lunedì 4 marzo 2013

Le Orfanelle non soffrirono mai la fame




Non doveva mancare e non mancò mai il necessario alle ragazze accolte nell’Orfanotrofio Femminile “Madonna della Purità” di Galatina, sorto per la munificenza del canonico don Ottavio Scalfo (1676 – 1759), che nel catasto onciario del 1754 risultava essere il più ricco ecclesiastico galatinese. Detto Istituto, entrato in funzione il 28 marzo 1794 con “venti orfanelle in tenera età raccolte dalla strada”, aveva ereditato da don Ottavio Scalfo i seguenti immobili: una “casa palatiata nel vicinato di Porta Nuova”; l’oliveto “Margea” di 1150 alberi, unito ad un terreno seminativo; il fondo “Galatini” con 50 ulivi ed un’area di terreno libero; due grandi giardini, detti “S. Rocco” e “lo Scalfo” e vicini all’abitato di Galatina; metà di un trappeto.
Alle suddette proprietà nel 1796 si aggiunsero un vigneto di circa tre tomolate, lascito diAntonio Congedo, ed un terreno in agro di Aradeo di circa quattro tomolate, in parte a vingneto con casa e palmento. Inoltre con decreto del Visitatore della Provincia di Terra d’Otranto, datato   8 novembre 1799, furono assegnati all’Orfanotrofio i seguenti beni appartenuti complessivamente alle Cappelle del Rosario, della Concezione, di S. Leonardo e della Madonna degli Angeli: 13 fondi olivati, aventi in tutto 1113 alberi; 7 piccoli appezzamenti di terreno; 2 canoni enfiteutici per un totale di ducati 9,50 e trenta capitali censi dell’importo complessivo di ducati 2040 al tasso medio del 6%.
Questa era alla fine del sec. XVIII la consistenza patrimoniale dell’Istituto, che rimase pressochè invariata certamente fino al 1862, quando la gestione dello stesso passò alla Congregazione di Carità, come stabilito dalla “legge sull’amministrazione delle Opere Pie” del 3 agosto 1862. Anche il numero delle ragazze ospitate (che dovevano avere non meno di sette anni e non più di venti) per molti decenni rimase relativamente stabile, cioè intorno alle venti unità.        
Di tutto ciò nel 1855 diede conferma il giudice Tommaso Vanna, scrivendo: “Il numero attuale delle Orfane è 25. La rendita attuale di tal pio istituto è di ducati 1.240 annui.” [V. Tommaso Vanna, GALATINA, Napoli, 1855, in Urbs Galatina, numero unico, Galatina, 1992, p. 222].
Analoga conferma si ottiene dai documenti contabili  relativi agli anni 1862 e seguenti, nei quali è fra altro indicato che per il vitto a 24 orfanelle si spendevano annualmente non più di 500 ducati, spesa questa pienamente sostenibile dall’Ente, che prima dell’Unità d’Italia, oltre alla sopraindicate rendite, introitava anche due terzi del ricavato dal lavoro di tessitura, ricamo ecc., effettuato dalle orfane su ordinazione di privati.
Comunque, indipendemente dall’entità delle risorse economiche, il numero delle ragazze accolte non poteva assolutamente essere superiore a 25 unità a causa delle dimensioni della sede dell’Orfanotrofio, costituita soltanto dalla “casa palatiata”, già comoda abitazione del can. Scalfo, ma che aveva un numero limitato di ambienti, dei quali due del primo piano erano stati adibiti a  “saloni pe’ travagli”, ovvero laboratori di tessitura, ricamo ecc..
Un primo indispensabile ampliamento della stessa sede fu effettuato nel 1863 con la costruzione di due nuovi saloni, uno a pianoterra e l’altro a primo piano.
Le notizie soprariportate sono state tratte esclusivamente da documenti originali riguardanti l’Orfanotrofio. Alcuni autori, prescindendo da detti documenti, arrivano a denunciare una mai esistita indigenza dell’Istituto, sebbene alle povere ragazze in esso accolte sia stata costantemente assicurata una vita serena e dignitosa, con la possibilità di costituirsi anche col proprio lavoro una dote matrimoniale e con l’opportunità di  imparare a leggere, scrivere e far di conto, quando a Galatina non erano state ancora istituite scuole pubbliche.
