L’Ufficiale
Sanitario Comunale, dott. Sante De Paolis, con lettera del 15 giugno1927
richiamò l’attenzione del Podestà di Galatina, Domenico Galluccio, sulla grave
mancanza di acqua potabile, esistente in Città, Infatti all’inesistenza di
acqua corrente di sempre si era aggiunta un’eccezionale siccità, per effetto
della quale le cisterne erano vuote e si andavano prosciugando i numerosi pozzi
alimentati dalla falda freatica
superficiale, dei quali alcuni erano stati già chiusi per sospetto
inquinamento, in seguito al manifestarsi di qualche caso di tifo addominale.
Il dott. De
Paolis propose di far arrivare alla stazione ferroviaria vagoni-cisterna pieni
di acqua da distribuire alla popolazione, ma non di quella dell’Acquedotto
Guardati di Lecce (alimentato dall’omonimo pozzo), la quale nell’annata
siccitosa del 1923 era risultata sgradita al popolo per l’eccessiva durezza.
Per questo, “anche con sacrifici finanziari”, conveniva richiedere acqua del
Sele, prelevata da una stazione
ferroviaria, in cui la stessa già arrivava.
Prontamente,
nella stessa giornata del 15 giugno, il Podestà chiese al Prefetto di Lecce
l’invio giornaliero di un serbatoio di acqua del Sele, esente della spesa di
trasporto per ferrovia.
Prima della fine
di giugno, avendo il Prefetto già accolto detta richiesta con la collaborazione
del Capo Compartimentale delle Ferrovie dello Stato, l’acqua del Sele (inviata
giornalmente dalla S.A. Acquedotto Leccese), veniva distribuita gratuitamente e
a domicilio, sotto la vigilanza dell’Ufficio Sanitario e dei Vigili Urbani. Ma
il comandante di questi, Massimino Carlucci, comunicò al Podestà che un
serbatoio di acqua al giorno era insufficiente, perciò era opportuno chiederne l’invio giornaliero di due serbatoi,“uno col
primo treno del mattino e l’altro col treno delle ore 19.00”. Lo stesso
Carlucci fece presente al Podestà che in Città il servizio di distribuzione era
ben organizzato con tre “carratizze” (sic), e i serbatoi venivano subito
svuotati e potevano in giornata essere rimandati a Lecce, mentre a Collemeto
erano inviate due “carratizze”.
Il 2 luglio 1927
il Podestà chiese telegraficamente al Prefetto due vagoni di acqua al giorno.
La
Prefettura, con nota del 7 luglio1927, accolse la richiesta.
Successivamente
pervenne al Municipio un dispaccio di servizio delle Ferrovie dello Stato,
datato 21 luglio, con l’ingiunzione a “restituire i serbatoi vuoti con i treni
stabiliti”. Pertanto il Podestà, considerato che non era possibile restituire
vuoti al mattino i serbatoi arrivati la sera precedente, poichè l’acqua non
poteva essere distribuita di notte, il 24 luglio chiese telegraficamente al
prefetto il ripristino dell’invio giornaliero di un solo serbatoio di acqua.
Ma dopo appena
quattro giorni, poiche il comandante dei VV. UU. fece nuovamente presente che
l’acqua di un solo serbatoio era insufficiente a soddisfare le insistenti
richieste per usi domestici, per la panificazione, per l’abbeveraggio del
bestiame ecc., lo stesso 1° cittadino fu costretto a richiedere nuovamente
l’invio giornaliero di due serbatoi.
La mancanza di
acqua era seriamente avvertita anche da alcune attività artigianali o
industriali. In particolare la Conceria dei F.lli Vincenzo e Luigi Marrocco
correva il rischio di dover sospendere ogni attività, licenziando il personale.
Perciò la Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti si attivò perché alla
stessa fosse inviata acqua per ordine del
Prefetto. E questi, sentito il Podestà, ne concesse due
vagoni-cisterna.
La Prefettura,
con note del 28 luglio e del 4 agosto, tornò a sollecitare il Municipio di
Galatina ad evitare ritardi nella restituzione dei serbatoi vuoti. La stessa,
con nota dell’11 agosto, oltre a deplorare ancora una volta la mancanza di
puntualità nella resa dei vagoni-cisterna, fece addirittura presente che la
spedizione di acqua potabile era temporaneamente sospesa e sarebbe stata ripresa a seguito di nuova richiesta del
Podestà; inoltre informò che il costo dell’acqua doveva essere corrisposto dal
Comune alla S.A. Acquedotto Leccese, mentre l’Amministrazione Ferroviaria
avrebbe provveduto ad addebbitare le spese di trasporto al Ministero
dell’Interno. Queste precisazioni furono poi riportate anche in una nota
prefettizia del 16 agosto 1927, con la quale si comunicava che erano stati 26 i serbatoi di acqua
spediti nel mese di luglio ai Galatina.
