La cattedrale di Lund |
In un articolo del sottoscritto, apparso il 31 dicembre u.s. sul quotidiano on line inondazioni.it (disponibile in questo blog alla data 12 gennaio 2016), è stato trattato il “Rinnovamento rinascimentale della Chiesa” che, purtroppo, all'epoca si concluse nel peggiore dei modi. Infatti papa Leone X, che aveva bandito in tutte le diocesi del mondo un’intensa campagna di vendita di indulgenze allo scopo di raccogliere i fondi necessari al rifacimento della Basilica di San Pietro, scomunicò il monaco agostiniano Martin Lutero che disapprovava detta vendita, appellandosi alla Sacra Scrittura, ed in particolare al versetto di San Paolo:
“il giusto vivrà mediante la fede” (Rm 1, 16-17).
Principio questo che lo stesso San Paolo aveva anche formulato in maniera più esplicita affermando: “Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.” (Lettera a Tito 3, 4-5).
Principio questo che lo stesso San Paolo aveva anche formulato in maniera più esplicita affermando: “Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.” (Lettera a Tito 3, 4-5).
La disapprovazione di Lutero del commercio di indulgenze si concretò nella “Disputatio pro declaratione virtutis indulgentiarum”(Discussione sulla dichiarazione del potere delle indulgenze), nota come “Le 95 tesi proposte alla pubblica discussione” inviate il 31 ottobre 1517 ai vescovi interessati, i quali non risposero. Perciò Lutero affisse il lungo elenco delle tesi tradotto in tedesco alla porta della chiesa del castello di Wittemberg, in vista di pubbliche assemblee, durante le quali egli le avrebbe dimostrate.
Le “tesi” ebbero una larghissima popolarità; Lutero fu accusato di eresia e invitato a ritrattare. Non lo fece e solo la protezione del principe elettore di Sassonia, Federico il Saggio, gli consentì di evitare la pena di morte e di predicare la propria dottrina. Quindi sulla base della “giustificazione per sola fede” la Sacra Scrittura (suggellata dai sacramenti di battesimo ed eucaristia) divenne l’elemento fondamentale della Chiesa. Il principio d’autorità venne sostituito dal libero esame e dal principio della responsabilità del credente davanti a Dio e al prossimo. Venne inoltre eliminata la differenza tra clero e laicato nella Chiesa e affermato il sacerdozio universale dei credenti. Fu infine introdotta la distinzione tra potere civile ed ecclesiastico.
La Riforma venne sostenuta dalla maggioranza dei principi tedeschi, in quanto permetteva loro di non sottostare al potere della Chiesa.
Al contrario l’imperatore Carlo V d’Asburgo si oppose ad essa, schierandosi con il papa; il conflitto si concluse nel 1555 con la pace di Augusta, che sancì il principio “cuius regio, eius religio”[di chi (è) il territorio, di lui (sia) la religione] che consentiva a ciascun principe di stabilire la confessione religiosa nel proprio principato.
Così la popolazione dell’Europa si divise in cattolici e protestanti.
Intanto anche la Gran Bretagna si era già staccata da Roma nel 1534, in quanto il re Enrico VIII, sebbene precedentemente insignito dal papa dal titolo di “defensor fidei” per la sua lotta contro Lutero, a seguito di forti contrasti con lo stesso pontefice, aveva fatto approvare dal Parlamento lo “Act of Supremacy” con cui venne stabilito che “il Re è l’unico capo supremo della Chiesa d’Inghilterra”.
Il teologo francese Giovanni Calvino aderì alla Riforma, aggiungendo alla dottrina luterana la “teoria della predestinazione, secondo la quale alcuni sono per Grazia di Dio destinati alla gloria eterna, mentre altri sono dannati”. Perciò incitava i suoi seguaci a cercare di scoprire a quale delle due categorie appartenessero, aggiungendo che i segni della Grazia divina spesso si manifestano in fatti concreti della vita, quali: la volontà di compiere il proprio dovere, l’eseguire bene il proprio lavoro ed il successo nel commercio o in campo finanziario.
Il calvinismo si diffuse soprattutto in Francia e in Inghilterra, da dove gli emigranti durante il XVII e XVIII secolo lo introdussero nelle colonie americane e perciò divenne un efficace elemento della formazione e della cultura degli Stati Uniti.
Prevalentemente calvinisti sono i “valdesi”, cioè i discendenti dei seguaci di Pietro Valdo, ex mercante, che nel XII secolo aveva abbandonato tutti i suoi beni per predicare il Vangelo nella Diocesi di Lione, dov'era nato e operava. Cacciato poi dal Vescovo del luogo, cercò rifugio con i suoi seguaci in altre località più o meno vicine.
