lunedì 24 dicembre 2012

Quel che Bossi non è riuscito a fare, lo ha fatto Trenitalia



La Lega Nord da decenni lotta strenuamente per dividere l’Italia mediante la vagheggiata secessione della fantomatica Padania. Ma finora non si può dire che essa abbia ottenuto risultati incoraggianti, mentre ha dovuto spesso ingoiare bocconi amari, tra cui la recente prematura fine del governo di centro-destra

Invece Trenitalia, con un’efficienza mai dimostrata in passato, volendo imporre agli italiani un modo di viaggiare in treno radicalmente nuovo, ha portato a termine un’operazione atta a suscitare profonda invidia negli animi dei leghisti. Essa, infatti, è riuscita a dividere l’italica Penisola in due ben distinte “sezioni territoriali”, proprio come da sempre promette Bossi ai suoi seguaci.

 La “sezione territoriale” Sud, comprendente tutto l’ex Regno delle Due Sicilie ed alcune Province dell’ex Stato Pontificio, è stata separata dalla Nord, che comprende quasi tutte le Province centro-settentrionali, mediante un tracciato virtuale, i cui capisaldi sono le città di Roma e Bologna. Fatto questo, proprio mentre erano in corso i festeggiamenti per 150° Anniversario dell’Unità della Nazione, Trenitalia ha soppresso dall’oggi al domani gli storici treni a lunga percorrenza, come, per esempio, il  Palermo – Torino o il Trieste – Lecce, veri simboli di detta Unità. Ha, quindi,  imposto assurde e defatiganti modalità di viaggio a tutti coloro che intendano spostarsi dall’una all’altra delle due suddette “sezioni territoriali”. Pertanto chi oggi intenda, per es., partire da Lecce per recarsi a Trieste, viaggiando di notte, deve:

-   prendere il treno ICN 754 che, partendo da Lecce alle ore 22. 10,      termina la sua corsa a Bologna  alle ore 7,25;
-    attendere a Bologna  47 (quarantasette) minuti e poi prendere il treno RV 2224 che parte da Bologna e arriva a Mestre alle 9. 51;
-    attendere a Mestre altri 25 (venticinque) minuti e poi prendere alle 10.16 il treno che dovrebbe arrivare a Trieste alle 13.04.
  
Così il viaggio da Lecce a Trieste, oltre ad essere stato seriamente appesantito con ben due trasbordi, dura circa 15 ore. Invece in passato lo stesso, oltre ad avvenire senza trasbordi, non solo durava un tempo minore, ma costava anche meno, perché effettuato sul più breve percorso Lecce – Foggia – Pescara – Ancona – Rimini -Ferrara – Mestre – Trieste, ossia senza il passaggio per Bologna.
  
Analoghe situazioni s’incontrano, viaggiando di notte, per raggiungere partendo da Lecce alcune grandi città del Nord. Per esempio, per raggiungere Torino si può prendere il treno FA 9358 che parte da Lecce alle ore 16.50 e arriva alle 22.20 a Roma Termini, da dove, dopo un a sosta di 90 (novanta) minuti, si può ripartire con l’ICN 796 delle 23.50, il quale, via Pisa e Genova, arriva a Torino alle ore 8.20 (durata del viaggio ore 15 e min. 30).
  
Ovviamente non s’incontrano minori disagi per andare da  Trieste o da Torino fino a Lecce. Infatti, arrivati  a Bologna o a Roma, è inevitabilmente previsto il trasbordo, magari dopo una non breve attesa, per poi riprendere il viaggio con relativa tranquillità, purchè si abbia la fortuna di non finire, pur avendo il biglietto per “cabina confort”, in una carrozza obsoleta con sportelli fuori uso, bagni indecenti, se non chiusi, oppure con il condizionatore che addirittura manda aria calda in estate ed aria fredda  in inverno.
  
Forse è opportuno rammentare ai managers di Trenitalia che il viaggio in vagone letto o in cuccetta e particolarmente preferito dalle persone anziane o malate, le quali per ovvi motivi non possono certo gradire il trasbordo da un ICN ad un altro treno, neppure se questo è ad alta velocità.
 
