mercoledì 31 dicembre 2014

Il tributo di dolore dei galatinesi alla Grande guerra - Tutti gli elementi per un bilancio: 325 morti (161 in combattimento) 221 prigionieri


Il 5 novembre 1918, cioè il giorno successivo alla fine delle ostilità, così scriveva Benedetto Croce:

« Far festa perché? La nostra Italia esce da questa guerra come da una grave malattia, con piaghe aperte, con debolezze pericolose nella sua carne, che solo lo spirito pronto, l’animo cresciuto, la mente ampliata rendono possibile sostenere e volgere, mercé duro lavoro, a incentivi di grandezza. E centinaia di migliaia del nostro popolo sono periti, e  ognuno di noi rivede in questo momento i volti mesti degli amici che abbiamo perduti, squarciati dalla mitraglia, spirati sulle aride rocce e tra i cespugli, lungi dalle loro case e dai loro cari.
La stessa desolazione è nel mondo  tutto, tra i popoli alleati e tra i nostri avversari, uomini come noi, desolati più di noi, perché tutte le morti dei loro cari, tutti gli stenti, tutti i sacrifizi non sono valsi a salvarli dalla disfatta. E grandi imperi che avevano per secoli adunate e disciplinate le genti di gran parte dell’Europa, e indirizzatele al lavoro del pensiero e della civiltà, al lavoro umano, sono caduti; grandi imperi ricchi di memorie e di glorie; e ogni animo gentile non può non essere compreso di riverenza dinanzi all’adempiersi inesorabile del destino storico, che infrange e dissipa gli Stati come gli individui per creare nuove forme di vita ».

Il filosofo napoletano, che all’interventismo non aveva mai aderito, con questo suo scritto faceva una diagnosi della situazione nazionale italiana alla fine della Grande Guerra molto realistica, ma intrisa di pessimismo.

Egli non considerava che l’Italia, la più piccola delle potenze alleate dell’Intesa, avesse superato una prova difficilissima, tenendo testa all’Impero austro-ungarico e contribuendo alla sua dissoluzione. Inoltre non teneva conto del fatto che il conflitto mondiale fosse stato per la stessa Italia l’occasione storica per una partecipazione più diretta delle masse alla vita nazionale, nel senso che le trincee, con il loro carico di quotidianità, di sofferenza e di morte, erano state anche luogo d’incontro e di scambio tra uomini provenienti da tutte le regioni della Penisola, diffondendo attese, speranze e richieste nei confronti della classe dirigente liberale. Questa, pero,  partecipò estremamente divisa alla Conferenza della Pace, come peraltro lo era già stata nella scelta dell’intervento e nell’andamento del conflitto.

Pertanto il Governo italiano non fu pienamente in grado di far rispettare alle Potenze vincitrici il “Patto di Londra”, con il quale il 26 aprile 1915 le stesse avevano formalmente promesso all’Italia, in caso di vittoria, tutto il Sudtirolo, Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia sino a Traù nei pressi di Spalato, gran parte delle Isole adriatiche ancor più a sud fino Ragusa (l’attuale Dubrovnik), la città albanese di Valona (e quindi il controllo del Canale d’Otranto) e le Isole del Dodecanneso. Infatti i Trattati di Saint  Germain (10 settembre 1919) e di Rapallo (12 novembre 1920) assegnarono al Regno d’Italia: il Trentino, l’Alto Adige, Trieste, Gorizia, Gradisca, l’Istria e - sulle sponde orientali dell’Adriatico - soltanto  la città Zara e le isole di Cherso, Lussino, Pelagosa e Lagosta.

Intanto altri trentuno soldati galatinesi erano morti o morivano per malattia contratta in servizio, come si evince dai due elenchi riportati qui di seguito, i quali, come quasi tutti i prospetti contenuti nel presente articolo, sono stati tratti dal volume “Ruggero Rizzelli, Galatina per la IV Italia, Tipografia Gizzi-Galatina, 1921”.

a) Soldati morti in Galatina durante la licenza
  1. Soldato di Scuola d’Applicazione Mengoli Saverio, nato l’01.03.1893, celibe, morto il 17.08.1916.
  2. Soldato di Fanteria Manna Leonardo, nato l’08.11.1892, celibe, morto il 18.05.1917.
  3. Soldato di Fanteria Marti Santo, nato l’08.01.1882, coniugato, morto il 18.11.1918.
  4. Soldato di Fanteria Baldari Salvatore, nato il 05.07.1884, celibe, morto il 15.04.1918.
  5. Soldato di Fanteria Ventura Natale, nato il 18.12.1879, celibe, morto il 04.09.1918.
  6. Soldato della Croce Azzurra Gabrieli Lorenzo, nato il 17.02.1876, coniugato, morto il 04.10.1918.
  7. Caporale di Fanteria D’Errico Francesco, nato l’01.06.1879, coniugato, morto il 17.10.1918.
  8. Soldato d’Artiglieria Esposito Vincenzo, nato il --.--.----, coniugato, morto il 21.10.1918.
  9. Sergente Gentile Biagio, nato il 21.03.1893, celibe, morto l’11.10.1918.
  10. Soldato di Fanteria Albanese Salvatore, nato il 04.05.1892, celibe, morto il 14.03.1919.
  11. Soldato del Genio Telegrafisti Luceri Attilio, nato il 22.04.1892, celibe, morto il 27.04.1920.

 b) Soldati morti in Galatina dopo il congedo per malattia contratta in servizio
  1. Soldato di Fanteria Schito Martino, nato il --.--.----, celibe, morto il 02.06.1917.
  2. Soldato d’Artiglieria Serafini Pasquale, nato il 14.04.1882, coniugato, morto il 04.12.1917.
  3. Caporal maggiore mitragliere Ciccardi Antonio, nato il 29.05.1996,celibe, morto il 29.05.1918.
  4. Soldato di Fanteria Tundo Biagio, nato il 10.10.1889, vedovo, morto il 23.08.1918.
  5. Soldato di Fanteria Revento Pasquale, nato il 30.03.1888, celibe, morto il 05.10.1918.
  6. Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 17 marzo 1886, coniugato, morto il 17.10.1918.
  7. Soldato di Fanteria Carrozzo Pietro, nato il 16.09.1885, coniugato, morto il 27.01.1919.
  8. Soldato di Fanteria Dell’Abate Arturo, nato il 29.01.1892, celibe, morto l’01.02.1919.
  9. Soldato bombardiere Luceri Lorenzo, nato il 07.11.1895, celibe, morto il 02.02.1919.
  10. Caporal M. mitragliere Giustizieri Ippazio, n. a Noha il 29.10.’877, coniugato, morto il 18.05.19.
  11. Soldato d’Artiglieria Nocera Michele, n. a Noha l’11.03.’892, coniugato, morto il 29.06. 1919.
  12. Soldato bersagliere Giausa Pantaleo, nato il 19.09.1885, coniugato, morto l’08.06.1918.
  13. Soldato della Squadra Aratrici Gabrieli Rosario, n. il 16.11.’896, celibe, morto l’11.10.1919.
  14. Soldato di Autoparco Capani Paolo, n. il 21.10.1888,celibe, morto il 17.12.1919.
  15. Soldato di Battaglione M. T. Sabato Paolo n. a Noha il 19.09.1874, celibe, morto il 25.01.1920.
  16. Soldato di Fanteria Bolognese Pietro, nato il --.--.1888, coniugato, morto il 17.04.1920.
  17. Soldato di Fanteria Ancora Giuseppe, nato il 05.07.1994, coniugato, morto il 10.06.1920.
  18. Soldato di Fanteria De Lorenzis Luigi, nato il 18.09.1887, coniugato, morto il 17.09.1920.
  19. Caporal M. di Fanteria Congedo Pasquale, nato il 16.10.1895, celibe, morto il 26.11.1920.
  20. Soldato di Fanteria Marra Pietro, nato il 07.08.1898, celibe, morto il 09.06.1921.

 Riepilogo generale delle perdite

1  – Morti in Combattimento……………………………………………………………………………………………………   N.    161
2  - Morti in linea di combattimento per malattia……………………………………    “      27
3  - Morti in stato di prigionia………………………………………………………………………………     “      15
4  - Dispersi in combattimento e presunti morti…………………………………………    “      50
5  - Morti in ospedali militari per malattia contratta in servizio…“      41
6  - Morti durante la licenza ordinaria a Galatina………………………………     “      11 
7  – Morti dopo il congedo a Galatina per malattia contratta in servizio              ………………………………………………………………………………………………………………………“      20

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Totale delle perdite  N.  325

Riepilogo dei soldati galatinesi prigionieri di guerra

Ufficiali           prigionieri……………………………………………… N.  11
Sottoufficiali          “        ………………………………………  “    7
Graduati                “        ………………………………………  “   21
Soldati                 “        ………………………………………  “  182

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Totale     N. 221

Prigionieri in Austria…………………………………  N.   128
        “   in Germania………………………………  “     55
        “   in Ungheria………………………………  “     23
        “   in  Boemia…………………………………  “     10
        “   nei Balcani………………………………  “      1
        “   nel Gebel……………………………………  “      1
        “   in Libia………………………………………  “      1
        “   in Baviera…………………………………  “      2
                                                                                               ------------
Totale     N.  221                       

N.B. Nel totale  dei prigionieri di guerra sono compresi i 15 morti in prigionia, di cui all’elenco riportato nell’articolo del 03.10.2014. Quindi, dopo la fine della guerra, tornarono in patria 206 soldati.

I prigionieri di guerra italiani erano considerati traditori dal Comandante Supremo dell’Esercito Generale Luigi Cadorna, che li prese di mira con le sue perverse direttive disciplinari. Egli, Infatti, proibì l’invio ad essi di pacchi da parte delle famiglie e, nello stesso tempo, vietò al Governo di partecipare al loro sostentamento, come facevano i Governi alleati nei riguardi dei propri soldati finiti in mano al nemico.

Essi, laceri, mendichi, scalzi e affamati, per mesi e mesi o addirittura per anni trascorsero fra stenti di ogni genere la propria vita in sconnesse e luride baracche, ricevendo un rancio quotidiano fatto di scarse e nauseanti barbabietole in una brodaglia, miscuglio di grasso rancido e puzzolente.

I galatinesi mutilati e invalidi di guerra, accertati e provvisti di pensione privilegiata diretta  risultarono essere 112, a tutto il 31.12.1921.             
                        
Le vedove di guerra galatinesi risultarono essere. 80, mentre si contarono ben n. 153 orfani di guerra.

