venerdì 28 dicembre 2012

Concezione storica municipale?



Riporto una mia lettera del 15 maggio 2010 indirizzata al Direttore della rivista "Il filo di Aracne", Prof. Rino Duma.

Chi mi conosce sa bene che non posseggo una preparazione storiografica acquisita con studi universitari e/o insegnando storia. Tuttavia amo occuparmi di storia locale, avendo cura di documentare le notizie riferite ed ogni opinione espressa, tacendo su ciò che non è dimostrabile, evitando faziosità e, ove possibile, rimuovendo pregiudizi ed emendando giudizi parziali.                                 

Il mio primo lavoro di un certo impegno, intitolato “Appunti e documenti per la storia del Convitto P. Colonna di Galatina ” e pubblicato nel n. 10/2000 del “Bollettino Storico di Terra d’Otranto”, è stato definito dal prof. Mario Marti “Un vero volumetto nel volume…incentrato sulla storia del Convitto…, con minuta narrazione delle vicende e con sempre attenta documentazione, dove attenzione erudita si vivifica con paziente amore all’argomento” (v. La Voce del Sud n. 27/08.09.2001, pag. 6).

Questo autorevole giudizio mi ha incoraggiato a passare dagli articoli per periodici locali a vere monografie pubblicate in proprio. Di queste finora ne ho pubblicate quattro, l’ultima delle quali, intitolata “L’ospedale di Galatina dal XIV al XX secolo”, é stata redatta nel rigoroso rispetto dei sopraccitati criteri di ricerca e di esposizione, per i quali in passato c’è stato sempre  l’apprezzamento di numerosi studiosi.

Tra costoro ritengo ci sia anche lei, sig. Direttore, che dal 2006 al 2008 ogni bimestre ha riservato a miei articoli, nel periodico “il filo di aracne”, un apposito spazio, detto “una finestra sul passato”. Inoltre ha consentito che la suddetta monografia fosse pubblicata come supplemento al n.5/2009 dello stesso periodico.

 Di tutto questo la ringrazio ed ancor più le sono riconoscente per aver segnalato a p.11 del n. 2/marzo-aprile 2010,  la pubblicazione  del mio libro con la seguente annotazione:

“ L’autore…ricostruisce con dovizia di particolari la storia dell’Ospedale di Galatina, attraverso un’avvincente viaggio dal XIV secolo fino ai nostri tempi. L’opera è stata realizzata dopo tre anni di dura fatica grazie ad un lavoro capillare e ad un’analisi sempre attenta e scrupolosa, sostenuti dall’amore per la ricerca e dal vivo desiderio di sottrarre all’oblio documenti di rilevante importanza ”. 

Con questo Lei si è dimostrato in perfetta sintonia con quanto, il 9 marzo u.s. dinanzi ad un numeroso pubblico, è stato detto da coloro che hanno presentato la mia opera e in particolare dal prefetto dott. Alberto Capuano, il quale ha voluto dirigerne la presentazione.           
     
Purtroppo, però, nello stesso numero del periodico, alle pp. 20 e 21, è apparsa una recensione al  mio libro dai toni del tutto diversi. A questa l’estensore, Gianluca Virgilio, ha dato un titolo che sembra  l’enunciato di un “teorema”, dalla cui dimostrazione dovrebbe emergere la mia “concezione storica municipale”. In altri termini egli ritiene essenziale stabilire se la maniera da me scelta per descrivere le vicende della plurisecolare esistenza dell’ospedale di Galatina (che io ho precisato non essere conforme ai canoni della storiografia) abbia le caratteristiche della cronaca o dell’annalistica ad usum historici o della storiografia municipale.

Nella prima parte del suo scritto il recensore dedica solo poche righe ai primi 12 capitoli del libro, che riguardano le vicende dell’ospedale relative al periodo che va dal 1400 al 1860. E, nonostante in detti capitoli gli avvenimenti remoti siano stati per la prima volta trattati con continuità temporale e mediante lo studio di antiche carte, che nessuno in passato aveva preso in considerazione, sbrigativamente egli definisce il tutto semplice  ricerca bibliografica”.

Poi, non tenendo conto di quel che io ho scritto nella “nota introduttiva” (v. pp. 13-15), procede imperterrito nella dimostrazione del suo “teorema”, definendo i contenuti  dei 14  capitoli successivi al XII “[] la parte per cosi dire originale dell’opera, che rivela in pieno il metodo di Congedo. Egli non tralascia nulla di ciò che incontra nelle sue ricerche riportando anno per anno regolamemti, delibere, bilanci (entrate, uscite), provvedimenti, tabelle di spese sostenute, insomma i nudi fatti, senza commentarli se non eccezionalmente  e sempre con estrema misura .