L’adesione dei valdesi alla Riforma avvenne nel 1532.
Ma essi a causa di sanguinose persecuzioni sopravvissero solo nelle valli del Piemonte. Il 17 febbraio 1848 ottennero dal re Carlo Alberto tutti i diritti civili e finalmente potettero diffondersi in tutta Italia.
La Chiesa cattolica reagì alla diffusione della Riforma protestante soprattutto convocando il Concilio di Trento che, in varie sessioni, dal 1545 al 1563 fissò rigide norme di prassi liturgica e di dottrina teologica del cattolicesimo, non mancando di stabilire rigidi comportamenti per il clero.
In particolare il Concilio di Trento fissò il dogma del peccato originale e quello della giustificazione per la fede e per le opere, condannando il principio luterano della giustificazione per sola fede, indipendentemente dalle opere, e affermando il valore del libero arbitrio persistente anche dopo il peccato originale. Anche nel campo della disciplina degli ecclesiastici il Concilio svolse opera essenziale, dando norme per la scelta e l’azione dei cardinali e dei vescovi e condannando il nepotismo.
Fuori dal Concilio i papi diedero infinite disposizioni tendenti ad evitare il continuarsi di mali da lunghissimo tempo deplorati, ma ai quali non si era mai riusciti a porre riparo.
L’enorme frattura in seno alla Chiesa determinata dal movimento protestante, iniziato con la pubblicazione delle 95 tesi di Lutero il 31 ottobre 1517, fu alla base di numerosi e sanguinosi conflitti europei tra il cinquecento e il seicento. Infatti, oltre alla sopraccitata guerra tra Carlo V e i Principi tedeschi, ci fu in Francia la lotta tra ugonotti (calvinisti francesi) e cattolici, che culminò nel massacro di tremila calvinisti parigini, avvenuto nella notte di S. Bartolomeo (23 agosto 1372) e la tremenda guerra dei trent’anni (durata dal 1618 al 1648) tra eserciti protestanti e truppe imperiali, la quale devastò la Germania e si concluse con la pace di Westfalia [V. Il trattato di Osnabrük (06.08.1648) tra Impero, Svezia e Principi protestanti nonché il trattato di Münster (08.09.1648) tra la Francia e l’Impero, entrambi pubblicati il 24 ottobre 1648], che sancì il diritto dei sudditi di professare una religione differente da quella dei loro Principi (cessava, dunque, il principio “cuius regio, eius religio”).
Da allora nell’Europa occidentale sono presenti tre confessioni cristiane: cattolica, luterana e calvinista; mentre l’Europa orientale ha mantenuto la pluralità delle Chiese ortodosse nazionali, con due riferimenti principali: il patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca.
Con i suddetti due trattati pubblicati il 24 ottobre 1648 ci fu sì la cessazione delle lotte sanguinose fra protestanti e cattolici, ma non venne raggiunta una vera pace. Tra gli uni e gli altri persistette per più di due secoli quanto meno un reciproco disprezzo: i primi rinfacciavano ai secondi la totale subordinazione ai papi e perciò li chiamavano papisti. A loro volta i pontefici vietavano ai propri fedeli ogni forma di collaborazione con le società bibliche protestanti, che diffondevano le traduzioni della Bibbia in lingue moderne, giudicate pericolose per la fede.
Nel corso del ‘900 i protestanti hanno promosso il “movimento ecumenico”, che ha favorito il dialogo fra le diverse Chiese con sede a Ginevra. La Chiesa cattolica ha istituito “la settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani”, che si tiene ogni anno nella seconda metà di gennaio: con questa preghiera i credenti chiedono il raggiungimento della “unità che Dio vorrà con i mezzi che vorrà, e nel modo che Egli vorrà”.
Papa Giovanni XXIII istituì il Segretariato per l’unione dei cristiani e nel convocare il Concilio Vaticano II invitò come osservatori esponenti di altre Chiese.
Il decreto conciliare “Unitatis Redintegratio” sull’Ecumenismo afferma che la Chiesa voluta da Cristo si realizza in modo più completo nella Chiesa cattolica, ma aggiunge che Dio può servirsi anche delle altre Chiese per operare la salvezza: ogni Chiesa appare, infatti, limitata perché formata da peccatori, rispetto alla Chiesa futura che solo Cristo potrà costruire, perciò gli altri non vengono più considerati eretici o scismatici, ma fratelli separati.