Riepilogo generale dei pensionati indiretti

1 – Vedove di guerra pensionate………………………………………………………………………………………… N.    76
2 – Genitori pensionati………………………………………………………………………………………………………    “    183
3 – Genitori assimilati pensionati…………………………………………………………………………    ”      9
4 – Orfani pensionati diretti………………………………………………………………………………………    “      5 
5 – Genitori provvisti di 1/3 della pensione vedovile………………………    “     10
6 – Pensionati per reversibilità………………………………………………………………………………    “     26
                                                                                                          ---------------------------
Totale dei pensionati  N. 309

Operai galatinesi emigrati temporaneamente all’Isonzo
Dall’inizio della guerra sino al luglio 1916 il Comando Supremo, per gli apprestamenti di difesa sulle sponde dell’Isonzo, decise di ricorrere agli operai non soggetti a obblighi militari. Perciò le Prefetture furono incaricate a favorirne la migrazione.
A Galatina la classe operaia rispose alla chiamata con spirito patriottico, effettuando le seguenti dieci spedizioni di operai migranti all’Isonzo:

- ottobre       1915………………………………………………………… Migranti N. 239
- novembre       “   ……………………………………………………… “        “  269
- dicembre       “   ……………………………………………………… “        “  285
- gennaio       1916………………………………………………………… “        “  221
- febbraio       “   ……………………………………………………… “        “  181
- marzo          “   ……………………………………………………… “        “  288
- aprile         “   ……………………………………………………… “        “  327
- maggio         “   ……………………………………………………… “        “  306
- giugno         “   ……………………………………………………… “        “  350
- luglio         “   ……………………………………………………… “        “  326
                          --------------------------------                                                                 Totale migranti  N.2792

La colonia di profughi istituita a Galatina
In seguito alla ritirata di Caporetto la popolazione del Friuli cercò scampo riversandosi in altre Regioni d’Italia. Il Governo provvide allora a istituire colonie di profughi in numerosi Comuni.
Una di queste fu istituita in Galatina e usufruì dei servizi offerti sia dal Comune che dalla Commissione di Assistenza, sorta a suo tempo per iniziativa del Sindaco Vito Vallone.
La cittadinanza fu molto ospitale nei riguardi dei friulani, i quali al momento del rimpatrio, corrisposero sentiti segni di riconoscenza, espressi anche mediante pubblici manifesti.

Galatina e i Prestiti Nazionali
La guerra era costata all’Italia 148 miliardi di lire, cioè una somma, come ha rilevato il docente universitario americano John Schindler, pari al doppio delle spese complessive di tutti i Governi italiani dal 1861 al 1913. L’Italia era stata l’unico paese belligerante a non aver aumentato la pressione fiscale durante la guerra: questo aveva portato ad un enorme deficit del bilancio pubblico.
Pertanto i Governi italiani dal 1915 al 1919  erano stati costretti a ricorrere per ben cinque volte al Prestito Nazionale consolidato al 5%, e precisamente quattro volte in periodo bellico ed infine per il Prestito della Vittoria.
I cinque Prestiti Nazionali avevano incontrato il favore del Popolo, fruttando complessivamente la somma di 28 miliardi e 373 milioni di lire, che aveva consentito di affrontare le spese più urgenti.  Anche a Galatina le Autorità, gli Istituti, le Associazioni e i privati cittadini fecero a gara per venire incontro ai bisogni della Nazione. In particolare, al di là di ogni previsione, ricchi proprietari e commercianti, spronati dalla Direzione della locale Banca Popolare Cooperativa, furono molto generosi, verosimilmente coscienti del fatto che durante la guerra le tasse non erano state aumentate.
Dalle statistiche relative ai Prestiti, pubblicate di volta in volta dalla Prefettura, risultò che Galatina vi concorse con oltre 25 milioni di lire.     

Galatina al Milite Ignoto
Nella mattinata del 4 novembre 1921, mentre a Roma la salma del Milite Ignoto veniva solennemente tumulata sull’Altare della Patria, anche Galatina rese onore allo stesso Milite e a tutti i Caduti della Grande Guerra con una imponente manifestazione, organizzata da un apposito Comitato, presieduto dal Sindaco Vito Vallone.

Dal Municipio partì un corteo, al quale partecipavano l’Amministrazione Comunale, le Associazioni Operaie e Artigiane, tutti gli Istituti Scolastici della Città, gli Impiegati di tutti gli Uffici, una Compagnia del 47° Reggimento di Fanteria di stanza a Lecce e una massa compatta di popolo, preceduta dalle Associazioni dei Mutilati e delle Vedove di guerra.

Percorrendo via Umberto I, via Vittorio Emanuele e piazza S. Pietro, il corteo si portò a piazza Alighieri, dove nel raccoglimento generale Don Antonio Tondi celebrò la S. Messa in suffragio del Milite Ignoto e di tutti i Caduti.

Dopo la cerimonia religiosa il corteo si ricompose per recarsi al Cimitero, dove fu scoperta un lapide, collocata sul frontone della Chiesa e recante l’epigrafe: IGNOTO MILITI / IV NOV. MCMXXI.   
       
A conclusione della cerimonia il Sindaco Vito Vallone pronunziò un discorso nel quale fra l’altro affermò:
“… Quest’Eroe Ignoto che rappresenta la sintesi di tutto il martirologio italiano attraverso i secoli, che rappresenta le aspirazioni dei nostri poeti, dei nostri filosofi, che rappresenta l’Italia che con sacrifizii leggendari ha raggiunto la sua unità, quest’Eroe Ignoto, dico, è l’espressione della forza, della virtù, della coscienza della nuova Italia, che oggi si eleva nel mondo e fra le nazioni domanda quel posto che le spetta per compiere la sua missione storica. … .”

 Il Monumento ai Caduti della Grande Guerra
La decisione di erigere al centro della piazza Alighieri un Monumento a perenne ricordo dei Caduti della Grande Guerra fu presa dall’Amministrazione presieduta da Vito Vallone nel gennaio 1921: fu costituito un apposito Comitato e il Comune stanziò un contributo di £ 5.000 (cinquemila).
Poi tutto cadde nel dimenticatoio, soprattutto perché nel 1923 uscì di scena il dott. Vito Vallone, ultimo sindaco di Galatina democraticamente eletto prima dell’avvento del Regime Fascista. Per  questo Regime ogni Comune doveva essere amministrato da un Podestà di nomina governativa.

Pertanto nel 1925 al Commissario Prefettizio Giuseppe Festa, che reggeva il Comune in attesa della nomina del 1° Podestà, la presidente dell’Associazione  Madri e Vedove di Guerra, Giuseppina Lazzari-Colaci, chiese  la ricostituzione del Comitato per   l’erezione del monumento ai Caduti, poiché Essi “… dal silenzio della tomba reclamavano il ricordo e la riconoscenza”. Questa richiesta fu pienamente accolta e, dopo altri tre anni, il 2 luglio 1928, fu finalmente inaugurato   solennemente il Monumento ai Caduti di Galatina.

Conclusione
La città di Galatina, che tra il 1914 e il1915 si era dimostrata interventista, e, grazie alla lungimiranza del proprio Sindaco, Vito Vallone, si era preparata ad affrontare le non certo liete vicende del conflitto con la costituzione di un valido Comitato per l’Assistenza dei mobilitati e delle loro famiglie, partecipò alla Grande Guerra con la morte di 325 suoi figli, con gli stenti nei campi di concentramento di 221 prigionieri, con i dolorosi disagi a vita di 112 mutilati e invalidi, con l’insanabile dolore di 80 vedove, di 153 orfani  e di tanti, tanti genitori e fratelli dei Caduti.   

Inoltre inviò migliaia di operai sulle sponde dell’Isonzo, istituì nel suo territorio una Colonia di profughi friulani e contribuì ai Prestiti Nazionali con oltre 25 milioni di lire.

Quindi si può ben dire che i galatinesi contribuirono alla vittoria dell’Italia sugli Imperi Centrali con un notevole numero di vittime, il lutto e la sofferenza di tante famiglie e la puntuale, fattiva risposta ad ogni esigenza manifestata dal Governo Italiano.

Pietro Congedo

domenica 12 ottobre 2014

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi dei morti in combattimento nel 1918, dei morti per malattia in linea di combattimento dal 18.04.1918 al 06.03.1919, dei morti in stato di prigionia dal 25.12.1917 al 18.02.1918, dei dispersi in combattimento nel 1918 e dei morti per malattia


Fra le tante cause che favorirono la disastrosa ritirata dell’Esercito Italiano nella Battaglia di Caporetto devono essere considerate anche la paura e la frustrazione provocate in  tutti i reparti dalle perverse direttive sulla disciplina imposte dal Comandante Supremo, generale Luigi Cadorna. Questi, infatti, già il 19 maggio 1915, aveva disposto fra l’altro che gli ufficiali comandanti sarebbero stati considerati responsabili di eventuali atti d’indisciplina dei soldati, qualora avessero esitato ad applicare “estreme misure di coercizione e di repressione”.

Nel settembre successivo per una nuova direttiva del Comando Supremo “la giustizia del piombo” ( la fucilazione – n. d. a.) aspettava chiunque cercasse di arrendersi o di ritirarsi… . Coloro che fossero sfuggiti a questa “salutare giustizia” sarebbero stati condannati dai Tribunali Militari alla pena capitale davanti ai propri commilitoni.

Con una successiva direttiva lo stesso Comando stabilì che i Tribunali Militari dovessero essere convocati solo se c’era la certezza che avrebbero condannato a pene capitali, altrimenti sarebbero bastati i tribunali improvvisati sul campo, che avrebbero emesso sentenze inappellabili.

Il 26 maggio 1916, mentre gli Austriaci si riversavano sull’Altopiano di Asiago, a un nostro Reggimento di Fanteria fu ordinato di raggrupparsi per prendere posizione contro i nemici, ma molti fanti  confluirono nel gruppo con un certo ritardo. Avendo Cadorna imposto l’immediata fucilazione dei ritardatari a prescindere dal rango, il giorno seguente, quando l’intero Reggimento aveva raggiunto la posizione assegnatagli, il colonnello comandante scelse a sorte dodici soldati e li fece fucilare per diserzione. Questo è il primo caso documentato di “decimazione”, la quale sarebbe diventata lo spaventoso emblema della giustizia militare italiana. Infatti il generale  Cadorna a novembre del 1916 con un’apposita direttiva dispose che gli ufficiali al comando avevano il dovere di decimare i reparti colpevoli (v. M. Thompson, La guerra bianca, Milano, 2012, p. 279).

Il frequente ricorso alla decimazione produsse tremendi ed assurdi episodi come, per es., i seguenti:
a) il 15 agosto 1917 in una trincea della zona di Caporetto, occupata da due compagnie di Fanteria, essendo stata trovata una poesia burlesca scarabocchiata sopra un pezzo di cartone, fu effettuata un’inchiesta per scoprirne l’autore, ma non avendolo individuato, furono scelti a sorte e fucilati quattro uomini;
b) in settembre ci fu la fucilazione di tre soldati scelti fra i cinque di una pattuglia, che era stata mandata in perlustrazione nella terra di nessuno con l’incarico di catturare qualche disertore nemico ed era rientrata a mani vuote per non aver incontrato alcun soldato austriaco; poiché dal folto assembramento di militari che vi assistevano partì un colpo di fucile, indirizzato all’ufficiale che aveva disposto l’esecuzione, il comandante di divisione fece fucilare altri quattordici uomini estratti a sorte.

Fatti gravi e infamanti come questi non venivano messi in discussione  dal Governo né riportati dalla stampa, la quale per assecondare Cadorna non riferiva notizie di sconfitte o di abusi. Ma nel giugno del 1917 un deputato parlò alla Camera dicendo che Cadorna era “indietro di un secolo, anche nel modo come s’intende da lui mantenere la disciplina militare, cioè col terrorismo e con le fucilazioni per sorteggio e le decimazioni” (v. M. Thompson, o. c., p. 285).