Nel decennio 1806-1815, quando il Regno di Napoli fu sotto la sovranità prima di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat, le condizioni economiche e le attivita dell’Orfanotrofio femminile di Galatina erano naturalmente quelle sopraesposte.
Vittorio Zacchino, riferendosi al periodo murattiano, ha invece scritto: « […] L’Istituto ospita 76 orfane e si accredita come la manifattura più importante della provincia, l’unica “dove si educano le donzelle a lavori di telaro di più generi”. I lavori dell’Orfanotrofio ottengono un premio d’industria nella prima esposizione di Napoli dell’agosto 1810, ricevendo una medaglia insieme agli espositori di Gallipoli Serio e Verardi.
Alla guida dell’orfanotrofio, in questi anni, c’è Alessandro Bardoscia, il padre del futuro deputato Nicola, il quale sarà collaboratore dell’inchiesta muratiana per il ramo manifatture. Il redattore statistico Giovene ha parole di elogio per il Bardoscia uomo, istruttore tecnico, benefattore di uno “stabilimento che giace nella miseria e nello squallore. Alle donzelle che vi sono rinchiuse manca anche il pane quotidiano”.
Presentando il conservatorio di Galatina come l’unica scuola di istruzione artigiana in Terra d’Otranto, Giovene immedesima il bravo filantropo con l’opificio “dove lo zelo gratuito di un ottimo cittadino qual è Alessandro Bardoscia insegna, addestra, dirige le fanciulle e donzelle ivi rinchiuse, alle manifatture di cotone e di lino”. Ed aggiunge che “se quell’orfanotrofio avesse qualche macchinuccia, se avesse un capitale per fare acquisto a tempo e luogo delle materie grezze, quell’orfanotrofio, sotto la direzione di quell’esimio uomo farebbe assolutamente prodigio”. Purtroppo – aggiunge Giovene – questo conservatorio è in una miseria indicibile, ed appena le recluse hanno un pane da mangiare, anzi, talvolta, loro manca”. […].» [V. Vittorio Zacchino, Attivita manifatturiera a Galatina e nel Salento tra sette e ottocento, in Bollettino Storico di Terra d’Otranto, 5 / 1995, Congedo Editore, pp. 83-84 ].
 N.B. I virgolettati contenuti nel brano soprariportato risultano tratti da La “Statistica” del Regno di Napoli nel 1811, a cura di D. Demarco, Roma - Accademia Nazionale dei Lincei, 1988.
Sono di tutta evidenza le macroscopiche discordanze esistenti specialmente tra le affermazioni virgolettate contenute nel brano dell’articolo di Zacchino e la realtà oggettiva dell’Orfanotrofio, quale è emersa da un rigoroso esame dei documenti riguardanti lo stesso e conservati in Galatina  negli archivi dell’Ospedale e dell’ex Ente Comunale di Assistenza.
Pertanto si è portati  a pensare che non sia stato sincero colui che, da dirigente dell’Orfanotrofio, riferì (nel corso dell’inchiesta muratiana del 1811) al redattore statistico Giovene che “76 orfane” galatinesi si trovavano in uno “stabilimento che giaceva nella miseria e nello squallore”, per cui mancava loro persino “il pane quotidiano”. E’ probabile che egli avrebbe smisuratamente esagerato, sia triplicando il numero delle orfane sia facendo credere che le stesse si trovassero in uno stato di “miseria indicibile”, nell’intento velleitario di poter fondare, con un eventuale contributo statale, un moderno opificio di tessitura, col quale sostituire  i modesti “saloni pe’ travagli”, allestiti nell’ex casa Scalfo.
Non si ottenne il contributo sperato, l’opificio moderno non fu realizzato e la vita delle orfanelle, continuando come prima, andò sempre più migliorando nei decenni successivi.  Ma coloro che a distanza di secoli leggono la “Statistica muratiana” dovrebbero poi affidarsi ad una più accurata ricerca, altrimenti finiscono con avere e presentare agli altri un’immagine distorta dell’Orfanotrofio Femminile “Madonna della Purità”, che i galatinesi hanno sempre considerato fiore all’occhiello della propria assistenza pubblica e con spirito di solidarietà avrebbero, se necessario, impedito che le ragazze in esso ospitate soffrissero la fame.  
Pietro Congedo