Successivamente sono stati istituiti momenti di preghiera comune, come la Giornata di Assisi (27 ottobre 1986), promossa da Giovanni Paolo II e aperta anche a esponenti di religioni non cristiane; ed altre iniziative comuni per promuovere la pace, l’aiuto dei più poveri, il rispetto del creato ecc. .
Nel 1999 è stato trovato un accordo anche sulla dottrina della giustificazione, che cerca di spiegare in quale modo la grazia di Dio dona la salvezza all’uomo: è stata, quindi, formulata la “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione”.
Inoltre cattolici e protestanti hanno realizzato insieme la traduzione interconfessionale in lingua corrente della Bibbia.
Il prossimo 31 ottobre sarà celebrata a Lund in Svezia la Commemorazione Ecumenica della Riforma di Martin Lutero, che è stata promossa congiuntamente dalla Federazione Luterana Mondiale e dalla Chiesa Cattolica.
Si tratta della celebrazione del 1° centenario che cade nell'epoca della globalizzazione e dell’ecumenismo nonché dopo il Concilio Vaticano II.
La Commemorazione Ecumenica congiunta avviene in previsione del 500° anniversario della Riforma che ricorre nel 2017 [ 31.10.1517 – 31.10.2017]
A scopo preparatorio dell’evento è stato redatto un documento, intitolato “Dal conflitto alla comunione” da parte dell’apposita “Commissione luterana-cattolica”.
Detto documento, che il 1° giugno 2013 è stato pubblicato dal Centro Editoriale Dehoniano come Supplemento del quindicinale “IL REGNO”, è composto da sei capitoli, attraverso i quali viene percorso tutto l’iter della Riforma, e si arriva a concludere con i seguenti “Cinque imperativi ecumenici”:
- Cattolici e luterani devono tendere a rafforzare ciò che hanno in comune, anche se è più facile scorgere e sperimentare le differenze;
- Luterani e cattolici devono lasciarsi continuamente trasformare dall'incontro con l’altro e dalla reciproca testimonianza di fede;
- Cattolici e luterani dovrebbero di nuovo impegnarsi a ricercare l’unità visibile e tendere costantemente a questo obiettivo;
- Luterani e Cattolici devono riscoprire congiuntamente la potenza del Vangelo di Cristo per il nostro tempo;
- Cattolici e luterani devono rendere insieme testimonianza della misericordia di Dio nell’annuncio del Vangelo e nel servizio al mondo.
Comunque, una volta attuati questi obiettivi, non ci si troverà alla fine di un percorso, bensì ad una tappa fondamentale di un cammino da continuare assieme.
Il 25 gennaio 2016 p. Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ha annunciato che Papa Francesco il prossimo 31 ottobre parteciperà alla “ Commemorazione ecumenica della Riforma di Martin Lutero”, promossa congiuntamente dalla Federazione Luterana Mondiale (LWF) e dalla Chiesa Cattolica, che avrà luogo a Lund in Svezia.
L’evento comprenderà una celebrazione comune fondata sulla guida liturgica cattolico-luterana, “Common Prayer” [Preghiera Comune], di recente pubblicazione.
Il pastore Martin Junge, segretario generale della LWF, ha affermato in proposito che i Luterani si accingono a commemorare l’anniversario della Riforma in uno spirito di responsabilità ecumenica e nella convinzione che, adoperandosi per la riconciliazione fra Luterani e Cattolici, operino per la giustizia, la pace e la riconciliazione in un mondo lacerato dai conflitti e dalla violenza.
A sua volta il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (Pcpcu) ha spiegato: “Concentrandosi insieme sulla centralità della questione di Dio e su un approccio cristocentrico, i Luterani e i Cattolici avranno la possibilità di celebrare una commemorazione ecumenica della Riforma, non semplicemente in modo pragmatico, ma con un senso profondo della fede in Cristo crocifisso e risorto”.
La “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione”, firmata nel 1999 dalla Federazione Luterana Mondiale e dalla Chiesa Cattolica, è stata anche accolta nel 2006 dal Consiglio Metodista Mondiale (Alleanza tra Chiese Metodiste)* .
Pertanto è opportuno evidenziare che detta “Dichiarazione …” ha annullato dispute antiche di secoli fra Cattolici e Luterani sulle verità fondamentali della dottrina della giustificazione, la quale è al centro della Riforma del XVI secolo.
Pietro Congedo
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*Il metodismo è un’espressione del protestantesimo, che ha dato vita ad una delle chiese evangeliche più diffuse nel mondo, caratterizzandosi per profonda spiritualità, dinamismo evangelico e marcata sensibilità verso i problemi etici, sociali e politici.