Per effetto dello sconquasso prodotto dalla ritirata di Caporetto il generale Luigi Cadorna l’8 novembre 1917 fu costretto a dimettersi e al Comando Supremo dell’Esercito subentrò Armando Diaz, già comandante del XXII Corpo d’Armata sul Carso. Questi nell’arco di un mese fece migliorare il vitto e aumentare la paga dei soldati, ai quali le licenze ordinarie (che Cadorna concedeva col contagocce al fine di impedire la diffusione delle cattive notizie relative ai suoi frequenti insuccessi strategici) non solo si cominciò a concederle con regolarità, ma addirittura vennero portate da 15 a 25 giorni. Inoltre a tutti i soldati furono garantite assicurazioni gratuite, e le famiglie dei caduti ricevettero l’indennizzo senza ritardi. Quanto alla disciplina, Diaz non ripudiò le regole introdotte da Cadorna: semplicemente si astenne dall’impiegare i suoi metodi brutali. Quindi non ci furono più decimazioni.

In questa atmosfera psicologicamente più serena, le truppe italiane attestate sul Piave seppero contrastare il nemico quando tornò all’offensiva tra il 28 e il 29 gennaio 1918. Esse, infatti, pur non ottenendo risultati rilevanti, dimostrarono notevole capacità di ripresa e di riorganizzazione.              E il successivo 12 giugno l’esercito austro-ungarico, in una possente offensiva scatenata su un fronte lungo 130 chilometri, si trovò davanti un esercito assai meglio organizzato di quello cadorniano, perché ben preparato sia alla difesa che all’attacco e, grazie ad un buon servizio d’informazioni, in grado di prevedere le mosse del  nemico. La battaglia fu accanita per oltre dieci giorni e  gli italiani, pur trovandosi talvolta in difficoltà, dimostrarono un’inaspettata capacità di resistenza sul terreno, mentre con l’artiglieria e l’aviazione colpivano con micidiale precisione le truppe nemiche, che tra il 22 e 23 si ritirarono, consegnando migliaia di prigionieri (45mila contro 25mila italiani).

Intanto altamente positivo all’andamento delle operazioni era anche il contributo della nostra Marina: il 10 giugno 1918 nelle acque di Premùda due MAS al comando di Luigi Rizzo affondarono la corazzata austriaca Santo Stefano e il successivo 1° novembre i capitani R. Rossetti e R. Paolucci con un ordigno esplosivo fecero saltare la Viribus Unitis, nave ammiraglia della flotta austriaca.

Mentre l’esercito austriaco si manteneva relativamente saldo e compatto, l’Impero asburgico scricchiolava paurosamente a causa dell’insofferenza dei diversi popoli che lo costituivano, la quale ormai esplodeva ovunque. Perciò il generale Armando Diaz il 24 ottobre, anniversario di Caporetto, rompendo ogni indugio, decise di dare corso ad una grande offensiva meticolosamente preparata, con la quale si ottenne il giorno 29  lo sfondamento del fronte austriaco a Vittorio Veneto e la precipitosa ritirata del nemico. Quindi il 30 ottobre le truppe italiane arrivarono a Sacile e il giorno dopo a Feltre.

Il 3 novembre fu conquistata Trento e dalla nostra flotta furono sbarcati i reparti che occuparono Trieste. Intanto a Villa Giusti, presso Padova, veniva firmato l’armistizio, che fissava per le ore 15 del 4 novembre la fine delle ostilità.

a) Elenco dei morti in combattimento nel 1918
1) [n. 140 dell’elenco generale] Soldato Calvo Angelo, nato il 27.01.1886, coniugato, morto l’08.01.1918 a Monte Solarolo. 
2) [n. 141 e. g.] Soldato di Fanteria Paglialonga Giuliano, nato a Noha il 23.03.1898, celibe, morto il 15.01.1918 a Monte Asolone.  
3) [n. 142 e. g.] Mitragliere Zappatore Antonio, nato il 12.08.1885, coniugato, morto sul Piave Vecchio il 29.06.’18.
4)[n. 143 e. g.] Maresciallo mitragliere Luceri Giovanni, nato il 03.04.1889, celibe, morto sul Piave Vecchio il 27.01.1918. 
5) [n. 144 e. g.] Soldato di Fanteria Marra Oronzo, nato il 13.10.1893, celibe, morto alle Bocche di Boccador il 22.02.1918. 
6) [n. 145 e. g.] Bersagliere Latino Albino, nato il 28.11.1890, celibe, morto l’01.06.1918 a Monte Mezzolet.
7) [ n. 146 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Albanese Antonio, nato il 15.09.1899, celibe, morto a  Monte Asolone il 04.06.1918.                    
8) [n. 147 e. g.] Soldato di Fanteria Mosca Pantaleo, nato il 18.04.1895, celibe, morto sul Campo il 16.06.1918.   
9)[n. 148 e. g.] Soldato di Fanteria Simone Luigi, nato il 10.04.1896, celibe, morto sul Campo il 16.06.1918.
10) [n. 149 e. g.] Bersagliere Marti Giuseppe, nato il 21.09.1888, celibe, morto il 17.06.1918 a Mille Pertiche. 
11) [n. 150 e. g.] Soldato di fanteria Rizzo Angelo, nato il 06.04.1888, celibe, morto nella XLVIII Sezione di Sanità il 19 giugno 1918.
12)[ n. 151e. g.] Soldato di Fanteria Tondi Giuseppe, nato a Noha l’01.05.1890, celibe, morto al Ponte di Piave il 19.06.‘918.
13) [n. 152 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Biagio, nato 12.05.1896, celibe, morto a Candelù di Piave il 22.06.1896. 
14)[n. 153 e. g.] Caporal Maggiore di Fanteria Agostinelli Carmine, nato il 12.12.1895, celibe, morto a Breda di Piave il 23.06.1918. 
15) [n. 154 e. g.] Bombardiere Lupo Giuseppe, nato il 15.03.1893,celibe, morto a Monte Cima l’01.07.1918. 
16) [ n. 155 e. g.] Soldato di Fanteria Carcagnì Pasquale, nato l’01.04.1899, celibe, morto sul Campo il 20.09.1918. 
17) [n. 156 e. g.] Soldato di Artiglieria Mariano Tommaso, nato a Noha il 10 agosto 1897, celibe, morto in Ospedale da Campo il 22.09.1918. 
18) [n. 157 e. g.] Soldato di Fanteria Carrozzini Giuseppe, nato il 30 giugno 1897, celibe, morto il 25.10.1918 nella in Ospedale da Campo. 
19) [n. 158 e. g.] Soldato di Fanteria Notaro Gabriele, nato il 29.08.1897, celibe, morto nella II Sezione di Sanità 1l 25.10.1918. 
20) [n. 159 e. g.] Soldato di Fanteria De Pirro Nicola, nato il 09.10.1889, coniugato, morto nella LXXV Sezione di Sanità il 27.10. 1918. 
21) [n. 160 e. g.] Mitragliere Coroneo Giuseppe, nato il 07.02.1889, celibe, morto sul Campo il 27.10.1918. 
22) [n. 161 e. g.] Sotto Tenente Notaro Pietro, nato il 17.04.1886, celibe, morto a San Pietro di Feletto il 30.10.1918.

b) Elenco dei morti per malattia in linea di combattimento dal 07.09.1918 al 06.03.1919
1) [n. 15 e. g.] Soldato del Corpo di Spedizione in Francia Tanza Domenico, nato l’08.03.1878, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Rennes il 07.09.1918.  
2) [n. 16 e. g.] Soldato di Battaglione Marciante Contaldo Pietro, nato il 10.06.1897, coniugato, morto in Ospedale da Campo il 17.09.1918.  
3) [n. 17 e. g.] Caporal Maggiore di Artiglieria Gentile Fedele, nato il 31.07. 1899, celibe, morto in Ospedale da Campo l’08.10.1918.
4) [n. 18 e. g.] Artigliere Maniglio Donato, nato a Collemeto il --.--.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 21.10. 1918. 
5) [n. 19 e g.] Artigliere De Luca Alfredo, nato il 23.05. 1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 10.11.1918. 
6) [n 20 e. g.] Soldato Automobilista Giurgola Vincenzo, nato il 07.04.1887, celibe, morto in Ospedale da Campo il 20.11.1918. 
7) [n. 21 e. g.] Soldato del Genio Sammartino Domenico, nato il 17.09.1881, celibe, morto in Ospedale da Campo il 21.11.1918. 
8) [n. 22 e. g.] Soldato di Fanteria Cafaro Francesco, nato il 17.09.1881, coniugato, morto in Ospedale  da Campo il 23.11.1918.      
9) [n. 23 e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Gaetano, nato il 27.10.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 24.11.1918. 
10) [n. 24 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Salvatore, nato l’01.06.1882, celibe, morto in Ospedale da Campo il 27.11.1918. 
11) [n. 25 e. g.] Soldato di Fanteria Mastronardi Vincenzo, nato il 10.05.1892, celibe, morto in Ospedale da Campo il 27.11.1918. 
12) [n. 26 Soldato di Cavalleria De Pascalis Luigi, nato il 04.01.1897, celibe, morto in Ospedale da Campo il 06.03.1919. 
13) [n. 27 e. g.] Soldato di Cavalleria Maiorano Donato, nato il 10.05.1892, celibe, morto il 06.03.1919.

c) Elenco dei morti in stato di prigionia dal 21.12.1917 al 05.02.1918      
1) Soldato di Fanteria Masciullo Vincenzo, nati il 04.08.1880, coniugato, morto a Francoforte Oder (Germania) il 21.12.1917. 
2) Mitragliere Castrioto Apollonio, nato --.--.1894, celibe, morto a Somorgia (Austria) il 23.02.1918. 
3) Soldato di Fanteria De Paolis Salvatore, nato l’08.12.1993, celibe, morto a Milowitz (Boemia) il 05.03.1918.  
4) Mitragliere Vergine Antonio, nato l’08.04.1887, celibe, morto a Tarvis (Austria) il 26.04.1918. 
5) Soldato di Fanteria Belletti Arturo, nato il 25.12.1888, coniugato, morto ad Ave-Bazeb (Austria) il 12.11.1918. 
6) Soldato di Fanteria Rollo Salvatore, nato a Collemeto il 13.10.1886, coniugato, morto a Czerset (Austria) il 14.11.1918.                 
7) Soldato di Fanteria Todisco Luigi, nato il 24.11.1892, celibe, morto a Euget (Baviera) il 26.07.1918. 
8) Soldato di Fanteria Musarò Ippazio, nato il 09.04.1883, coniugato, morto ad Erlangen (Baviera) il 28.12.1918.  
9) Soldato di Fanteria Margiotta Pietro, nato il 23.08.1893, celibe, morto nel Belgio l’08.10.1918. 
10) Soldato di Fanteria Canace Giuseppe, nato l’08.09.1886, coniugato, morto a Somaria (Ungheria) il 03.10.1918.  
11) Sergente di Fanteria Alica Rodolfo, nato a Noha il --.--.----, celibe, morto il --.--.---- in Germania. 
12) Soldato di Fanteria Nuzzo Vincenzo, nato nel --.--.1890, morto a Temesvav il 13.05.1918. 
13) Soldato di Fanteria De Matteis Germano, nato a Collemeto il --.--.1897, celibe, morto a Milowitz (Boemia) il 27.03.1918. 
14) Soldato di Fanteria Perrone Pietro, nato a Noha il --.--.1895, celibe, morto a Milowitz il 31.03.1918.                     
15) Bersagliere Serafini Apollonio, nato il 04.03.1883, celibe, morto a Milowitz il 05.02.1918.        

