peccato, perché diventassimo giustizia di Dio per noi”.
Lo stesso è successo al tempo di Lutero: la misericordia fu sepolta sotto una montagna d’indulgenze.
Cos’è l’indulgenza? Il surrogato della misericordia di Dio. Quando non capisci più la misericordia ricorri alle indulgenze.
Ed è dimenticata anche in questo nostro presente.
Il Papa è stato bene ispirato a indire il ‘Giubileo Straordinario della Misericordia’, perché il nostro presente non ha solo dimenticato la misericordia di Dio, ma Dio stesso. Il Giubileo ci ricorda Dio, ci parla di Dio non della Chiesa.
E’ urgente recuperare questa perdita del messaggio cristiano. E’ di questi giorni la esplosione della violenza omicida, che ha sconvolto le nostre anime. La pietà, la misericordia è morta. Bisogna predicare misericordia, è la cosa più urgente, anche se questa predicazione è una voce, come quella del Battista, che grida nel deserto. Ma c’è una promessa in Isaia 35: “Il deserto fiorirà come una rosa”. Quindi noi predichiamo nel deserto credendo che questo diventerà una rosa. Questa la nostra fede, non perché siamo cocciuti, ma perché prendiamo sui serio le promesse di Dio e non le nostre: solo Dio porta a compimento quanto dice o promette.
E’ la prima volta che io, pastore valdese, non legato alla Chiesa Cattolica Romana, leggo, medito e porto con me la ‘bolla’, con la quale papa Francesco ha indetto il Giubileo.
Il documento va benissimo. I suoi primi 10 paragrafi sono eccellenti: si parla della misericordia di Dio e numerose sono le citazioni bibliche.
Giustamente Francesco dice che la misericordia non è dei cristiani ma degli ebrei (Antico Testamento) ed essa con Gesù raggiunge il suo culmine (Nuov. Testamento).
Mi ha sempre colpito che il popolo ebraico, martire anche per colpa nostra, in tutto il corso della storia, anche prima di Gesù, oppresso, umiliato ed esiliato, è il popolo che canta la misericordia di Dio in una maceria suprema. Se c’è un popolo debitore della misericordia di Dio per le batoste, i dolori, le umiliazioni ricevute, proprio da quel popolo noi impariamo cosa significa misericordia.
Per la parte biblica la ‘bolla’ di Francesco va benissimo.
Per quanto riguarda la nostra parte, la protestante, ho pensato di puntualizzare due momenti in cui c’è stata l’esperienza della misericordia di Dio:
· la misericordia di Lutero, che chiamo scoperta;
· la misericordia INVOCATA quando nel 1945 la Chiesa Evangelica tedesca confessò il proprio peccato commesso sotto Hitler e chiese pietà.
Primo momento –La Riforma, detta protestante consiste nella riscoperta della misericordia. Questa riscoperta viene raccontata proprio da Lutero nel ‘500 in un suo libro sulla scoperta dell’Evangelo.
Egli, relativamente alle difficoltà incontrate per intendere rettamente il versetto di Paolo “Il giusto vivrà mediante la fede”(Rm 1, 16-17), afferma:
- Io combattevo la giustizia ovvero l’interpretazione razionale, filosofica insegnatami in seminario come giustizia da rendere a Dio tramite le mie opere. Ma queste non erano mai sufficienti. E protestavo con Dio dicendo: “La vita è già così difficile e Tu, Dio, me la rendi ancora senza speranza?” Io odiavo questo versetto. Ma Dio ebbe pietà di me e mi rivelò il nesso tra la giustizia di Dio e il versetto stesso.
E allora questa giustizia di Dio non è quella che Egli mi chiede, ma che io non ho. Essa è la giustizia di Cristo per il peccato. Allora questa espressione, così tanto odiata da me, è diventata la più bella di tutta la Bibbia, perché per la giustizia di Dio il manto di misericordia è sì presente sull’uomo anche se peccatore: misericordia immeritata, incondizionata, senza alcun patto da parte di Dio, senza alcun do ut des, gratuita.
E’ per questo che Lutero polemizzò contro le indulgenze.
I Giubilei, cosiddetti anni santi, furono creati nel 1300 da papa Bonifacio VIII per diffondere le indulgenze.
La ‘bolla’ di indizione del Giubileo del 1500 parlava esclusivamente delle indulgenze. Invece dei venticinque paragrafi della bolla di papa Francesco del 2015 solo uno è dedicato alle indulgenze, e questo fa piacere ai Riformati, e se quest’unico paragrafo venisse cancellato, non si toglierebbe nulla alla validità del documento.
L’indulgenza diventa superflua se credi nella misericordia divina.
I cattolici credono che il sacramento della confessione cancella la colpa del peccato, ma ne rimane l’impronta negativa: da qui il valore che viene attribuito all’indulgenza che cancella la pena.
Invece la misericordia di Dio cancella colpa e pena:il peccatore diventa libero, deve soltanto essere GRATO al Signore. L’esperienza della misericordia è da considerarsi come fonte della LIBERTA’ del cristiano, essa è gratuita, non pagata dalle indulgenze. Significativo l’uso da parte dei cattolici dell’espressione: LUCRARE le indulgenze. Lucro è il guadagno o profitto, come indicato nel mondo commerciale.
Secondo momento – Nel 1945 c’è stata la confessione di peccato da parte della chiesa luterana tedesca, la quale confessione, se letta oggi, sembra molto blanda, in quanto non contiene una sola parola sulla shoah. Questo perché non c’era ancora la consapevolezza della strage avvenuta. Si sapeva dell’esistenza di campi di lavoro e non di sterminio.
La chiesa luterana confessò di non essere stata testimone sotto la dittatura di Hitler.
C’è stata una Chiesa protestante e anche cattolica non testimone, ma è stata una minoranza.
Possiamo predicare la misericordia, pane dell’anima,solo se prima la invochiamo su di noi. Questa è l’importanza della confessione di colpa della Chiesa protestante su di sé, perché aveva molto da farsi perdonare. E molto deve farsi perdonare l’intera Chiesa.»
Questo il discorso del pastore valdese Paolo Ricca nell’incontro suddetto,discorso che si è rivelato veramente “una preziosa occasione per riflettere sull’importanza del ‘Giubileo della Misericordia”, come era stato preannunciato dall’Associazione ecumenica OIKOS.
Intanto sul quotidiano LA STAMPA del 30.11.2015 Gianni Gennari nel suo articolo “Giubileo in Centrafrica, il grido di misericordia del Papa”, riferendosi a domenica 29.11.2015,fra l’altro riferisce:
«Francesco apre la porta del Giubileo a Bangui, in Centrafrica, e dà l’annuncio della Misericordia in un modo inequivocabile, e lo fa non parlando di sé, ma di Gesù: “Gesù ci insegna che il Padre celeste fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt. 5,45). Dopo aver avuto noi stessi l’esperienza del perdono, dobbiamo perdonare. Ecco la nostra vocazione fondamentale: “Voi, dunque siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt. 5, 48). Gli operatori di evangelizzazione devono dunque essere prima di tutto artigiani del perdono, specialisti della riconciliazione, esperti della misericordia.»
Pietro Congedo