A questo punto sorge spontanea la seguente domanda:
“ Il Ministero dei Trasporti, al quale certamente saranno pervenute segnalazioni come la presente, cosa ha fatto o intende fare per ovviare, almeno in parte, ai gravi inconvenienti che derivano dall’operato di Trenitalia? ”
                                                                                                                                    Pietro Congedo
           
                     
Riporto il testo di una mia lettera del 18 maggio 2012 alla Redazione del quotidiano di Trieste "Il Piccolo"

"Spett.le Redazione,

     Sono un ex preside di Scuola Media  di 81 anni e abito a Galatina  (Lecce)
     Per più di un ventennio io e mia moglie (che ha 77 anni), venendo spesso a Trieste per motivi di famiglia, abbiamo usufruito dell’ottimo servizio offerto dal treno “Icn Lecce – Trieste” e abbiamo viaggiato con militari diretti ai loro reparti di stanza nel Friuli – Venezi Giulia, con turisti italiani diretti a Padova, Venezia ecc. o alle località alpine del Nord-Est, con giovani mitteleuropei sbarcati a Brindisi dai traghetti provenienti dalla Grecia e, molto spesso, insieme a persone anziane o malate, che peri lunghi percorsi preferiscono la cuccetta in “cabina confort” alla potrona dell’Eurostar.
   I vari manager, preposti a gestire i treni italiani negli ultimi decenni, avevano costantemente cercato di migliorare il servizio reso dal treno “Icn Lecce-Trieste”.
   Invece gli attuali dirigenti di Trenitalia, con l’orario ferroviario andato in vivigore l’11 dicembre scorso, hanno realizzato in pieno quel che Umberto Bossi da decenni si sforza di fare, ma senza ottenere alcun risultato pratico.
  Essi, infatti, hanno diviso l’italica penisola in due ben distinte “sezioni territoriali”, proprio alla maniera della vagheggiata secessione della fantomatica Padania, che il Senatur da più decenni invano promette alle falangi leghiste del nord, sempre meno fedeli e compatte.
   Tra la “sezione territoriale”- Sud, comprendente l’ex Regno delle Due Sicilie ed alcune Province dell’ex Stato Pontificio, e la “sezione territoriale”- Nord, comprendente quasi tutte le Province centro – settentrionali è stato stabilito un confine virtuale, passante per le città di Roma e Bologna.
   Dopo tal divisione, Trenitalia ha completato la propria ineffabile “impresa” con l’infausta soppressione di tutti i treni a lunga percorrenza (da Nord a Sud e viceversa), veri simboli dell’Unità d’Italia, della quale nel frattempo si celebrava il 150° anniversario.
   Ovviamente non è sfuggito a tale sorte il suddetto treno Icn.
   Io e mia moglie (seriamente ammalata), dovendo venire a Trieste nello scorso mese di aprile, abbiamo avuto la concreta possibilità di verificare personalmente che Trenitalia ha di fatto imposto a italiani e stranieri un modo di viaggiare semplicemente assurdo, che certamente arrecherà gravi danni al turismo, la più importante industria nazionale.
   Siamo partiti da Lecce il 14 aprile alle 22,10, con il treno Icn 754 che ha terminato la sua corsa a Bologna alle 7,25 del giorno 15. Lasciata l’accogliente “cabina comfort”, in cui avevamo trascorso la notte, siamo scesi alla ricerca del quadro delle partenze, per sapere dov’era il treno che, partendo alle 8,12, ci avrebbe portati a Mestre (Ve), ossia il Regionale Veloce 2224. Poiché questo sarebbe partito da uno degli ultimi binari, raggiunto il sottopassaggio, vi abbiamo percorso le scale in discesa e in salita con grande fatica, a causa della nostra limitata efficienza, indotta dall’età e dai malanni.
   Siamo arrivati a Mestre (Ve) e, avendo a disposizione solo otto minuti, frettolosamente abbiamo consultato il quadro delle partenze e percorso il sottopassaggio, raggiungendo col cuore in gola il binario dove è poi arrivato il treno regionale diretto a Trieste. Con questo siamo giunti a destinazione alle ore 11,53, dopo un viaggio che certamente non rifaremo più in futuro, soprattutto a causa dei defatiganti trasbordi.
   Comunque dal sopraccitato orario ferroviario si evince che coloro i quali da Bologna sono diretti a Milano o a Torino possono usufruire delle Frecce Rosse (la cui difficile promozione sarebbe il vero fine dell’ineffabile “impresa” di Trenitalia), mentre chi è diretto a Trieste si deve servire in successione di due treni regionali, per percorrere solamente la distanza di 300 km.    
    A questo punto viene spontaneo chiedersi:
a)    Sanno i manager di Trenitalia che, al viaggio in treno con frequenti trasbordi, chiunque preferisce il volo in aereo, che inquina di più, ma costa meno?
b)    Possono detti manager stravolgere impunemente, senza un’oggettiva motivazione, il servizio ferroviario pubblico, che in passato è stato costantemente effettuato senza trasbordi su non pochi percorsi, anche di gran lunga superiori ai 1000  Km?
c)    E’ ammissibile che il Governo non riesca ad evitare che un Ente pubblico, finanziato con le tasse pagate dai cittadini, imponga a chi viaggia in treno disagi come i sopra lamentati?
                                                                             

Pietro Congedo "