d) Elenco dei dispersi in combattimento nel 1918 e dichiarati presunti morti
1) [n. 48 e. g.] Caporale di Sussistenza Militare Manna Giovanni, nato il 06.03.1895, celibe, disperso nell’affondamento della nave Verona l’11.05.1918. 
2) [n. 49 e. g.] Soldato di Fanteria Carrozzini Antonio, nato il 06.11.1896, celibe, disperso a Scolo Palumbo il 19.06.1918.                               
3) [n. 50 e. g.] Soldato di Fanteria Manni Pietro, nato il 09.04.1880, celibe, disperso a Bosco Contro (Francia) il 18.07.1918.

e) Elenco dei morti per malattia contratta in servizio dal 6 gennaio 1918
1) [n. 12 e. g. ] Capitano Bardoscia Alberto, nato il 23.09.1889, celibe, morto ad Airola il 06.01.1918. 
2) [n. 13 e. g.] Soldato del Battaglione Costiero Margiotta Santo, nato il --.--.----, coniugato, morto ad Otranto il 10.02.1918. 
3) [n. 14 e. g.] Soldato di Fanteria Cascione Giuseppe, nato il 01.03.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Catania l’11.05.1918.
4) [n. 15 e. g.] Caporal Maggiore Barbarini Raffaele, nato il --.--.1897, celibe, morto a Bologna il 20.05.1918.        
5) [n. 16 e. g.] Soldato Bellini Antonio, nato l’11.02.1875, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Taranto il 04.08.1918. 
6) [n. 17 e. g.] Soldato di Fanteria Carmignano Francesco, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Messina il 05.09.1918.
7) [n. 18 e. g.] Carabiniere Mobilitato Tartaro Giuseppe, nato l’01.01.1897, celibe, morto nel Lazzaretto di Taranto il 22.09.1918. 
8) [n. 19 e. g.] Soldato Montinaro Cesario, nato il 12.02.1885, coniugato, morto a Capua il 24.09.1918. 
9) [n. 20 e. g.] Soldato di Cavalleria Cresti Cesare, nato il 28.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Firenze il 25.09.1918. 
10) [n. 21 e. g.] Soldato di Sussistenza Militare Toto Giuseppe, nato il 30.07.1879, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Aversa il 27.09.1918.
11) [n. 22 e. g.] Soldato di Fanteria De Giovanni Dante, nato il 17.07.1890, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Teano il 02.10.1918. 
12) [ n. 23 e. g. ] Soldato di Fanteria Bianco Domenico, nato a Noha il 13.11.1900, celibe, nell’Ospedale Militare di Agrigento il 06.10.1918.       
13) [ n. 24 e. g.] Soldato di Fanteria De Santis Carmelo, nato il 25.10.1881, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Bari il 09.10.1918. 
14 [n. 25   e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Salvatore, nato il --.--.1887, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Cremona il 09.10.1918. 
15) [n. 26 e. g.] Soldato Gaballo Donato, nato l’11.09.1896, celibe, morto nel Reclusorio militare di Gaeta il 16.10.1918. 
16) [n. 27 e. g.] Artigliere Marra Armando, nato il 19.11.1896, celibe, nell’Ospedale Militare di Catanzaro il 20.10.1918. 
17) [n. 28 e. g.] Soldato di Fanteria Giannuzzi Umberto, nato il  --.--.---, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Torino il 23.10.1918. 
18) [n. 29 e.g.] Tenente Medico Gorgoni Nicola, nato il 25.07.1886, celibe, morto a Verona l’01.11.1918.
19) [n. 30 e. g.] Caporale di Fanteria Rigliaco Paolo, nato il 07.08.1896, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Taranto il 22.10.1918. 
20) [n. 31 e. g.] Bersagliere Colaforte Giuseppe, nato il 20.10.1894, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Trieste il 23.11.1918. 
21) [n. 32 e. g. ] Soldato di Cavalleria Dolce Biagio, nato il 02.02.1892, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Roma il 27.11.1918. 
22) [n. 33 e. g.] Soldato di Fanteria Contaldo Silvio, nato il 23.08.1894, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Mirandola il 02.12.1918. 
23) [n. 34 e. g.] Soldato di Fanteria Quarta Apollonio, nato il 24.04.1880, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Ferrara il 02.12.1918. 
24) [n. 35 e. g.] Soldato di Fanteria De Gioia Maurangelo, nato il 14.12.1899, celibe, morto nell’Ospedale militare di Peschiera il 12.12.1918. 
25) [n. 36 e. g.] Sergente dei Bersaglieri Gentile Giuseppe, nato l’08.01.1895, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Tirano il 28.12.1918. 
26)[n. 37 e. g.] Carabiniere Coluccia Pasquale, nato il 24.11.1886, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Brescia il 03.01.1919.  
27) [n. 38 e. g.] Soldato di Fanteria Ferrieri Vincenzo, nato il 14 luglio 1897, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Napoli il 19.01.1919.
28) [n. 39 e. g.] Soldato della Regia Marina Laporta Francesco, nato il 16.08.1898, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Sabenico il 19.02.1919.
29) [n. 40 e. g.] Soldato di Fanteria Maiorano Carmine, nato a Noha il 18.11.1892, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Lecce il 15.05.1919. 
30) [n. 41 e. g.] Sergente di Fanteria Leone Vincenzo, nato l’11.04.1899, celibe, morto in Ospedale da Campo il 19.12.1919.

Note e considerazioni                                                                  
Nella ritirata di Caporetto furono molte le fucilazioni per diserzione effettuate dalla polizia militare. Di esse rischiò di essere vittima il grande scrittore americano Ernest Hemingway, che, arruolatosi volontario come autista di ambulanze, era stato inviato sul fronte italiano, dove aveva fatto carriera, raggiungendo il grado di tenente. Come tale durante il ripiegamento, mentre cercava di attraversare un ponte sul fiume Tagliamento, fu catturato per essere fucilato come disertore. Ma, mentre insieme ad altri ufficiali arrestati attendeva l’esecuzione, riuscì a scappare buttandosi nel fiume e nuotando sott’acqua. L’avventurosa fuga, pienamente riuscita, è stata magistralmente descritta dallo stesso  E. Hemingway nella sua opera Addio alle Armi (v. edizione Oscar Mondadori, 2014, pp. 209 – 220).

Ogni fucilazione, anche se avvenuta in seguito a sorteggio, è stata talmente infamante da comportare l’esclusione di mogli e figli dei malcapitati da ogni indennizzo e pensione di guerra.                         

Purtroppo lo Stato in un certo senso protegge ancora oggi il sanguinario regime di Cadorna. Infatti i Tribunali Militari attualmente non possono accogliere le istanze di grazia, presentate da chi vorrebbe riabilitare il nome di un proprio ascendete giustiziato “cadornianamente”, poiché per legge solo “la parte in causa” (cioè il fucilato) può richiedere la grazia! (v.Thompson, o. c., p 293).

Non è dato sapere se anche  soldati galatinesi abbiano perduto la vita per effetto delle perverse ed infauste norme disciplinari, cinicamente emanate da colui che per oltre un triennio ebbe il comando supremo dell’Esercito Italiano.

Nell’ultimo anno di guerra ben otto giovanissimi galatinesi perdettero la vita, e precisamente: il Sotto Tenente Albanese Antonio ( v. elenco a), il Sergente Leone Vincenzo (v. elenco e), il Caporal Maggiore Gentile Fedele (v. elenco b), i Soldati Bianco Gaetano, De Luca Alfredo e Maniglio Donato (v. elenco b) e De Gioia Maurangelo (v. elenco e), tutti “ragazzi del ‘99”, ai quali bisogna aggiungere il Soldato Bianco Domenico della classe 1900 ( v. elenco e).

Pietro Congedo

domenica 28 settembre 2014

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi dei morti in combattimento dal luglio al dicembre 1917, dei morti per malattia in linea di combattimento dal 1915 al 1917, dei dispersi in combattimento nel 1917 e dei morti per malattia contratta in servizio dal 1915 al 1917



Nell’agosto del 1917 il generale Cadorna, che lungo il fronte disponeva di oltre mezzo milione di uomini e sul fiume Isonzo poteva contare su 3750 cannoni e 1900 bombarde, contro i 430 cannoni e i 1250 pezzi campali degli austriaci, preparava l’XI battaglia dell’Isonzo, della quale alle 5.30 del giorno 19  scattò l’ora zero.
La fanteria attaccò su tutto il fronte, mentre sul Carso i reparti della III Armata facevano breccia in tre punti e al di là di Gorizia i soldati della II Armata avanzavano sull’Altipiano della Bainzizza con progressi fino a cinque chilometri, travolgendo 45 battaglioni austriaci, impadronendosi di diecine di cannoni e facendo 11mila prigionieri.
Ma la ritirata austriaca non fu sfruttata fino in fondo, anche perché l’artiglieria italiana avanzava faticosamente e lentamene dalle retrovie. Il Comando della II Armata sferrò allora diversi attacchi nell’intento di occupare il Monte Santo. Dopo alterne vicende le truppe italiane riuscirono ad avanzare nell’inferno di fuoco delle granate con cui gli austriaci  bersagliavano detto Monte, il quale finì completamente in mano italiana il 24 agosto.
Questo fu un successo più che altro dal punto di vista propagandistico, perché come anche la conquista della Bainzizza, sostanzialmente non modificava il bilancio strategico. Inoltre, dopo l’esaltante avanzata su detto Altopiano, in due settimane di ripetuti ed infruttuosi attacchi al Monte S. Gabriele andarono perduti 166mila uomini, dei quali 40mila erano i morti. Perciò il 19 settembre Cadorna fermò le operazioni, ordinando di passare alla difensiva.
 
Quindi l’XI battaglia dell’Isonzo fu una vittoria tecnica, che sapeva però di sconfitta.      
 
Comunque subito dopo il Comandante supremo andò in villeggiatura con la moglie nei pressi di Venezia. Il 19 ottobre ritornò calmo, riposato, tranquillo e soprattutto convinto che non ci sarebbe stata un’offensiva austriaca fino alla primavera del 1918. Egli rimaneva di questa opinione anche di fronte alle rivelazioni di disertori dell’esercito nemico che parlavano di attacco imminente da parte di austriaci e tedeschi: addirittura la mattina del 24, quando era già cominciato il bombardamento nemico, egli disse ai suoi ufficiali di artiglieria di far risparmiare munizioni in vista di un inevitabile attacco sul Carso.
 
Invece le batterie austriache e tedesche dalle ore 2.00 della notte tra il 23 e 24 ottobre  avevano aperto il fuoco lungo un fronte di 30 chilometri con intensità e precisione tali da mettere fuori combattimento le postazioni di artiglieria italiane, gli osservatori e linee di comunicazione, dando così inizio alla ‘XII battaglia dell’Isonzo’. Questa è detta anche ‘battaglia di Caporetto’, perché austriaci e truppe scelte tedesche in breve sfondarono il fronte a Caporetto, piccolo paese sull’Isonzo, nel settore difeso dalla II Armata. La sorpresa, i dissensi e gli errori dei capi militari e gli equivoci nella migliore condotta difensiva da adottare, uniti ad un diffuso senso di stanchezza e di sfiducia che trapelava qua e là fra le truppe italiane, duramente provate dalle precedenti undici battaglie dell’Isonzo, agevolarono il successo del nemico, che in breve tempo riuscì a travolgere il nostro dispositivo di difesa e a rioccupare tutto il Friuli e parte del Veneto. Fortunatamente le Armate III e IV riuscirono a ripiegare ordinatamente, attestandosi sul fiume Piave e collegandosi attraverso il Monte Grappa con il fronte del Trentino, che aveva resistito all’attacco.
 