Quest’affermazione  può indurre un potenziale lettore a credere che nella mia opera ci siano monotone elencazioni come in una rubrica telefonica. Invece a chi ha letto con attenzione e spassionatamente quel che io ho scritto non può essere sfuggito quanto segue: 

a)      inserendo in maniera dettagliata, dal XIV al XVII capitolo, alcuni dati e decisioni relativi alla gestione, effettuata dal 1863 al 1937 dalla Congregazione di Carità, è stata offerta al lettore la possibilità di fissare lo sguardo sulle vicende quotidiane e, quindi, conoscere meglio  l’opera di amministratori che in tempi difficili hanno gestito oculatamente le scarsissime risorse patrimoniali disponibili, preservando e migliorando i servizi ospedalieri;
b)      anche nei capitoli dal XVIII al XXII è stato opportuno inserire dati contabili ed elementi normativi per una completa informazione del lettore sulla disastrosa gestione imposta dal fascismo dal 1937 al 1943 e sulla ripresa alla fine della guerra e nel dopoguerra, la quale ripresa, difficilisima dal 1944 al 1946, è andata poi lentamente migliorando dal 1947 al 1953;
c)      negli ultimi quattro capitoli, per meglio descrivere  la “crescita impetuosa ” dell’istituzione, avvenuta dal 1954 al 1966, sono stati presentati dati sull’evoluzione dei regolamenti e delle disponibilità finanziarie, sugli acquisti di moderne apparecchiature e sulla costruzione della nuova sede, sui concorsi (per la prima volta per titoli ed esami) relativi alla stabilizzazione del numeroso personale, attore  anch’esso dello sviluppo e del potenziamento dei servizi.

Pertanto mi è gradito riportare qui di seguito un brevisimo stralcio della recensione scritta dal compianto Zeffirino Rizzelli per la mia monografia intitolata “ Il Convitto P. Colonna di Galatina (dal 1867 al 1969) ”, che contiene anch’essa regolamenti, delibere, bilanci ecc. :

 “[…] episodi marginali o notizie particolari che per altri sarebbero state di scarso o nullo rilievo acquistano per lui (Congedo) quel valore di corollario che completa, amplia e arricchisce la ricostruzione storica. Questa meticolosità d’indagine, lungi dall’appesantire il racconto storico, lo carica di ulteriore interesse e lega il lettore a proseguire la lettura con più partecipazione, con personale curiosità. Il periodare sempre breve e incisivo, senza divagazioni inutili, ma con precisione di termini e di date aiuta molto il lettore nel seguire la vicenda storica. […]” (v.‘il galatino’, 30 aprile 2004). 

I termini “luci” e “ombre”, presenti nel sottotitolo del mio libro, stanno a indicare, senza possibilità di equivoci, rispettivamente le vicende fauste e quelle infauste della vita dell’ospedale.
Virgilio, invece, fa distinzione fra “ cose dette ” (luci ?) e “ cose passate sotto silenzio”(ombre ?) da me autore e, mentre cita tra le prime la menzione di alcuni amministratori e sanitari meritevoli, stranamente tace sul mio impegno a mettere in risalto l’onesto operato di un amministratore, vittima di un grave pregiudizio che io ho rimosso (v. capitolo XXII, pp. 161-170).

Egli considera cosa passata sotto silenzio il non aver io evidenziato i motivi del conflitto tra il podestà A. Ancora e il dott. C. D’Amico, pure lui fascista, anche se forse lo fosse suo malgrado. 
Mi domando: dall’ampia analisi dai documenti (v. pp. 133-138) non emerge in maniera evidentissima che trattasi di un contrasto tra due iscritti al P.N.F., il primo dei quali, essendo più in alto nella gerarchia del regime, con arroganza difendeva la sua disastrosa gestione del nosocomio dalle critiche, che il secondo faceva insieme a concrete proposte di miglioramento?

Riguardo a quanto ho scritto sulla vicenda di cui è stato protagonista il dott. Domenico Galluccio, mi è gradito riferire che ciò è stato molto apprezzato dal lucidissimo novantatrenne interessato.
Quanto poi all’esistenza di  una “prassi clientelare” che avrebbe ridotto l’ospedale a serbatoio di voti per la D.C., non ho trovato nessun documento per poterla dimostrare, perciò ho preferito tacere. Invece le infelici considerazioni del Virgilio possono solo aver offeso la dignità di molte persone che onestamente hanno lavorato o ancora lavorano nel nosocomio.

Per quanto mi riguarda, come ho sostenuto essere luce la rifondazione del nosocomio del decennio 1957-1966, così sostengo essere ombra la decadenza dello stesso, a cui si assiste da alcuni decenni. Perciò il 9 marzo u.s. ai numerosi concittadini che mi ascoltavano ho proposto di agire allo stesso modo dei nostri antenati, la cui lotta contro gli olivetani in difesa dell’ospedale, durata circa 170 anni, si concluse nel 1710 con il pieno ripristino del funzionamento dello stesso.

