Prosegue il discorso relativo a Trenitalia.
Riporto una mia lettera del 28 maggio 2012 indirizzata alla Redazione del sito "Galatina.it"
"Egregio ing. Dino Valente,
nel marzo u.s. in un breve articolo, da lei gentilmente
pubblicato sul giornale online galatina.it, ho messo in evidenza la
“ineffabile impresa”, mediante la quale TRENITALIA l’11
dicembre 2011, in occasione della pubblicazione dell’orario ferroviario tuttora
in vigore, ha di fatto diviso l’Italia in due ben distinte “sezioni
territoriali”, proprio alla maniera della vagheggiata secessione dall’italica
Nazione della fantomatica “Padania”, che Umberto Bossi da decenni invano promette
alle “falangi” leghiste del nord.
Tra il 14 e il 15 aprile u.s., in un viaggio da Lecce a Trieste
io e mia moglie, abbiamo potuto personalmete constatare che i perversi effetti
della suddetta “ineffabile impresa” sono peggiori della più pessimistica
previsione.
Infatti siamo partiti da Lecce il giorno 14 alle ore 22.10, con
il treno InterCityNotte 754 che ha terminato la sua corsa a Bologna alle 7.25
del giorno 15. Scesi dalla carrozza 6, dopo aver lasciato un’accogliente
“cabina comfort”, ci siamo avviati alla ricerca del quadro delle partenze, per
sapere da quale binario, dopo la prevista sosta di 47 minuti, saremmo ripartiti
alle ore 8.12 alla volta di Mestre(VE) con il treno Regionale Veloce 2224.
Poiché quest’ultimo sarebbe stato approntato su uno degli ultimi binari,
raggiunto l’imbocco del sottopassaggio, vi abbiamo percorso le scale in discesa
e in salita con grande fatica, a causa della nostra limitata efficienza fisica,
indotta dall’età e dai malanni.
Siamo arrivati a Mestre intorno ale 10.00 e, avendo a
disposizione solo otto minuti, frettolosamente abbiamo consultato il quadro
delle partenze e percorso il sottopassaggio (scendendo e salendo scale),
raggiungendo col cuore in gola il binario, dove già arrivava il treno regionale
diretto a Trieste. Con questo siamo giunti a destinazione alle ore 11.53,
concludendo finalmente un viaggio che
certamente non rifaremo più in futuro, a causa dei defatiganti trsbordi.
Purtroppo, per quanto sopralamentato, siamo costretti ad
interrompere in maniera definitiva i
viaggi in treno che, per motivi di famiglia, per oltre un ventennio abbiamo
frequentemente effettuato, usufruendo dell’ottimo servizio offerto dai
soppressi ICN Lecce-Trieste e viceversa. Treni questi, nei quali s’incontravano
militari diretti ai loro reparti di stanza nel Friuli-Venezia Giulia, turisti
diretti alle Città o alle località alpine del Nord – Est, giovani mitteleuropei
sbarcati a Brindisi dai traghetti provenienti dalla Grecia e soprattutto
persone anziane o malate che nei lunghi percorsi aborriscono i trasbordi e
preferiscono la cuccetta in “cabina comfort” alla poltrona dell’Eurostar.
A questo punto viene spontaneo chiedersi: a) Sanno i manager di TRENITALIA che chiunque, al viaggio in treno
con frequenti trasbordi, preferisce il volo in aereo, il quale inquina di più (vedi
illustrazione sul retro del biglietto ferroviario), ma costa meno? b)Chi ha
consentito a detti manager di stravolgere impunemente, senza un’oggettiva
motivazione, un servizio ferroviario pubblico che da sempre era effettuato
senza trasbordi, nonostante il suo percorso superasse i 1000 chilometri? c)
E’ammissibile che il Governo non riesca ad evitare che un Ente, finanziato con
le tasse pagate dai cittadini, imponga gravosi ed inutili disagi a chi viaggia
in treno?
Distinti saluti.
Pietro Congedo"