Intanto era crollato il fronte orientale, poiché in Russia nel corso di dilaganti sommosse popolari, causate da carestia e fame nonché dall’incessante propaganda dei socialisti contro la guerra, i soldati incaricati di ripristinare l’ordine avevano finito col fare causa comune con gli insorti. Nella confusione che ne era seguita lo zar Nicola II aveva abdicato ed erano andati al potere i socialisti moderati (menscevichi) con a capo Kerenskij, il quale cercò di continuare la guerra contro la Germania, ma l’esercito si rifiutava di combattere, fuggendo dinanzi al nemico. In autunno un ulteriore aggravamento della situazione portò alla cosiddetta “rivoluzione di ottobre”, effettuata dai socialisti estremisti (bolscevìchi) con a capo V. U. Lenin, il quale in  dicembre concluse un armistizio con i Tedeschi. Questo rese possibile agli Imperi Centrali di concentrare tutte le loro forze in occidente.
 
L’anno 1917 si concluse, dunque, in maniera disastrosa per le potenze dell’Intesa.         
       
a) Elenco dei caduti in combattimento dal luglio al dicembre 1917
1) [n. 114 dell’elenco generale] Sergente Maggiore di Fanteria Morelli Luigi, nato il --.--.1891, celibe, morto a Vertoiba il 13 luglio 1917. 
2) [n. 115 e. g.] Soldato di Fanteria Musardo Cosimo, nato il --.---.1892, celibe, morto al Monte Pasubio il 15.07.1917. 
3)[n. 116 e. g.] Soldato di artiglieria Romano Vincenzo, Nato il 05.01.1894, celibe, morto a Lovisa il 25.07.1917.
4)[n.117 e.g.] Soldato di Fanteria Gabrieli Angelo nato il 28.10.1881, celibe, morto a Santa Maria la Longa 16.07.1917.
5) [n. 118 e. g.] Soldato di Fanteria Gugliersi Pasquale, nato a Noha il 24.07.1878, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 100 il 04.08.1917.  
6) [n. 119 e.g.] Soldato di Fanteria D’Amico Santo, nato il 19.04.1878, coniugato, morto a Kursarsi il 04.08.1917.
7)[n. 120 e. g.]  Soldato di Cavalleria Colazzo Giovanni, nato il --.--.1891, celibe, morto sul Monte Santo il 19.08.1917.  
8)[n. 121 e. g.] Soldato di Fanteria Masciullo Paolo, nato il 26.10.1896, celibe, morto sul Campo il 23.08.1917.
9)[n. 122 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Specchia Michele, nato a Noha il 23.09.1887, coniugato, morto a Quota 100 il 24.08. 1917.
10)[n. 123 e. g.] Soldato di Fanteria Palma Pietro, nato il --.--.----, celibe, morto a Vertoiba il 25.08.1917.
11) [n. 124 e. g.] Soldato di Fanteria Mariano Giuseppe, nato a Noha il 12.08.1883, coniugato, morto a Quota 126 il 26.08.1917. 
12) [n. 125 e. g.] Soldato di Fanteria De Paolis Salvatore, nato il 21.05.1985, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo 148 il 27.08.1917.
13)[n. 129 e. g.] Soldato di Fanteria Mengoli Giuseppe, nato il 25.07.1897, celibe, morto nella LI Sezione Sanità il 30.08.1917.
14)[n. 126 e. g.] Soldato Mitragliere Nobile Francesco, nato il 03.10.1890, celibe, morto sul Campo il 09.09.1917. 
15) [n. 127 e. g.] Soldato di Fanteria Gaballo Antonio, nato il 28.05.1887, coniugato, morto sul Campo il 12.09.1917.
16) [n. 128 e. g.] Soldato di Fanteria Romano Annunziato, nato a Collemeto il 23.03.1883, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 231 il 15 ottobre 1917.
17) [n. 130 e. g.] Soldato del Genio Solino Antonio, nato il 23.01.1898, celibe, morto sul Campo il 24 ottobre 1917.
18) [ n. 131 e. g.] Sergente Mitragliere Romano Antonio, nato il 18.11.1889, morto a Bolzano sul Tagliamento il 02.11.1917.
19) [n. 132 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Giovanni, nato a Noha il 02.01.1898, celibe, morto a Monte Fiore il 18.11.1917.
20) [ n. 133 e. g.] Soldato di Fanteria Morciano Paolo, nato il 24.03.1897, celibe, morto in un’ambulanza chirurgica della III Armata il 14 dicembre 1917.
21) [n. 134 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Micheli Vincenzo, nato l’01.01.1897, celibe, morto a Zenson del Piave il 30.11.1917.
22) [n. 135 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Trento Alfredo, nato il 06.04.1896, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 131 il 25.11.1917.
23) [n. 136 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Serafino Salvatore, nato il --.--.----, celibe, morto a Capitello del Bettigno il 30.11.1917.
24) [ n. 137 e. g.] Soldato mitragliere Tabella Salvatore, nato il 23.11.1888, celibe, morto a Monte Fiore il 05.12.1917.
25) [n. 138 e. g.] Soldato di Fanteria Mengoli Santo nato il 29.05.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n.315 il 15.12.1917.
26) [n. 139 e. g.] Soldato di Fanteria Bettini Giuseppe nato l’11.03.1893, celibe, morto nella LXXIX  Sezione di Sanità il 21 dicembre 1917.
 
b) Elenco dei morti per malattia in linea di combattimento dal 1915 al 1917
1) Soldato di Fanteria Giaccari Luigi, nato il 20.11.1894, celibe, morto nell’Ospedale da Campo di Lovico il 30.11.1915.
2) Soldato di Fanteria Stefanizzi Pantaleo, nato il 12.06.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 104 il 10.02.1916.
3) Soldato di Cavalleria D’Acquarica Alessio, nato a Noha l’11.09.1891, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Spresiano il 21.04.1916.
4) Soldato di Fanteria Gabrieli Antonio, nato il 15.03.1895, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Cigini il 10.05.1916.
5) Soldato di Fanteria Caprioli Giuseppe, nato il 18.11.1896, celibe, morto in Ospedale da Campo il 14 settembre 1916.
6) Soldato di Fanteria Papadia Francesco, nato il 09.03.1916, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 222.
7) Soldato di Fanteria Serafino Michele, nato a Noha il 29.02.1884, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 117 il 12.12.1916.
8) Soldato di Fanteria Contaldo Pietro, nato il 25.11.1886, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 35 il 03.02.1916.  
9) Soldato di Fanteria Basile Giovanni, nato il --.--.1882, celibe, morto nell’0spedale da Campo n. 23 il 15.02.1917.
10) Soldato Granatiere Santoro Pietro, nato il --.--.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 230 il 26.02.1917. 
11) Soldato di Fanteria Manca Pietro, nato il 22.03.1896, coniugato, morto nell’Ospedale della C.R.I. il 22.03.1917.  
12) Soldato di Fanteria Romano Cesario, nato a Collemeto il --.--.1894, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 58 il18.02.1917. 
13) Soldato di Fanteria Arcudi Santo, nato il --.--.1897, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 107 il 26 maggio 1917. 
14) Soldato di Fanteria Chittani Leonardo, nato a Noha il -.-.1887, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 107 il 17 giugno 1917.
 
c) Elenco dei dispersi in combattimento nel 1917 e dichiarati presunti morti
1) [n. 34 e. g.] Soldato di Fanteria Ucini Raffaele, nato il 16.11.1884, coniugato, disperso a Gorizia il 21.08.1917.
2) [n. 35 e.g.] Soldato di Fanteria Anglani Paolo, nato il 26.11.1898, celibe, disperso alla Bainzizza il 26.08.1917.  
3) [n. 36 e. g.] Soldato di Fanteria Mariano Vincenzo, nato a Noha il 18.04.1891, celibe, disperso in località sconosciuta il 26 agosto 1917.
4) [n. 37 e. g.] Soldato dei Mitraglieri Fiat Arcodi Tommaso, nato il --.--.1895, celibe, disperso in località sconosciuta il 28.08.1917.  
5) [n. 38 e. g.] Soldato di Fanteria De Paolis Biagio, nato il 05.07.1886, celibe, disperso a Valle del Gargano il 30.08.1917.
6) [n. 39 e. g.] Soldato di Fanteria Bianco Donato, nato a Noha l’11.12.1889, celibe, disperso a Monte S. Michele il 04.09.1917.
7) [n. 40 e. g.] Soldato di Fanteria Damiano Pietro, nato il 09.11.1898,celibe, disperso nella Bainzizza il 27.09.1917.  
8) [n. 41 e. g.] Soldato del 271° Battaglione Palamà Pietro, nato il 29.03.1880, coniugato, disperso nell’affondamento della nave Citta di Bari il 05.10.1917.
9) [n. 41 e. g.] Soldato del 271° Battaglione Ricchiuto Salvatore, nato il 10.06.1876, coniugato, disperso nell’affondamento della nave Città di Bari il 05.10.1917.
10) [n. 43 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Tudisco Angelo, nato a Noha il 15.11.1890, coniugato, disperso a Valle Idrio il 25.10.1917.
11) [n.44 e. g.] Soldato di Fanteria Todisco Giuseppe, nato il 23 marzo 1887, coniugato, disperso nel ripiegamento delle Truppe il 24.10.1917.
12) [n. 45 e. g.] Caporale del Genio Minatori Tundo Pietro, nato l’01.01.1889, coniugato, disperso a Feltre il 26.10.1917.
13) [ n. 46 e. g.] Soldato Mitragliere Campa Cesare, nato il 18.04.1891, celibe, disperso nella ritirata di Caporetto il 26.10.1917.
14) [n. 47 e. g.] Soldato di Fanteria Zuccaro Carmine, nato il 06.11.1895, celibe, disperso al Monte S. Michele il 25.10.1917.
 
d) Elenco dei morti per malattia contratta in servizio dal 1915 al 1917
1) Primo Capitano della Difesa Costiera Panico Giuseppe, nato l’11.08.1868, coniugato, morto a Monacizzo (TA) il 03.08.1915. 
2) Soldato del 266 Battaglione M.T. Papadia Salvatore, nato il 26 aprile 1877, coniugato, morto nell’Ospedale Militare di Lecce il 7 settembre 1915.
3) Soldato di Fanteria Romano Giovanni, nato 28 agosto 1896,celibe, morto nell’Ospedale Militare di Salerno.    
4) Soldato di Fanteria Maiorano Giuseppe, nato il 02.10.1890, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Caserta il 15.02.1916 
5) Soldato di Fanteria Virgilio Salvatore, nato il 07.12.1891, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Rovigo il 23.10.1915. 
6) Soldato … Specchia Vincenzo, nato a Collemeto il --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Faenza il 27.12.1915.  
7) Soldato di Fanteria Marti Giuseppe, nato il 25.11.1896, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Caserta il 20.02.1917.                        
8) Soldato di Fanteria Grandioso Giuseppe nato --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Udine l’11.03.1917. 
9) Soldato di Fanteria Nuzzo Salvatore, nato il --.--.----, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Catania il 23 marzo 1917. 
10) Sergente  di … Greco Germano, nato l’01.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Roma il 30.09.1917.
11) Soldato dei Bersaglieri Virgilio Luigi, nato il 12.12.1893, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Bari il 06.12.1917.
 