Ringraziando per lo spazio concessomi, la saluto.
                                                                                                   Pietro Congedo


Il sottoriportato messaggio, riservato ai Lettori del libro “L’Ospedale di Galatina dal XIV al XX secolo”, è stato pubblicato il 22 giugno 2010 dal sito www.galatina.it con il seguente titolo:

L’Ospedale di Galatina dal XIV al XX secolo.
Singolare iniziativa dell’autore Pietro Congedo.
Gianluca Virgilio massacra il mio lavoro sul Filo di Aracne
ed il direttore Rino Duma censura la mia difesa"

Mi rivolgo ai lettori del libro “L’ospedale di Galatina dal XIV al XX secolo” e intendo presentarVi alcune considerazioni e precisazioni in ordine ai contenuti di un articolo apparso sul periodico  “Il filo di aracne”, edito dal Circolo Athena di Galatina (v. n. 2/2010, pp. 20-21).

Detto articolo è una recensione alla mia opera, alla quale l’estensore, Gianluca Virgilio, ha dato un titolo che sembra l’enunciato di un “teorema”, dalla cui dimostrazione dovrebbe emergere la mia concezione storica municipale. In altri termini egli intende stabilire se la maniera da me scelta per descrivere le vicende della plurisecolare esistenza del nosocomio galatinese sia cronaca oppure annalistica ad usum historici o soltanto il prodotto di una concezione storica municipale.

Però, tenendo presente che nella nota introduttiva del volume (v. pp. 13-15) io ho esplicitamente dichiarato che trattasi di pubblicazione che non può essere definita storia dell’ospedale, perché non conforme ai canoni della storiografia e che la stessa negli ultimi capitoli  assume addirittura le caratteristiche proprie della cronistoria, l’impegnativo lavoro del recensore sembra proprio l’impresa di chi si accinge a sfondare una porta lasciata spalancata.

Virgilio nella prima parte del suo scritto con sole 34 parole valuta i primi 12 capitoli del libro,  concludendo sbrigativamente che trattasi di una accurata ricerca bibliografica, per la quale (ci tiene a  precisare) mi sarei avvalso degli studi di vari autori (fra i quali include anche chi nulla ha scritto sul nosocomio), ma non tiene conto del fatto che in passato le vicende storiche dell’ospedale, relative al periodo 1400-1861, non sono mai state presentate nella loro continuità temporale, vicende per le quali la mia narrazione é anche basata su molti documenti finora inediti.   

Il recensore poi procede deciso nella dimostrazione del suo “teorema”, prendendo di mira i contenuti dei 14 capitoli successivi al XII, che così presenta: “Questa è la parte per così dire originale dell’opera, che rivela in pieno il metodo Congedo. Egli non tralascia nulla di ciò che incontra nelle sue ricerche riportando anno per anno regolamenti, delibere, bilanci, (entrate, uscite), provvedimenti, tabelle di spese sostenute, insomma i nudi fatti, senza commentarli se non eccezionalmente e sempre con estrema misura.”

Questa affermazione-valutazione potrebbe indurre un potenziale lettore a credere che nella “parte originale” del libro ci siano monotone elencazioni, come in una rubrica telefonica. Invece al lettore attento e spassionato non può sfuggire quanto segue:

a)      sia le notizie riferite che le opinioni espresse sono state rigorosamente documentate, tacendo su ciò che non è dimostrabile, evitando faziosità, rimuovendo pregiudizi, emendando inesatte interpretazioni di dati e avendo cura di precisare  il contesto storico degli avvenimenti;
b)      inserendo alcuni dati e provvedimenti relativi alla gestione della Congregazione di Carità (1863-1937), è stata offerta al lettore la possibilità di fissare lo sguardo sulle vicende quotidiane dell’Istituto e sull’operato di chi in tempi difficili ha gestito con oculatezza le magre risorse disponibili, preservando e migliorando i servizi ospedalieri;
c)       l’inserimento di dati contabili e di elementi normativi nei capitoli dal XVIII al XXII  ha reso possibile una concreta presentazione della disastrosa gestione fascista nel periodo 1937-1943 e della lenta ripresa nel biennio 1944- 45 e nell’immediato dopoguerra;
d)      negli ultimi quattro capitoli, per descrivere la crescita impetuosa dell’istituzione (1954-1966) non si poteva certo prescindere dalla presentazione di almeno alcuni degli innumerevoli dati relativi alla evoluzione dei regolamenti e delle disponibilità finanziarie, ai frequenti acquisti di costose apparecchiature, alle varie fasi della costruzione dell’imponente nuova sede e ai concorsi per l’assunzione e  la stabilizzazione del personale, dei quali sono stati citati i vincitori, attori anch’essi dello sviluppo e del potenziamento dei servizi.     