Intanto il
Podestà, con nota dello stesso16
agosto, al fine di evitare soste di serbatoi vuoti, informò la Prefettura che, ogni qualvolta ci fosse stata
necessità di acqua, egli ne avrebbe comunicata la richiesta al Capostazione di
Galatina, il quale telegraficamente avrebbe informato la Divisione Movimento e
Traffico della Stazione Ferroviaria di Lecce.
Nessuno invio
di acqua veniva fatto a richiesta della popolazione di Noha, la quale
disponeva, sia pure a pagamento, dell’acqua attinta dalla “trozza”, pozzo
artesiano della profondità di circa 90 metri, scavato nel 1878 per la
munificenza di Gaetano e Orazio Congedo, al fine di mitigare la perenne penuria
idrica, dovuta alla natura rocciosa del territorio. Sul frontale della “trozza”
tuttora si legge: HAURIAR NON
EXAURIAR (disseto senza esaurirmi).
La S.A.
Acquedotto Leccese, avente sede in Roma, con fatture datate 5 luglio, 1
settembre e 3 ottobre 1927 chiese il
pagamento degli importi di £ 52,20, £ 1.326,30 e £ 351,80, relativi all’acqua
fornita rispettivamente a giugno, luglio-agosto e settembre, per un totale di £
1.730,30.
La stessa S.A.
con lettera raccomandata del successivo 21 ottobre 1927 lamentava il ritardo da
parte del Comune nel pagamento di detto importo, aggiungendo testualmente: “…se
entro tre giorni non saremo in possesso della somma di £ 1.730,30…denunzieremo
il mancato pagamento al …Prefetto della Provincia, salvo ad iniziare gli atti
giudiziari per il recupero n/ credito.”
Il 25 ottobre il
podestà Galluccio rispose di aver già deliberato la liquidazione della somma in
questione in data 15 ottobre e che, dopo l’approvazione della delibera da parte
del Prefetto, avrebbe provveduto al pagamento. Infatti il relativo mandato fu
poi emesso il 29 ottobre 1927.
Quindi al
Municipio di Galatina la fornitura di acqua potabile alla popolazione,
effettuata dal giugno al settembre 1927, venne a costare la somma di £ 1730,
alla quale andavano aggiunte soltanto le spese per la distribuzione a
domicilio, in quanto il costo dei trasporti ferroviari doveva essere addebitato
al Ministero dell’Interno, come ripetutamente affermato dal R.Prefetto nelle
sopraccitate note datate 11 e 16 agosto 1927.
Invece lo stesso R.Prefetto dopo oltre un anno, con nota del 19
novembre1928, invitò il Comune a versare al Ministero delle Comunicazioni
l’importo di £ 5.742,60 a saldo delle spese relative al trasporto ferroviario
di acqua del 1927.
Il successivo 23
novembre il Podestà, rispondendo a detta
nota, mise in evidenza il fatto che nel 1927 era stato reiteratamente
assicurato che le spese di trasporto erano addebitate non al Comune ma a
Ministero dell’Interno, e chiese al Prefetto di interporre i suoi buoni uffici
affinchè il Ministero delle Comunicazioni desistesse dal richiedere il
pagamento delle stesse.
Dopo oltre 18
mesi, cioè 16 giugno 1930, la Prefettura comunicò al Comune che il Ministero
delle Comunicazioni aveva “…rinnovato vive premure per il rimborso delle
spese…” ferrroviarie, e rinnovò l’invito a provvedere, “senza ulteriore
dilazione”, al pagamento delle stesse. Il podestà Galluccio rispose
tempestivamente confermando “la propria nota del 23 novembre 1928”.
Dopo altri 4
mesi, cioè il 19 novembre 1930, il Prefetto informò il Podestà che il suddetto
Ministero consentiva che la somma di £ 5.742,60 fosse versata in 2 rate nel 1931 e nel 1932.
Poichè all’inizio
del 1932 nessuna delle rate era stata ancora versata dal Comune di Galatina,
con nota prefettizia del 10 febbraio fu intimato al Podestà di provvedere al
pagamento di £
5.742,60 entro il 22 febbraio p.v., altrimenti sarebbe stato disposto “l’invio
di un Commissario con le spese a carico di chi fosse risultato colpevole
dell’inadempienza”.
Domenico
Galluccio, il 26 febbraio 1932, pur
considerando “diffida” la nota del Prefetto,
chiese un’ulteriore dilazione, evidenziando il proprio impegno “…a
fronteggiare la disoccupazione, che di giorno in giorno tendeva ad aumentare,
con un importo di spesa settimanale di circa £ 3.000 ”. Tuttavia il versamento
in questione fu effettuato solo con 2 mesi di ritardo, come si evince dalla nota
prefettizia n. 4835/27.04.1932, a cui era allegata la quietanza della R.
Tesoreria Provinciale.
Quindi dopo
oltre 4 anni arrivò finalmente a conclusione il penoso strascico relativo alle
spese per la “grande sete del 1927”, il cui onere finì a carico del Comune, con
una maggiorazione del 332% rispetto a
quel che era nell’ottobre 1927. Si noti che ciò avvenne durante la crisi del
1929.
Pietro Congedo