Note e considerazioni
Non è possibile individuare sull’atlante tutti i luoghi in cui sono caduti in combattimento soldati galatinesi, in quanto si tratta spesso di località insignificanti dal punto di vista geografico.
Tuttavia, consultando dizionari enciclopedici o navigando su internet, si è potuto verificare che:
- l’Altopiano della Bainzizza si trova a nord-est di Gorizia ed è bagnato a ovest dal fiume Isonzo;
- Monte Santo è a nord-est di Gorizia, sulla propaggine meridionale della Bainzizza, bagnato a sud-ovest dal fiume Isonzo;
- Bolzano al Tagliamento è frazione  di Morsano al Tagliamento, Comune (ora di 2875 abitanti) della Provincia di Pordenone, che si trova tra il Veneto e la Provincia di Udine;
- Santa Maria la Longa è un piccolo Comune in Provincia di Udine, che ha ora 2429 abitanti;
- Spresiano è un Comune, ora di circa 12000 abitanti, che si trova nella Provincia di Treviso;
- Vertoiba è una frazione di S. Pietro Vertoiba, che si trova nella periferia sud-est di Gorizia;
- Zenson del Piave è un piccolo Comune, ora di 1825 abitanti, nei pressi del quale ebbero luogo aspri scontri tra italiani e austro-ungarici sia nel novembre 1917 che nel giugno 1918;
- Monte Pasubio è un massiccio calcareo situato al confine tra le province di Vicenza e Trento, sul quale durante la XI battaglia dell’Isonzo la prima linea passava proprio per il crinale a cui appartiene la cima più alta (metri 2239).

Questi riferimenti geografici insieme alle date di morte dei soldati consentono di affermare con relativa sicurezza che dei caduti in combattimento, di cui all’elenco a, i primi 16 (da Morelli a Mengoli) sono morti nell’XI  battaglia dell’Isonzo, mentre gli altri 10 (da Solino a Bettini) avrebbero  perduto la vita durante la XII battaglia e la ritirata fino al fiume Piave, che ne seguì.

Analogamente i dispersi in combattimento, di cui all’elenco c, sarebbero presumibilmente morti nella XI battaglia quelli dal n.1(Ucini) al n. 7(Damiano), e nella XII gli altri dal n. 10 (Tudisco) al n. 14 (Zuccaro).

Per quanto riguarda i 26 caduti in combattimento dell’elenco a (di cui 17 erano fanti e i coniugati 8): di due non è stato possibile stabilire l’età, cinque avevano superato i 30 anni, cinque erano ventenni, uno diciannovenne, mentre tredici  erano di età compresa tra i 21 e i 29 anni.

Dei 14 dispersi contenuti nell’elenco c (fra i quali  i fanti erano 8 e i coniugati 6) nove erano al disotto dei 30 anni, dei quali  due avevano addirittura 19 anni, mentre gli altri cinque ne avevano 30 o più.

Il fante Manca Pietro, morto il 22 marzo 1917(v. elenco b), aveva avuto 4 figli dalla moglie Simone Maria Antonia, la quale non si risposò e visse fino all’età di 101 anni.
 
Di fronte alla dura realtà rappresentata dalla guerra, prevista di breve durata, che invece in oltre ventinove mesi di aspri combattimenti era stata causa di tanti lutti anche per Galatina, era ora necessario “ricominciare”, partendo da posizioni molto più arretrate e precarie di quelle del 1915, e di conseguenza si rivelava più che mai indispensabile per le famiglie dei combattenti galatinesi l’opera del Comitato di Assistenza Civile, a suo tempo istituito dal lungimirante sindaco Vito Vallone.
 
Pietro Congedo

domenica 21 settembre 2014

Da "amministrazione del fare" a Giunta del "quieta non movere”? - Dieci proposte a costo zero a chi, con fiducia, ho votato nel 2012


Nel 2012 ho votato con fiducia per l’Amministrazione Comunale attualmente in carica, perché convinto che essa, operando nella legalità, sarebbe stata “un’amministrazione del fare”, e quindi capace di restituire a Galatina, almeno in parte, l’antico ruolo di “città”, il quale sembra ormai quasi del tutto compromesso. A distanza di oltre due anni ritengo, perciò, opportuno richiamare l’attenzione di detti Amministratori su alcuni argomenti ed emergenze, che indico qui di seguito, i quali meritano tutti di essere presi in considerazione con sollecitudine.
1°- La necessità di restituire bellezza e decoro a Piazza San Pietro, salotto della Città, mediante la rimozione delle sovrastrutture costruite da privati su suolo pubblico dinanzi ai vari bar; rimozione questa che è anche prevista da una recente legge emanata dal Governo Renzi.
2°- L’urgenza di vietare la “profanazione” della suddetta piazza con manifestazioni richiedenti un palco addossato al sagrato della Chiesa Madre, la cui bellissima facciata barocca viene così “degradata” a far da sfondo a sfilate di moda, a spettacoli canori e di ogni altro tipo, impedendo di fatto che l’intera piazza venga costantemente riservata al godimento sia dei cittadini che dei turisti, che giungono sempre più numerosi (anche in virtù del recente progetto “bridge turistico” tra le città di Lecce e Galatina), fermandosi estasiati ad ammirare le nostre bellezze artistiche.
3°- L’opportunità di disporre definitivamente che tutte le manifestazioni pubbliche, finora effettuate in piazza San Pietro, abbiano luogo in altri spazi dell’abitato; in particolare, quando è previsto l’afflusso di una grande folla, potrà essere utile l’ampio  piazzale, denominato “Area Falcone e Borsellino”, sito al di là di via Tevere, tra via Molise e via Arno, il quale allo stato attuale non potrà più essere sede del mercato settimanale: proprio questo piazzale mediante qualche semplice adattamento potrà essere per sempre la sede di tutti i grandi eventi cittadini.
4°- La necessità di non persistere nella cessione [per un pugno di euro!] di suolo pubblico ad esercizi commerciali privati, poiché le numerose concessioni già date, oltre a creare difficolta ai pedoni che non trovano liberi i marciapiedi, hanno alterato, naturalmente in peggio, l’aspetto architettonico di strade e piazze della Città e per questo andrebbero revocate;
5°- Imporre in modo perentorio la rimozione dei “ruderi” di un distributore di benzina disattivato da anni, che deturpano la nostra bella piazza Alighieri proprio nel punto in cui giornalmente si fermano gli autobus da o per Lecce e paesi della Provincia;
6°- Provvedere alla restituzione di integrità e decoro al piazzale alberato antistante la Stazione Ferroviaria mediante:
· la rimozione dell’obsoleto ed inattivo distributore di carburante “Energia Siciliana”, sito nell’angolo sud-ovest, e del chiosco per giornalaio, anch’esso chiuso e inattivo, che è nell’angolo sud-est;
· la revisione della concessione di suolo pubblico fatta a favore del chiosco-bar, sito nell’angolo nord-ovest, del quale è stata quasi triplicata la superficie coperta con una stabile costruzione in legno (assolutamente non autorizzabile) con pavimento di plastica, che è stata realizzata sotto gli annosi alberi di pino, i quali rischiano ora di seccare.      
7°- Il recupero mediante una pulizia radicale e l’eventuale sistemazione a giardino pubblico della zona triangolare di suolo edificatorio, appartenente al Comune, attigua al nuovo Asilo-Nido e compresa tra viale Don Bosco e via S. Vincenzo de Paoli. Tale zona, essendo  fittamente coperta di alti rovi, che insieme a vigorosi cespugli di oleandro formano un grande ricettacolo per topi ed altre bestiole repellenti, rappresenta un grave pericolo per i bambini che presto frequenteranno  l’Asilo.
8°- Viale Don Bosco è un abituale parcheggio di camion particolarmente all’altezza dei numeri civici  22, 24, 26, 28, 30 e 32, ma coloro che abitano in corrispondenza dei numeri dal 28 al 32 hanno tutti i giorni di fronte alle proprie case da tre a quattro automezzi di grosse dimensioni. Questo può tornare gradito a proprietari dei camion, che abitano al n. 28, ma non a chi abita al n. 32, il quale rinunzierebbe volentieri a “tanto privilegio”; infatti tempo fa ha chiesto l’intervento dei Vigili Urbani, ma gli è stato detto che è il Comune ad essere inadempiente, in quanto non ha provveduto alla realizzazione di una specifica area di parcheggio per camion e pullman. Mi domando: poiché il Comune di Galatina ha a suo tempo ottenuto un cospicuo finanziamento per la costruzione di un ‘megaparcheggio’, che è stato ubicato tra via  Europa e via Ippolito De Maria, in prossimità del Complesso Fieristico, non sarebbe il caso che una sezione dello stesso fosse stabilmente utilizzata come posteggio diurno e notturno di grandi automezzi?
9°- Considerato che è già stato completato il tratto sud-ovest della tangenziale, il quale tratto collega le strade per Sogliano e per Noha a via Gallipoli, è quanto mai opportuno rivedere lo stradario della Città, provvedendo in particolare a togliere dal “limbo” di contrada Notaro Jaco il nome di Beniamino De Maria, unico uomo di Governo galatinese della storia: un nome così importate per Galatina è bene che sia attribuito alla nuova arteria o a parte di essa.
10°- Con il trasferimento del mercato settimanale in via Ippolito De Maria e nei contigui spazi del Quartiere Fieristico è sorto ovviamente il problema di fornire quella zona  di servizi igienici. Nell’immediato sono stati noleggiati tre “bagni mobili” e frettolosamente collocati, uno accanto all’altro, in un piccolo slargo, coperto di rifiuti e poco distante dal punto in cui  ha inizio via I. De Maria, come diramazione della strada per Lecce. Si è così  al massimo della precarietà igienica, poiché chi si trovi nel ‘settore alimentari’ del mercato ed abbia un’impellente “necessità” deve percorrere distanze notevoli, per portarsi praticamente fuori dall’area mercatale. Ma non era evidente l’opportunità di distribuire i tre bagni mobili in tre diversi punti di tale area? Tuttavia, considerato che chissà fra quanti decenni Galatina potrà avere un’area mercatale appositamente costruita, è quanto mai opportuno costruire dignitosi bagni in muratura nel ‘megaparcheggio’, che attualmente ospita un mercato molto frequentato anche da numerosi forestieri.

Si noti che la maggior parte delle proposte avanzate nel presente articolo  sono realizzabili a costo zero ed  in tempi relativamente brevi.
La Giunta Municipale, che non metterà in atto tali proposte o altre similari, non potrà definirsi “amministrazione del fare”, perché sarà di fatto diventata “amministrazione del quieta non movere”.

Pietro Congedo

I galatinesi caduti nella Grande Guerra - Tutti i nomi dei morti in combattimento dal 1° luglio 1916 al 30 giugno 1917 o dispersi dal giugno 1915 al giugno 1917


La controffensiva austriaca e il grave pericolo corso dalla Nazione nel Trentino per la “spedizione punitiva” accrebbero il malcontento della classe politica liberale nei confronti dello Stato Maggiore e degli interventisti di ogni tendenza verso il Governo Salandra – Sonnino. Il Ministro della Guerra, generale Zupelli in un memoriale, consegnato all’inizio del 1916 al presidente del Consiglio, sottolineava la modestia dei risultati conseguiti dall’esercito, la crisi di sfiducia in cui le truppe rischiavano di precipitare, la necessità di concentrare l’attacco sul Carso e l’urgenza di proseguire l’offensiva già nell’inverno.