Mi è gradito, a questo punto, riportare qui di seguito un brevissimo stralcio della recensione scritta dal compianto Zeffirino Rizzelli per la mia monografia intitolata “Il Convitto P.Colonna di Galatina (dal 1867 al 1969)”, che contiene anch’essa delibere, regolamenti, bilanci ecc.: […] Episodi marginali o notizie particolari che per altri sarebbero state di scarso o nullo rilievo acquistano per lui (Congedo) quel valore di corollario che completa, amplia e arricchisce la ricostruzione storica. Questa meticolosità d’indagine, lungi dall’appesantire il racconto storico, lo carica di ulteriore interesse e lega il lettore a proseguire la lettura con più partecipazione, con personale curiosità. Il periodare sempre breve e incisivo, senza divagazioni inutili, ma con precisione di termini e di date aiuta molto il lettore nel seguire la vicenda storica. […]. (v. ‘il galatino’, 30 aprile 2004).

I termini luci e ombre, presenti nel sottotitolo del mio libro, stanno ad indicare, senza possibilità di equivoco, rispettivamente le vicende fauste e quelle infauste della vita dell’ospedale.                         Invece Virgilio fa distinzione fra cose dette (luci ?) e cose passate sotto silenzio (ombre ?) da me autore, naturalmente. Poi cita tra le prime la mia menzione di alcuni amministratori e sanitari meritevoli, ma stranamente tace sul mio impegno a documentare l’onesto operato di un amministratore, vittima di un grave pregiudizio (v. cap. XXII, pp. 161-170).

Egli considera cosa passata sotto silenzio il non aver io riferito i motivi del conflitto tra il podestà Angelo Ancora e il direttore dell’ospedale, dr. C. D’Amico. Mi domando: dai documenti citati ed in parte riportati (v. pp. 133-138) non risulta evidente che si trattava del contrasto tra due iscritti al Partito Nazionale Fascista, il primo dei quali, essendo più in alto nella gerarchia del regime, con arroganza difendeva dalle critiche del secondo la propria disastrosa gestione dell’ospedale?

Per la vicenda riguardante Domenico Galluccio mi è gradito riferire che quanto ho scritto è stato molto apprezzato per l’aderenza alla realtà dei fatti dal lucidissimo medico  novantatreenne.
In ordine all’esistenza di una prassi clientelare, che avrebbe ridotto il nosocomio a serbatoio di voti per la D.C., ho ritenuto doveroso tacere, non avendo rinvenuto alcun documento in proposito;      
                        
invece le inopportune e generiche considerazioni di Virgilio possono solo aver leso la dignità di tante persone che onestamente, magari dando il meglio di se, hanno lavorato nell’ospedale.

Infine, come non ho esitato a considerare luce la rifondazione del nosocomio, avvenuta nel decennio 1957-1966, cosi sostengo essere ombra l’attuale decadenza dello stesso. Perciò il 9 marzo u.s. ai numerosi concittadini, intervenuti alla presentazione del libro, ho ricordato l’esemplare comportamento dei nostri antenati, che per circa 170 annni non si stancarono di lottare contro gli Olivetani per il ripristino della piena funzionalità dell’istituto (1710).

Quanto sopraesposto è stato già comunicato con lettera del 15 maggio u.s. al direttore de “il filo di aracne”, prof. Rino Duma. Questi, “pur condividendone il contenuto e accettando le buone ragioni” che mi hanno indotto a produrre detta missiva, con nota del 19 maggio u.s., ha comunicato la decisione, presa d’intesa con suoi collaboratori, di non consentire la pubblicazione della stessa, adducendo i seguenti motivi, da lui ritenuti  “imprescindibili”:

-         testo molto lungo e non corredato di alcuna immagine;
-         necessità di rinunciare ad una inserzione pubblicitaria;
-         probabilità che alla mia lettera sarebbe seguita un’altra dalla sponda opposta e in tal caso tutto sarebbe scaduto in “un va e vieni” sterile e, forse anche, da “barruffe chiozzotte”(sic!).   

Tuttavia in detta nota il prof. Duma dignitosamente si è assunta la responsabilità della pubblicazione dello “scritto incriminato” ed ha chiesto scusa. Egli mi ha anche pregato di soprassedere al proposito di pubblicare le mie rimostranze nei confronti di Gianluca Virgilio.            
Ma quest’ultima richiesta io posso accoglierla solo in parte, poiché ritengo sia mio diritto-dovere inviare a Voi, gentili Lettori, il presente messaggio chiarificatore.

                                                                                                    Pietro Congedo