Lo stesso Ministro dopo una visita al fronte espose, d’intesa con Salandra e Sonnino,  le proprie tesi al generale Cadorna. Questi, dopo averlo ascoltato con apparente comprensione, temendo che il Governo intendesse sostituirlo, il 2 febbraio 1916 presentò le proprie dimissioni, le quali  furono regolarmente respinte e, quindi, seguite da una campagna giornalistica sollecitata da lui stesso. Questa  fu una “vera apoteosi” del Capo di Stato Maggiore, il quale ottenne che Zupelli fosse mandato al fronte e sostituito con il Generale Paolo Morrone. A questo punto Salandra si dimise, soprattutto affinché si desse vita ad una compagine ministeriale con la partecipazione di tutti i partiti interventisti. Il nuovo Governo, detto di concentrazione nazionale, fu presieduto da un vecchio patriota, Paolo Boselli.

Nei primi giorni dell’agosto 1916 ebbe luogo la VI battaglia dell’Isonzo iniziata con l’attacco al Monte S. Michele alle 15,30 del giorno 6. Tre Brigate italiane, pur con gravi perdite, conquistarono la vetta, mentre altre due si spinsero fino alle ultime case del paese di San Martino. Nella notte i contrattacchi, sferrati da reparti ungheresi, vennero respinti. Il giorno seguente si ebbe il completo crollo delle difese nemiche e quella tetra collina, sulla quale in oltre un anno di guerra erano caduti oltre 19mila nostri soldati, fu saldamente in mano agli italiani. Questi, arrivati  in cima, vagavano stupefatti tra cadaveri in putrefazione, casse di munizioni e bossoli vuoti,  stivali anneriti, pezzi di fucile e zaini vuoti. Tutti provavano immenso disgusto alla vista dell’enorme numero di vermi biancastri, che affioravano dal suolo e contorcendosi strisciavano vero i corpi inanimati, se ne cibavano per poi riemergere dalle occhiaie vuote e dalle bocche semiaperte (v. M. Thompson, La guerra bianca, Milano, 2012, p.188).    
Un violento contrattacco austriaco fu poi respinto e l’8 agosto le truppe italiane conquistarono Gorizia. Le stesse truppe, però, non riuscirono ad andare oltre, pur lottando ostinatamente contro il nemico, che infliggeva loro altre gravi perdite.
Nei mesi di settembre, ottobre e novembre 1916 ebbero luogo rispettivamente la settima, l’ottava e la nona battaglia dell’Isonzo, con le quali le truppe italiane non registrarono progressi decisivi,  perché esauste da un anno di massacranti combattimenti.    
L’inverno 1916-’17 fu uno dei più rigidi e deprimenti dall’inizio del conflitto e non contribuì certo a sollevare lo spirito combattivo delle truppe, depresso anche  dalle gravi e crescenti difficoltà della popolazione civile, che avvertiva una sempre maggiore mancanza di manodopera, di viveri e di materie prime.
La decima battaglia dell’Isonzo iniziò il 12 maggio 1917 e durò tre settimane, durante le quali le truppe italiane ebbero 150mila vittime, di cui 36mila morti, mentre 7300 furono i caduti austriaci.
La decima battaglia ebbe un seguito lontano dal Carso. Infatti Cadorna lanciò un’offensiva sull’Altopiano di Asiago, dal quale nel 1916 nella lotta contro la “spedizione punitiva” si era riusciti a ricacciare solo in parte gli Austriaci, i quali tenevano ancora saldamente una catena di colline, tra cui il Monte Ortigara, un deserto roccioso alto circa 2000 metri.
Il 10 giugno 1917 i soldati delle Divisioni XXIX e LII, in tre assalti successivi, arrivarono quasi alla cima, muovendosi nel fango prodotto da una pioggia torrenziale. Ma  rimasero intrappolati sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, davanti ai reticolati intatti, subendo perdite fino al 70%.
A causa della pioggia insistente i combattimenti furono ripresi il 18 giugno e il giorno seguente i soldati della LII Divisione si aprirono la strada fino alla cima dell’Ortigara. Vi rimasero  fino al 25, resistendo a bombardamenti e contrattacchi, finché le truppe d’assalto nemiche non li spazzarono via con gas e lanciafiamme. Morirono in totale 25mila italiani, senza alcun risultato apprezzabile.

Caduti in combattimento dall’01.07.1916 al 30.06.1917
1)[n. 59 dell’elenco (e.) generale (g.)] Caporale di Fanteria Capano Giuseppe, nato il 20.03.1895, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n.57 l’11.07.1916.
2) [ n. 60 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Giovanni nato il 20 ottobre 1896, celibe, morto nell’Ospedale da Campo 113.
3) [ n. 61 e. g.] Soldato di Fanteria Masciullo Raffaele, nato il --.—1894, celibe, morto a Romantona il 14.07.1916.
4) [n. 62 e. g.] Sotto Tenente dei Bersaglieri Tundo Giuseppe, nato il 25.04.1890, celibe, morto a Monte Zebio il 22.07.1916.
5)[n.63 e. g.] Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 15.03.1893, celibe, morto a Cassone di Graffemberg il 07.08.1916.
6) [ n. 64 e. g.] Soldato di Fanteria Buttazzo Paolo, nato il 07.07.1893, celibe, morto a Cassone di Graffemberg il 07.08.1916.
7) [ 65 e. g. ] Soldato di Fanteria Dolce Domenico, nato il 04.10.1890, celibe, morto a Palmanova l’11.08.1916.
8) [n. 66 e. g. ] Soldato di Fanteria Mariano Paolo, nato il 27.04.1894 a Noha, coniugato, morto a Nova Was il 13.08.1916.
9) [ n. 67 e. g.] Soldato d’artiglieria Duma Castese, nato il 07.01.1883, celibe, morto alla Sezione Sanità il17.08.1916.
10) [n.68 e. g.] Soldato di Fanteria Indo Marino, nato 16.02.1886, celibe, morto a Vertoiba il 06.1896.
11) [n.69 e. g.] Soldato di Fanteria Cagnazzo Vincenzo, nato 10.03.1896 a Collemeto, celibe, morto nell’Ospedale Militare di Milano l’08.09.1916.
12) [n. 70 e. g.] Soldato di Fanteria Candido Vito Antonio, nato il 18.02.1891, coniugato, morto nell’Ospedale Chirurgico Mobile il 15.09.1916.
13) [n. 71 e. g.] Caporale di Fanteria Bruno Pier Luigi, nato il 22.11.1888, celibe, morto a Plava il 16.09.1916.
14) [n. 72 e. g.] Soldato di Fanteria Silindri Francesco, nato il 25.04.1887, celibe, morto a Quota 238 il 16.09.1916.
15) [n. 73 e. g.] Soldato di Cavalleria Perrone Paolino, nato il 28.04.1991 a Collemeto, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 48 il 17.09.1916.
16)[n. 74 e. g.] Sotto Tenente di Fanteria Giuseppe Venturi, nato il --.--.1889, celibe, morto a Oppacchiasella il 17.09.1916.
17) [n.75 e. g.] Soldato di Fanteria Gabrieli Donato, nato il 26.09.1885, celibe, morto a Gabry – Coveusè il 13 ottobre 1916.
18) [ n. 76 e. g.] Soldato di Fanteria Leuzzi Pietro, nato il 14 agosto 1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 60 il 29 ottobre 1916.
19) [ n. 77 e. g.] Soldato bombardiere Greco Antonio, nato il 22.10.1886, celibe, morto a Valle delle Rose l’01.11.1916.
20) [n.78 e. g.] Soldato bombardiere Papadia Giovanni, nato il 12.09.1889, celibe, morto Valle delle Rose l’01.11.1916.
21) [n. 79 e. g.] Soldato di Fanteria Liguori Pietro, nato il 02.02.1885, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 237 il 02.11.1916.
22) [n. 80 e. g.] Soldato di Fanteria Sorrento Gaetano, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 71 il 04.11.1916.
23) [n. 81 e. g.] Soldato di Fanteria Beccarrisi Fioramante, nato il 05.02.1894, celibe, morto a Dolina il 04.11.1916.
24) [n.82 e. g.] Soldato di Fanteria Buono Biagio, nato il 20.10.1893, celibe, morto a Walek – Triboch il 04.11.1916.
25) [n. 83 e. g.] Soldato di Fanteria Antonaci Raffaele, nato il 01.09.1887, coniugato, morto in Trincea il 10.11.1916.
26) [n.84 e. g.] Soldato di Fanteria Dogali Francesco, nato il 17.03.1887, celibe, morto l’11.11,1916.
27) [n.85 e. g.] Soldato di Fanteria Colaci Giuseppe, nato l’11.02.1891, coniugato, morto a Oppacchiasella il 31.10.1916.
28) [n. 86 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Leonardo, nato il 22.10.1885, coniugato, morto sul Campo il 01.12.1916.  
29) [n. 87 e. g.] Soldato di Fanteria Antonaci Cesario, nato l’11.05.1888, celibe, morto sul Campo il 10.02.1917. 
30) [n. 88 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Pietro, nato il 17.06.1697, celibe, morto in Val Maora il 18.02.1917.
31) [n. 89 e. g.] Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il --.--.1881, celibe, morto a S. Marco di Gorizia il 10.09.1917.  
32) [n. 90 e. g.] Soldato di Fanteria Japizio Pietro Valerio, nato il 15.02.1882, coniugato, morto a Quota 1050 il  18.02.1917.
33) [n. 91 e. g.] Soldato di Fanteria Vergaro Lorenzo, nato il 16.03.1895 a Noha, celibe, morto il 10.03.1917. 
34) [n. 92 e. g.] Soldato di Fanteria Vallone Pietro, nato il --.--.1892, celibe, morto in Ospedale da Campo il16.03.1917.
35) [n. 93 e. g.] Soldato di Fanteria Marra Paolo, nato il --.--.1881, celibe, morto il 17.03.1917.
36) [n. 94 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Giuseppe, nato il --.--.----, coniugato, morto nell’Ospedale da Campo n. 141. 
37) [n. 95 e. g.] Soldato di Fanteria Afferro Pietro, nato il 02.12.1991, celibe, morto a Monte Faiti il 26 marzo 1917.
38) [n. 96 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Pietro, nato il 02.09.1887, coniugato, morto nella XXXV Sezione di Sanità il 26.03.1917.
39) [n. 97 e. g.] Soldato di Fanteria Falchetti Francesco, nato il --.--.----, coniugato, morto nell’ Ospedale da Campo n. 79 il 30.03.1917.
40) [n. 98 e. g.] Soldato di Fanteria Filieri Giuseppe, nato il 03.05.1893, celibe, morto a Vertoiba il 29.04.1917.
41) [n. 99 e. g.] Soldato bombardiere Giugno Pietro, nato l’01.01.1891, celibe, morto a Donetachi il 04.05.1917.
42) [n. 100 e. g.] Soldato di Fanteria Dell’Anna Donato, nato il --.--.1895, celibe, morto a Fogliano Veneto il 04.05.1917. 
43) [n. 101 e. g.] Soldato di Fanteria Serafino Giuseppe, nato il 10.01.1896, morto al 121° Reparto Someggiato il 09.05.1917. 
44) [n. 102 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Fortunato, nato il --.--.1896, celibe, morto al 149° Reparto Someggiato’ il 10.05.1917.
45) [n. 103 e. g.] Sergente di Fanteria Santoro Cesario, nato il 27.07.1892, coniugato, morto a Dosso Faiti di Bellaggio il 13.05.1917.
46) [n. 104 e. g.] Soldato di Fanteria Cirieggio Giuseppe, nato il 24.03.1897, celibe, morto a Dente del Faiti il 14.05.1917.  
47) [n. 105 e. g.] Soldato di Fanteria Coluccia Giovanni, nato il 27.04.1883, coniugato, morto a Monte Faiti il 17.05.1917.
48) [n. 106 e. g.] Soldato del Genio Zappatori Frassanito Giovanni, nato --.--.1897, celibe, morto a Monte Cucco il 16.05.1917. il 16.05.1917.
49) [ n. 107 e. g.] Soldato di Fanteria Rizzo Paolo, nato il --.--.1897, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 106 il 17 maggio 1917. 
50) [n. 108 e. g.] Soldato dei Bersaglieri Mariano Giuseppe, nato il --.--.---- a Noha, celibe, nell’Ospedale da Campo n.22 il21.05.1917.  
51) [n. 109 e. g.] Soldato di Fanteria Serafini Giuseppe, nato il --.--.1895, celibe, moto a Quota 238 il 23.05.1917.
52) [n. 110 e. g.] Soldato bersagliere Perrone Vito, nato l’01.05.1888, celibe, morto nel Vallone di Janina il 23.05.1917.
53)[n. 111 e. g.] Soldato di Fanteria Nobile Antonio, nato il 20.01.1893,celibe, morto a Quota 208 il 24.05.1917. 
54) [n. 112 e. g.] Caporale di Fanteria Martines Carlo, nato il --.--.1890, celibe, morto nell’Ospedale da Campo n. 60 il 07.06.1917. 
55) [n. 113 e. g.] Soldato di Fanteria Tundo Fedele, nato il 22.08.1894, celibe, morto a Monte Magli il 22.06.1917.

Dispersi in combattimento e dichiarati presunti morti dal giugno 1915 al giugno 1917
1) Soldato di Fanteria Congedo Giuseppe, nato il 02.05.1992, celibe, disperso a Fidi-Blasi- Tripolitania[1] il 28.06.1915.
2) Caporale dei Bersaglieri Coluccia Salvatore, nato il 19.08.1891, celibe, disperso a Tarbuna -Tripolitania il 28.06.1915.
3) Soldato di Fanteria Cudazzo Biagio, nato il 27.11.1893, disperso a Tabrue – Tripolitania il 28.06.1915.
4) Soldato dei Bersaglieri Masciullo Martino, nato il 29.01.1891, celibe, disperso a Tarbuna – Tripolitania il 28.06.1915.
5) Soldato dei Bersaglieri Papadia Antonio, nato il 14.01.1892, celibe, disperso a Tarbuna – Tripolitania il  28.06.1915.
6) Soldato del Genio Tundo Giovanni, nato il 16.10.1891, celibe, disperso a Monfalcone il 30.06.1915.
7) Soldato di Fanteria Ciccardi Pietro, nato il 22.06.1896, celibe, disperso a Tecut – Libia il 18 luglio 1915.
8) Soldato di Fanteria Ucini Pasquale, nato il 05.09.1889, celibe, disperso a Monte S. Michele il 19.07.1915.
9) Soldato di Fanteria Latino Santo, nato il 26.07.1887, celibe, disperso a Monte S. Michele il 20.07.1915.
10) Soldato di Fanteria Congedo Saverio, nato il 26 maggio 1891, celibe, disperso a Bosco Castelnuovo il 24.07.1915.
11) Soldato di Fanteria D’Amico Salvatore, nato il 25.02.1892, celibe, disperso a Monte S. Michele il 26.07.1915.
12) Caporale di Fanteria Manna Cosimo, nato il 27.07.1886, coniugato, disperso a Monte S. Michele il 26.07.1915.
13) Soldato di Fanteria Tarantino Varese, nato il 03.01.1892, celibe, disperso il 26.07.1915. 14) Soldato di Fanteria Rigliaco Giuseppe, nato il 17.09.1992, celibe,  disperso a Bosco Triangolo il 23.09.1915. 
15) Soldato di Fanteria Stefanelli Pietro, nato il 13.09.1890, coniugato, disperso a Bosco Lancia il 21.10.1915.
16) Soldato di Fanteria Zappatore Antonio, nato il 28.03.1889, celibe, disperso a S. Martino del Carso il 24.10.1915.  
17) Soldato di Fanteria De Micheli Vincenzo, nato il 22.11.1895, celibe, disperso a Bosco Lancia il 05.11.1915. 
18) Soldato di Fanteria Stefanelli Vincenzo, nato il 27.03.1994, coniugato, disperso a Monte          S. Michele il 30.12.1915.
19) Soldato di Fanteria Attico Umberto, nato il 07.01.1896, celibe, disperso a Bosco Laghetto 18.06.1916.
20) Soldato di Fanteria Zonara Luigi, nato il 13.02.1995, celibe, disperso, a Gorizia il 06.08.1916.
21) Soldato Granatiere Mariano Giuseppe, nato a Noha il 02.01.1896, celibe, disperso a Welich – Kribat il 14.08.1916.
22) Soldato di Fanteria Pignatelli Michele, nato a Noha il 02.01.1891, celibe, disperso a S. Caterina il 14.08.1916. 
23) Soldato di Fanteria Nocco Antonio, nato a Noha il 07.10.1896, celibe, disperso a Monte Cimone il 23.10.1916.
24) Soldato di Fanteria Tundo Leonardo, nato il 30.04.1889, celibe, disperso a Vertoiba il 13.10.’16.
25) Soldato di Fanteria Rossetti Angelo, nato il 04.11.1889,celibe, disperso a Segeti il 02.11.1916.
26) Soldato Bersagliere Dell’Anna Pietro, nato il --.--.----, celibe, disperso a Quota 126 – Carso il 19.11.1916.
27) Soldato di Fanteria Candido Vitantonio, nato il 02.11.1888, coniugato, disperso nell’affondamento della Minas il 15.02.1917.
28) Soldato di Fanteria Santese Pietro, nato il 22.01.1891, celibe, disperso nell’affondamento della Minas il 15.02.1917.                          
29) Soldato di Fanteria Giannini Pasquale, nato il 24.04.1897, celibe, disperso a quota 1050 il 09.04.1917.
30 Caporal Maggiore Mitragliere Rigliaco Giuseppe, nato 02.01.1893, celibe, disperso a Montello del Carso il 14.05.1917.
31) Soldato di Fanteria Gaballo Giuseppe, nato il 06.01.1878, coniugato, disperso a Dosso Faiti il 14.05.1917.
32) Soldato di Fanteria Castrioto Salvatore, nato il 28.12.1879, celibe, disperso a Quota 238 il 30.05.1917.
33) Soldato di Fanteria De Matteis Domenico, nato il 01.05.1889, celibe, disperso sull’Hermada il 06.06.1917.
              
Considerazioni
La mancanza di viveri e di materie prime, di cui è stato fatto cenno nel paragrafo 1, fu molto sentita, poiché il Governo aveva istituito le requisizioni generali di vettovaglie e disposto che il grano e gli altri generi di prima necessità per la popolazione civile venissero distribuiti, peraltro in misura limitata, dalle Prefetture per pronti contanti ai Comuni, che dovevano provvedere al servizio annonario con tesseramento obbligatorio dei generi alimentari.
Anche a Galatina fu istituito l’Ente Autonomo di Consumo e la panificazione statale fu assunta dal Municipio, che riuscì a non far mancare il pane in nessun giorno dell’anno, mentre in molti Comuni spesso non si panificava anche per vari giorni. Affinché questo non accadesse nella nostra Città, il lungimirante sindaco Vito Vallone si avvaleva dell’opera dell’industriale Pietro Laporta, che  poneva a servizio del pane di Stato i propri ben attrezzati molino e panificio e, se necessario, anticipava il denaro per il pagamento delle assegnazioni prefettizie di frumento. Proprio in virtù dell’impegno del Laporta, nonostante la cattiva qualità del grano (spesso importato dal Messico), la qualità del pane a Galatina, abburattato all’85%, fu sempre della stessa fattura, ben cotto e meglio lavorato.   

Confrontando le date di morte dei caduti in combattimento, di cui al paragrafo 2, con quelle delle varie battaglie, indicate nel par. 1, si può con buona approssimazione affermare che i primi quaranta combattenti sarebbero morti nel corso delle battaglie dell’Isonzo, VI,VII,VIII e IX, mentre gli ultimi 15 sarebbero state vittime della X battaglia dell’Isonzo e della seguente offensiva sull’Altipiano dei Sette Comuni, della quale fa parte anche la battaglia dell’Ortigara.    
Il maggior tributo di vittime fu quello dai reggimenti di Fanteria, infatti dei 55 caduti 47 erano fanti, mentre 3 erano soldati bombardieri, 2 bersaglieri, 1 artigliere, 1 soldato di cavalleria e 1 geniere.
Dei caduti in combattimento 3 erano ventenni, la maggior parte era di età compresa tra i ventuno e i ventinove anni, mentre 10 avevano trenta o più anni, ma nessuno aveva superato il 35°.
I celibi erano 44, mentre 11 erano coniugati senza figli.
Dei 33 soldati dispersi, indicati nel paragrafo 3, i primi cinque scomparvero tutti il giorno 28 giugno 1915 in Tripolitania, mentre il 7° risultò  disperso il successivo 18 luglio sempre in Libia. Nell’affondamento della nave Minas (15.02.1917) scomparvero altri due fanti, mentre i rimanenti venticinque militari dispersi sarebbero verosimilmente morti nel corso delle prime dieci battaglie dell’Isonzo. 
Alle famiglie di tutti i morti galatinesi, sia accertati che presunti, non mancò il conforto morale e materiale del Comitato di Assistenza a suo tempo istituito dal sindaco Vito Vallone.

Pietro Congedo

[1] Il fronte della Grande Guerra in Libia ed Egitto fu un fronte di breve durata, che si aprì nei deserti libici, dove la tribù dei Senussi era insorta e aveva procurato diecine di vittime, aprendo il fuoco contro il posto di pattuglia italo-inglese di Sollum (sul confine libico-egiziano) il 14 novembre 1915. Due giorni dopo 300 Senussi attaccarono il Monastero di Zaura a Sidi el Barrani. Intervennero reparti di soldati italiani e inglesi, i quali con cruenti scontri a fuoco scacciarono gli assalitori.
L’impero Ottomano e la Germania sostenevano i Senussi, che, ritiratisi nel deserto, continuarono a compiere sabotaggi, impegnando italiani e inglesi in difficili atti di repressione. Tuttavia nel maggio 1916 fu conclusa una pace per la quale gli Alleati riconoscevano maggiore autonomia ai Senussi. Nell’intera campagna le vittime italiane e inglesi  furono 800 morti e 2000 feriti, mentre quelle libiche furono in totale 4000.